Polveri atmosferiche: definizione

polveri atmosferiche

Con la definizione “polveri atmosferiche” si identifica una miscela di particelle solide e liquide, sospese nell’aria, diverse per dimensioni, origine e composizione. Ne sentiamo parlare soprattutto come PM, dall’inglese Particulate Matter (materia particolata).

La legge classifica le polveri atmosferiche in base al diametro delle particelle che le formano, misurato in micron (o micrometri). Un micron corrisponde alla milionesima parte di un metro.

Un esempio: si sente parlare molto spesso di PM10. Questa miscela è formata da polveri atmosferiche con un diametro inferiore ai 10 micron. In gran parte (tra il 60% e il 90%), il PM10 è composto da polveri ultrasottili (PM2,5).

Le polveri atmosferiche possono provenire da sorgenti naturali come:

  • aerosol marino (sale, sabbie, ecc.);
  • aerosol biogenico (spore, pollini, particelle vegetali, ecc. );
  • emissioni vulcaniche;
  • terreno trasportato dal vento;
  • combustione delle foreste.

Una parte rilevante delle polveri atmosferiche, soprattutto nelle aree urbane, è però di origine antropica, cioè deriva da attività umane, come ad esempio

  • traffico e mobilità;
  • riscaldamento domestico;
  • processi agricoli e industriali;
  • combustione di carbone e oli (centrali termoelettriche);
  • produzione e gestione dei rifiuti.

La legislazione italiana in tema di inquinamento atmosferico pone dei limiti alla concentrazione di PM10 e PM2,5 nell’aria (espressa in microgrammi di particelle in sospensione per metro cubo di aria ambiente).

Secondo il rapporto “Mal’aria di città 2022. Quanto manca alle città italiane per diventare Clean Cities” di Legambiente, il 2021 è stato un anno nero per quanto riguarda la qualità dell’aria: nessuno dei 102 capoluoghi di provincia analizzati è riuscito a rispettare del tutto i valori limite per le polveri atmosferiche suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ben 31 città italiane hanno oltrepassato il limite di 35 giorni con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi per metro cubo.
Le citta che occupano le prime posizioni nella classifica degli sforamenti sono tutte nella Pianura Padana, la cui aria è troppo spesso irrespirabile soprattutto a causa delle attività umane (fabbriche, traffico, riscaldamento, ecc.).

Le polveri atmosferiche sono pericolose?

Le polveri atmosferiche hanno effetti negativi molto diretti non soltanto sull’ambiente, ma anche sulla nostra salute.

Il PM10 è definito polvere inalabile: è infatti in grado di penetrare nel tratto superiore dell’apparato respiratorio, tra il naso e la laringe, causando effetti irritanti come secchezza e infiammazione di naso e gola.

Le polveri PM2.5 sono addirittura classifcate come respirabili, perché sono in grado di penetrare anche nel tratto inferiore dell’apparato respiratorio, fino agli alveoli polmonari. Questo può provocare danni bronchiali, aggravare malattie respiratorie croniche (asma, bronchite, enfisema) e nei casi più gravi portare al cancro.

Secondo dei dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in tutto il mondo, ogni anno, l’esposizione alle polveri sottili causerebbe circa 2 milioni di morti per cancro. E soltanto in Italia, si stima che i decessi direttamente collegabili all’inquinamento atmosferico siano oltre 60.000 all’anno.

Alcuni studiosi hanno recentemente ipotizzato anche una correlazione tra concentrazione del PM10 e diffusione del Coronavirus: le polveri atmosferiche fungerebbero da vettori per i virus, favorendone la circolazione.