La rabbia nei bambini: cos’è

rabbia nei bambini

La rabbia in adulti e bambini è un’emozione ritenuta e etichettata come negativa o distruttiva. Invece, essa è da considerare come tutte le altre emozioni perché, negarla o fare finta che non esista, può portare a un risvolto negativo, anche diventare dannosa.

La rabbia va espressa e riconosciuta, come qualsiasi altra emozione.

Per evitare che possa diventare dannosa, è bene insegnare ai propri bambini a gestirla.

Durante uno scoppio di rabbia, il livello di tensione del corpo è molto alto tanto da suscitare nel bambino delle reazioni incontrollate che ha bisogno di scaricare verbalmente o fisicamente.

Ci sono anche bambini che esplodono regolarmente manifestando quest’emozione attraverso calci, pugni, urla, spinte quasi a voler distruggere la persona che ha causato in loro questo malessere, oltre che a voler scaricare tutta la tensione che sentono.

Un bambino arrabbiato ha difficoltà di scegliere o ragionare perché il suo corpo produce degli impulsi motori pressanti che sono difficilmente sopportabili.

La rabbia si costruisce sulla rabbia; il cervello emotivo si surriscalda. Allora la rabbia, non frenata dalla ragione, esplode facilmente in violenza.

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Ritrovare la calma è un compito difficile nei momenti in cui un bambino è in preda alla confusione e perde il controllo di tutto. La rabbia non può essere neutralizzata.

É possibile diminuire gli effetti se c’è un adulto pronto a aiutare. In caso contrario, per un bambino sarà difficile porre fine aspettando che l’emozione abbia consumato tutta la propria energia.

Un bambino di quattro anni non ha ancora sviluppato nel suo cervello superiore un buon sistema di regolazione dello stress. Praticamente, la gestione di questo dipende da qualcun altro disposto a controllarlo al posto suo in modo da far scendere lo stress da stati elevati emotivi e psicologici.

Il livello di stressi in un bambino arrabbiato sarà elevato fino a sentirsi prigioniero di questa confusione.

Se un bambino arrabbiato verrà consolato, accolto, ascoltato, allora nel suo cervello si stabilizzerà un buon sistema di regolazione dello stress.

Questa è una tappa fondamentale dello sviluppo.

Un adulto presente tutte le volte che il suo bambino è arrabbiato e che ha bisogno di gestire il suo disagio, gradualmente nel suo cervello si formerà il sistema di regolazione dello stress. Quando, in futuro, si ritroverà in simili situazioni, le sostanze chimiche che lo regolano invieranno un pensiero sereno dal cervello superiore verso quello inferiore. In questo modo affronterà con successo la reazione istintiva prodotta dall’amigdala, ghiandola a forma di mandorla posta nel sistema limbico e che controlla tutte le reazioni emotive oltre che la paura.

Se, al contrario, in tenera età non è presente un adulto che sappia tranquillizzare e consolare il bambino, questa via nervosa di regolazione dello stress non si stabilizzerà.

Purtroppo ci sono bambini che non possono provare il meraviglioso gesto di autocalmarsi perché questo sistema non si è formato. Inoltre, quando ciò non avviene, la rabbia può diventare una componente caratteriale e far parte della personalità presentandosi, agli occhi di un adulto, come ingestibile.

I bambini che non raggiungono tale sviluppo, da adulti manifesteranno questa rabbia con gesti aggressivi anche in seguito a degli eventi poco importanti.

La buona notizia è che grazie all’elasticità celebrale del cervello superiore, ogni momento è quello giusto per sviluppare un sistema anti-ansia e che permetta di gestire lo stress. Ovviamente, più tempo passa più diventa difficile perché la rabbia e l’ira si radicano divenendo parti caratteriali e modi con i quali affrontare le situazioni.

Cause della rabbia nei bambini

Le cause della rabbia nei bambini possono essere davvero tante e si possono presentare con maggiore frequenza in casi di:

  • Genitori anaffettivi. L’assenza d’amore potrebbe essere percepita da un bambino come non meritevole rafforzata anche da punizioni e colpevolizzazioni.
  • Bassa autostima. La mancanza di fiducia verso se stessi o le varie insicurezze dovute a ciò che vorrebbe fare ma non riesce, accresce la sua delusione. Di conseguenza, in questo caso, il bambino sarà più suscettibile tendendo a arrabbiarsi più facilmente.
  • Paragoni con i suoi pari. Essere paragonati sempre a qualcuno, non essere apprezzati per ciò che si è o si fa porta a creare una frustrazione di fondo.
  • Paura. Un bambino spaventato, allarmato perché potrebbe perdere qualcosa o qualcuno può innescare una reazione di rabbia che può essere semplicemente lanciare con forza i giocattoli a terra.
  • No. I no sono spesso stimolo a scenate di capricci o urla perché per un bambino un bisogno deve essere assolutamente soddisfatto. I no non fanno parte del suo vocabolario.
  • Vecchie ferite non elaborate. In passato, un bambino, può anche aver vissuto eventi traumatici che possono, ancora oggi, procurargli dolore. Questa ferita può riaprirsi in qualsiasi momento generando una sensazione inconscia di forte rabbia.
  • Emozioni represse. Ogni emozione, positiva o negativa, va riconosciuta come tale e considerata in un bambino per evitare che si senta spaesato, incompreso e solo a gestire il suo disagio.
  • Inganno. Un adulto che fa una promessa che poi non mantiene o dice la classica “bugia a fin di bene” si traduce nel bambino come atteggiamento discordante con la realtà. Si sente disorientato, tradito portando a percepire delusione mista a rabbia.

Quando preoccuparsi

Quando preoccuparsi di un bambino arrabbiato?

Fondamentalmente quando la rabbia si traduce in aggressività.

Rabbia e aggressività non sono la stessa cosa anche se si tende a confonderli. Perciò quando un bambino risponde ripetutamente con scatti di ira in vari contesti (familiare, scolastico, sportivo,…) vive quella fase in cui la rabbia è diventata aggressività.

Un bambino aggressivo fa fatica a rispettare le regole, a gestire le proprie frustrazioni rispondendo a tutto ciò solo con atti distruttivi.

In questo caso non si tratta più di una semplice emozione o di una tappa evolutiva ma di una fragilità, di un disagio che ha radici profonde oppure di una crisi evolutiva a seguito di un problema comportamentale che può essere risolto attraverso un supporto pedagogico. Ovviamente più il bambino è piccolo più è facile trovare la soluzione.

I genitori di oggi ascoltano tanto i loro figli ma finiscono per assecondare qualsiasi richiesta perché confondono la motivazione della richiesta, se dettata da un bisogno o da un desiderio.

L’impressione è che ogni genitore ha il dovere di assecondare e esaudire i derideri del proprio bambino perchè si vuole che il bambino viva un’infanzia felice in cui è giusto allotanare le frustrazioni.

Ovviamente la conseguenza di questo atteggiamento sarà visibile quando davanti a una negazione, il bambino si troverà impreparato a saperla gestire, avvertirà paura che manifesterà con violenza.

Al contrario, può anche accadere che un bambino sofferente non venga coccolato per tanto tempo, incominciando a protestare in maniera disperata finendo per arrabbiarsi perché il suo pianto, le sue urla non vengono ascoltate. Quando le parole della mamma non sono accompagnate da un tono empatico e consolatorio in modo da far sentire la sua profonda comprensione, oppure viene allontanato ancor prima di sentirsi completamente consolato, quando l’abbraccio non è coinvolgente e morbido, allora si scatenerà la rabbia perché non si sentirà al sicuro. Questi comportamenti ripetuti si accumuleranno e faranno scattare in lui gesti di rabbia più forti.

Preoccupazione nasce quando l’aggressività è conseguenza di una perdita importante per il bambino. Da un punto di vista psicologico, un bambino si trova a affrontare un dolore più grande di lui, un trauma profondo che può essere percepito come un attacco alla sua stesa vita, un attacco ingiusto verso il proprio sé. Un dolore così forte genera un senso di abbandono che può suscitare attacchi di rabbia o gesti violenti.

Soprattutto in questo specifico caso un supporto psicologico e pedagogico può aiutare il bambino a elaborare il lutto evitando di avere ripercussioni emotive anche in età adulta.

Consigli per gestirla

Per un genitore è logorante avere un bambino collerico, arrabbiato o aggressivo da gestire ma con alcuni consigli è possibile imparare a gestire la rabbia per trasformarla in energia, in forza da mettere a servizio del suo sviluppo emozionale e fisiologico.

Educare

Educare non significa impartire solo regole, anche aiutare un bambino a indirizzare la sua rabbia (dal punto di vista energetico), verso attività positive abbandonando gesti negativi (pugni, calci, urla, chiusura in se stesso). Bisogna guidarlo verso una condizione superiore a quella istintuale.

Educare presuppone di utlizzare la rabbia in maniera proprositiva e creativa.

Dare l’esempio

Sembra scontato ma dare il buon esempio come genitori è il primo punto sul quale lavorare.

Se per primi, mamma e papà, rispondono con gesti violenti, arrabbiandosi sempre verso qualcuno con il quale hanno un diverbio, di conseguenza, anche il bambino registrerà come naturali quei gesti, quelle parole che accompagnano la rabbia.

Insegnare al proprio figlio che le emozioni “negative” possono essere gestite è una lezione che imparerà senza spiegazioni.

L’abbraccio terapeutico

L’abbraccio è il gesto per eccellenza che calma i bambini.

Un bambino arrabbiato che viene abbracciato può sentirsi profondamente rassicurato e amato.

L’abbraccio tocca l’intimità del bambini, regolarizza il sistema di stimolazione corporea e riequilibra il sistema nervoso autonomo, che in fase di rabbia, è sbilanciato.

L’abbraccio è uno strumento di regolazione emotiva perché il bambino attraverso la calma dell’adulto che sa regolarsi, impara a gestire queste forti emozioni.

Stabilire delle regole

Le regole sono dure da impostare ma importanti per stabilire dei limiti entro i quali un bambino si sente sicuro, protetto. Ovviamente un bambino non è sinonimo di soldato ma deve imparare a rispettare i suoi genitori anche quando non è d’accordo o ci sono dei no che non si aspetta. Né tanto meno è giusto cedere a quei no per sfinimento.

Considerare che la negazione di qualcosa crea un po’ di sofferenza è giusto ma un bambino può imparare a gestirla.

Evitare un comportamento remissivo

Un genitore che risponde a un comportamento collerico solo con un atteggiamento repressivo impedendogli di esprimersi, non permetterà al suo bambino di superare i propri comportamenti aggressivi gestendo le emozioni.

Il bambino svilupperà un comportamento eccessivamente inibito o eccessivamente aggressivo a causa della rabbia repressa.

Permettere di scegliere il gioco

Il gioco è fondamentale per un bambino sia per il suo sviluppo cognitivo che per lo sviluppo emotivo.

Perciò è fondamentale che scelga liberamente quale attività di gioco svolgere condividendola con i genitori o con figure di riferimento. Ricevere attenzioni, complimenti e rinforzi per i suoi comportamenti positivi crescerà la sua autostima e la possibilità di gestire con fiducia le situazioni in cui si sentirà a disagio.

Perdonare

Corretto è perdonare i momenti di rabbia dei bambini perché in preda a urla o intento a sbattere i giocattoli. Perdonargli questi gesti significa stare dalla sua parte, comprenderlo perché forse è troppo stanco, ha ricevuto un rimprovero dalla maestra o si sente triste.

Non esistono errori ma solo opportunità per insegnare che si può sempre migliorare.

Sintonizzarsi con l’intensità dell’emozione

Rispondere con la stessa intensità emotiva, con forza è il giusto atteggiamento affinché il bambino si senta compreso, capito in ciò che sta provando.

Rispondere con vivace empatia è un modo per comprendere a quali livelli è la sua rabbia sintonizzandosi davvero su ciò che sta provando. Sminuire o calmare con ragionevolezza il suo stato di rabbia non aiuta affatto.

Cambiare luogo

Allontanare il bambino dalla “scena del crimine”, dal luogo dove è presente l’oggetto che ha innescato il capriccio è un cambio di posizione che può cambiare prospettiva placando urla e pianti.

Cambiare luogo è cambiare anche comportamento.

In alternativa all’oggetto desiderato si può dare qualcosa di diverso che distragga il bambino, qualcosa che lui ama o che può attirare la sua attenzione. Così potrà dimenticarsi della crisi avuta.

Chiedere a un bambino di calmarsi

Dire “Smettila!” o “Calmati!” non aiuterà il bambino a placare la sua rabbia piuttosto può giovare rimanere accanto a lui fin quando non si sarà calmato.

Evitare parole urlate ma con toni accoglienti è un modo per far sentire il bambino contenuto in piena crisi di rabbia. Il regalo più grande che un adulto può fare a un bambino arrabbiato è essere il suo regolatore di stress.

Serve forza e calma, ingredienti fondamentali affinché il bambino sperimenti a livello profondo la fermezza di un adulto e il suo calore.

Gestire un bambino rabbioso rimane un compito difficile se non si osservano piccoli consigli che possano giovare alla sua vita anche a quella del genitore.

I bambini hanno bisogno di aiuto per trovare il linguaggio adeguato per esprimere i propri sentimenti.

I genitori, o gli adulti di riferimento, possono essere dei validi aiutanti in questi momenti rafforzando, inconsapevolmente, la loro autostima e il loro benessere.