L’abito fa il monaco: l’importanza dell’abbigliamento

importanza aspetto esteriore

L’importanza dell’abbigliamento non dovrebbe mai essere sottovalutata in quanto espressione del nostro carattere, del nostro modo di porci, di come comunichiamo agli altri quello che siamo. 

L’abbigliamento è quello che gli altri vedono di noi al primo incontro e il nostro look parla.
Lo sanno bene i politici e gli oratori che per coinvolgere le persone alle quali si rivolgono non studiano soltanto discorsi, pause e postura, ma usano anche il modo di vestire per comunicare il loro pensiero. Alcuni studi sulla psicologia dell’abbigliamento hanno dell’incredibile: lo sapete che indossare la maglia di Superman dà la percezione a chi la porta di essere superiore agli altri e di essere in grado di sollevare pesi maggiori rispetto al gruppo che veste con i propri abiti?
Indossare un bel cappello o un bel cappotto ci fa assumere una posizione più eretta in modo inconsapevole. Una postura migliore cattura di più lo sguardo degli altri, l’apprezzamento degli altri ci fa sentire più sicuri di noi. Possiamo quindi affermare che avere cura del nostro abbigliamento aumenta la nostra autostima.
L’associazione delle donne americane over 50 che si supportano, si sostengono e cercano il meglio che la vita possa offrire indossando un cappello rosso, la Red Hat Society, è l’esempio di come un tipo di abbigliamento possa essere il simbolo di qualcosa molto più grande.

Tutto nasce nel 1997 negli Stati Uniti quando Sue Ellen Cooper compra in gita un cappello rosso che la faccia sentire sicura di sé e che regalerà ad ognuna delle sue amiche allo scoccare dei 50 anni. Sue Ellen ha in mente la poesia Warning di Jenny Joseph che inizia così: “Quando sarò vecchia mi vestirò di viola con un cappello rosso che non si intona e non mi dona.” 
Il cappello rosso simboleggia la gioia, la possibilità di divertirsi, il sentirsi bene con se stessi e con il mondo che ci circonda, ed è diventato il simbolo di crescita e sostegno delle donne over 50 d’America.

Importanza dell’abbigliamento nella società odierna

L’abbigliamento oltre alla sua valenza psicologica è anche un modo di comunicare il proprio status sociale. Mi ricordo negli anni ’70 quando le donne contestatrici e femministe indossavano gonne lunghe e zoccoli. Quel tipo di abbigliamento era palesemente l’esternazione del messaggio anticonformista e di rifiuto della donna oggetto.
Chi non ricorda il Rolex dell’avvocato Agnelli (presidente della Fiat) indossato sopra il polsino della camicia? Era il suo modo di comunicarci che il suo potere gli permetteva di andare contro le regole di stile e che era in grado di rendere chic quello che avrebbe fatto inorridire, se visto al polso dell’uomo comune.
Negli anni 2000 le it-bag rappresentano lo status symbol delle giovani (e non solo). La borsa di Gucci, di Chanel o quella di Dior fanno impazzire le ragazze, chi ce l’ha è considerata “ganza” ed è invidiata da tutte quelle che non possono permettersela. 
Abbiamo sentito di minorenni che si prostituivano in cambio dell’ambita borsa, tanta era la voglia di possedere l’oggetto del desiderio. Da questa esigenza è nato un commercio di “falsi” che tiene in grande attività la guardia di finanza.

 Comunicare attraverso l’abbigliamento

Attraverso l’abbigliamento comunichiamo chi siamo, il nostro rapporto con il mondo, la nostra femminilità, la stima che abbiamo di noi.
Proprio per questo motivo, noi donne over 50 non vogliamo più sottostare alle regole di stile (insulse) che ci vedrebbero vestite di scuro, con abiti castigati e poco appariscenti, con scarpe informi.
La nostra voglia di vivere non sarebbe assolutamente rappresentata da un simile abbigliamento, che con il tempo tenderebbe a smorzare i nostri entusiasmi facendoci sentire vecchie e finite.
Il fenomeno Greynaissance è la rinascita delle donne con i capelli bianchi, donne che vivono la loro maturità con gioia e che amano vestire in modo conforme al proprio carattere. Una vera rivoluzione, quella che io chiamo “la rivoluzione silenziosa delle donne over 50”.
A prima vista può sembrare poco importante, ma pensate che fino a qualche anno fa era vietato invecchiare. Le donne mature rincorrevano, con grande impegno e frustrazione, una gioventù ormai persa per sempre, per affermare la loro esistenza. Diete ferree, palestra, chirurgia estetica erano rivolte non al benessere, ma al raggiungimento di un aspetto esteriore non più consono all’età.
Ora è cambiata la finalità: l’alimentazione corretta serve per stare meglio, la palestra per sentirci in forma e i presidi estetici per vederci meglio alla nostra età. Insomma vogliamo sentirci delle splendide cinquantenni, sessantenni, settantenni e non delle mancate trentenni. 

Il modo di vestire è espressione del carattere

Il modo di vestire parla di noi, del nostro carattere, del nostro modo d’essere. L’abbigliamento rivela di noi molte più cose di quelle che possiamo immaginare.
Prendiamo come esempio la scelta dei colori, la scelta quasi sempre è determinata dal nostro carattere molto più che dai dettami della moda.  È noto a tutti che i colori neutri sono più adatti alle persone che hanno un carattere remissivo e riservato, quelli più accesi sono scelti da caratteri forti e dominanti. 
Però non tutti sanno che guardare un colore rosso ha una grossa influenza sul sistema nervoso, infatti stimola la frequenza cardiaca e la respirazione, mentre il colore blu ha un effetto calmante con riduzione della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca.
Così come sembra che sia controproducente andare a un colloquio di lavoro vestite di giallo perché questo colore può suscitare antipatia e arrivare addirittura all’odio.

Oltre ai colori anche gli accessori sono in grado di determinare il nostro carattere, come e meglio di un abito. La collana lunga fino alla vita, la cintura stretta, gli orecchini o la borsa fashion sono in grado di manifestare quello che abbiamo dentro, è il nostro modo di rivelare il nostro Io.
Ci permettono inoltre di giocare con le nostre emozioni: indossare la ciabattina e il tacco alto, la catenina e la collana di perle, la borsa cross-body e quella a mano, rivelano l’emotività del momento.

Abbigliamento e personalità

Attraverso l’abbigliamento mostriamo la nostra personalità, la scelta di un capo al posto di un altro rivela il nostro percorso, il nostro gusto e quello che vogliamo comunicare.
La moda, le fashion blogger, le consulenti di stile sono importanti per dare idee e indicazioni, ma sta a noi e alla nostra personalità interpretarle nel modo che è più consono alla nostra individualità.
Come dico sempre: la moda è un gioco, è il gioco della nostra personalità, attraverso la moda manifestiamo la nostra autostima. 
L’abbigliamento e la personalità permettono anche di creare dei personaggi: pensate alla t-shirt nera di Giorgio Armani, agli occhiali bianchi di Lina Wertmüller, al golfino di Sergio Marchionne o agli outfit colorati e “scollati” di Michelle Obama che hanno sovvertito le regole dell’eleganza classica delle first lady.
Proprio perché l’abbigliamento riflette la nostra personalità è difficile voler incasellare il tipo di abbigliamento con la sola variabile dell’età. Perché la nostra personalità dovrebbe cambiare da un giorno all’altro solo perché abbiamo spento 50 candeline? 
Ci sono persone che a trent’anni non indosserebbero mai quello che io indosso al doppio dei loro anni. Questo perché abbiamo caratteri diversi, esperienze diverse, viviamo in città diverse, crediamo in cose diverse. I parametri per la scelta dell’abbigliamento, come abbiamo fin qui spiegato, sono così vari e così legati alla soggettività che le regole dettate da regole anagrafici sono quasi ridicole.

  L’abito non fa il monaco è un proverbio superato

Il concetto che l’abito non faccia il monaco è superato. È proprio dall’abito e dal modo di comunicare con la gestualità (modo di muoversi, di camminare, di parlare) che nascerà la nostra “idea” della persona che abbiamo davanti.
E dipenderà dalla persona il voler mostrare agli altri degli aspetti della personalità e del carattere.
L’attenzione al modo di vestire, agli abbinamenti, alla scelta degli accessori è un modo di riconoscere quello che siamo, come afferma Paola Pizza, psicologa della moda, “la moda ha un grande potere: contribuisce a definire chi siamo e partecipa all’auto-costruzione del nostro sé”.

La psicologa Pizza continua: “L’abbigliamento e la cura del corpo svelano emozioni, sentimenti e desideri. Qualcuno crede che la moda sia l’effimero, il superfluo, l’apparenza. Io ritengo che sia uno strumento stupendo per dare voce alla psiche: abiti e accessori sono il collegamento tra gli stati più profondi del sé e l’immagine esterna. Sono convinta che la moda sia necessaria e utile e contribuisca in modo continuativo ad esprimere il nostro sé”.
Se il nostro aspetto è la manifestazione dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni, possiamo tranquillamente affermare che l’abito fa il monaco e che poca cura nell’abbigliamento rivela una scarsa considerazione di sé. 


Il giudizio degli altri sul nostro abbigliamento

Sono sufficienti 5 secondi perché chi ci è di fronte si faccia un giudizio su di noi. Questo può essere molto frustrante per le donne soprattutto in ambito lavorativo, vi ricordate l’articolo sulla collaborazione tra donne? Dicevamo che la discriminazione di genere era ancora molto forte, l’abbigliamento può essere un ulteriore ostacolo alla percezione delle capacità direttive di una donna. 

Ce lo dimostra uno studio del 2015 ( what your clothes might be saying about you) effettuato su 129 donne alle quali veniva mostrato per un massimo di 5 secondi la foto di alcune donne con il volto nascosto e vestite con gonna e camicia. A ognuna veniva dato un ruolo: da manager a receptionist. Veniva inoltre manipolato leggermente l’abbigliamento accorciando di pochi centimetri la gonna e sbottonato un bottone in più della camicia, sempre rimanendo in un range di sobrietà. 

Dopo i 5 secondi le persone dovevano dare un giudizio su intelligenza, fiducia, affidabilità, responsabilità, autorità e organizzazione. Il risultato dell’esperimento è che il giudizio era negativo per le donne con il livello lavorativo più alto se indossavano la gonna leggermente più corta o se la camicia era sbottonata, cosa ininfluente sul giudizio delle donne con qualifiche più basse.
La conclusione è che sottovalutare l’importanza dell’abbigliamento potrebbe avere ripercussioni negative sull’espressione di ciò che siamo e sul successo in ambito lavorativo.