Progetto LeROSA: Gender Gap zero per Valeria D’esposito

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Cosa si intende per Gender Gap? Un esempio immediato si ottiene facilmente quando si parla di business o di soldi, perché quasi sempre questa tipologia di discorsi vede come protagonisti naturali gli uomini. 

Ci hai mai fatto caso? 

Pensi anche tu che sia ancora troppo radicata la convinzione che le donne sono più adatte a stare a casa, a sistemare la biancheria nei cassetti, oppure a preparare magari un bel risotto?

Sappiamo che non è così. 

Ci sono donne che sanno fare impresa, e i casi da raccontare, in Italia come all’estero, di certo non mancano.

Per molti sarà ancora impensabile, ma si può fare impresa anche indossando una gonna di tulle e reggendo un biberon pronto da scaldare in una mano.

Il divario uomo donna esiste, e per ottenere il gender gap zero con il progetto LeROSA uniamo le energie per tirare fuori il valore, per trasformarlo e concretizzarlo, in un percorso costruito da donne e destinato alle donne.

Uno degli obiettivi è quello di trovare il modo migliore per generare business, ma non solo. I temi che ci stanno a cuore comprendono anche il perseguimento della crescita personale e professionale delle donne.

Se stai pensando che questa sorta di manifesto esprime un concetto un tantino estremizzato, in realtà non è proprio così, in quanto ne LeROSA vi collaborano anche molti uomini. Partendo da una filosofia di inclusione, l’obiettivo finale è quello di valorizzare le caratteristiche di ciascun genere, al fine di azzerare il gender gap che ancora ci penalizza a livello professionale e personale.

Cos’è il progetto LeROSA per Valeria D’Esposito

Il progetto LeRosa di Seospirito Società Benefit srl ideato da Giulia Bezzi, nasce dall’intento di creare un business pensando al territorio, alla società, e partendo dalle donne. 

Detto così può sembrare un pensiero utopistico, e in effetti non è facile riassumere in poche parole cosa comporta aderire a questa “visione” in modo fattivo. Ma in questo articolo proverò a spiegarlo al meglio.

Partiamo dalla mission declamata, che parla di ricerca della felicità come impegno concreto, e di sviluppo del proprio business e talento attraverso il supporto che arriva dai contatti, dalle informazioni e dalla formazione continua, che si attua tra le persone che decidono di aderire.

Non parliamo quindi di un semplice gruppo di Facebook. 

Quello c’è, come in tutti gli altri canali digitali di comunicazione correlati. Ma questo strumento in particolare funziona molto bene per creare l’aggregazione, fungendo da salotto virtuale per accogliere nuovi membri, ma non solo. Il gruppo viene utilizzato come piattaforma di lancio per attivare quella sinergia necessaria affinché le persone possano superare le distanze virtuali. 

Attraverso la programmazione delle attività, qui diviene possibile contaminarsi in maniera positiva e vicendevole. La community è eterogenea, e ogni giorno tantissime persone partecipano alle discussioni e attingono motivazione, positività e ispirazione. Veri e propri valori, troppo spesso sottovalutati.

Altro strumento è il blog, a cui contribuiscono diversi membri che hanno aderito al progetto LeROSA, e che accoglie una miniera di informazioni preziose e articoli scritti, tra le altre cose, anche per promuovere le varie attività. Il blog nasce quindi dall’intento di poter creare nel tempo nuove opportunità per chi vi partecipa.

Come LeROSA vogliono contribuire al Gender gap zero

Siamo nel 2020 e il gender gap esiste ancora, ma come ama ripetere Giulia Bezzi, “non è demonizzando l’uomo che si risolve”.

Con Gender gap si indica il divario esistente tra uomini e donne in diversi ambiti, come la salute, l’educazione, il lavoro, l’accesso alle attività economiche e così via.

È di qualche tempo fa la notizia che, in Italia, siamo tornati al gender gap di 10 anni fa.

Prima dell’emergenza sanitaria, secondo le statistiche in Italia lavorava una donna su due, di cui il 57 per cento delle donne di età compresa fra 25 e 54 anni, con figli piccoli, rispetto al 90 per cento degli uomini nelle stesse condizioni. Il World Economic Forum presenta ogni anno il Gender Gap Index, una classifica dei Paesi che hanno agito nel migliore dei modi rispetto al raggiungimento della parità di genere, in base a quattro indicatori principali: salute, educazione, economia e politica.

Nel Gender Gap Index 2020 l’Italia è scivolata dal 70° al 76° posto su 153 Paesi monitorati. Il segnale è chiaro, e parla dell’urgenza e del grosso lavoro che c’è ancora da fare verso la parità. 

In questa ottica un progetto come LeROSA è lungimirante e costruttivo.

Tra le altre cose il progetto si pone l’obiettivo di ridurre il gender gap avvalendosi di 3 predicati:

  • l’ascolto delle necessità
  • la collaborazione come aiuto reciproco
  • il sorriso come avvaloramento di ogni conquista effettuata.

È pensato per le donne, ma si rivolge alle persone, in quanto parti di due generi che non devono, o meglio non dovrebbero, essere penalizzati a causa della diversità femminile e maschile.

È la risposta di Giulia Bezzi al gender gap, ossia la decisione di trasformare Seospirito in una società Benefit, che sta a significare che l’impegno operato sulla comunità, è atto a spingere verso l’indipendenza culturale ed economica.

In definitiva, si parte da una community di donne per attuare l’inclusione e il coinvolgimento degli uomini nelle loro difficoltà, attraverso un confronto costante e costruttivo tra persone che credono negli stessi valori.

Lato femminile e lato maschile, cosa ne pensi?

La genetica e la psicologia ci insegnano che in ognuno di noi esiste una componente dell’altro sesso, la quale a volte fuoriesce in maniera più o meno marcata.

Sono le due facce della stessa medaglia che convivono in noi, ma ciò che gioca un ruolo fondamentale nella caratterizzazione del nostro io e del nostro ruolo all’interno della società, è senz’altro l’aspetto esteriore.

La storia narra che il genere femminile ha sempre sofferto della predominanza maschile in un modo o nell’altro. E purtroppo ancora oggi, nell’anno 2020, assistiamo a episodi di disparità che ci fanno capire che il cammino per raggiungere il gender gap zero è ancora lungo e impervio.

Bisogna lavorare per far sì che a entrambi i generi vengano concessi i giusti spazi, e per abbattere i pregiudizi basati sul sesso.

Il divario di genere nella stragrande maggioranza dei casi è causa di infelicità, genera sofferenza, e naturalmente conflitto nelle relazioni. Bisogna lavorare quindi per instillare nella società maggiore consapevolezza, e aiutare il superamento in entrambe le parti delle false credenze sulla disparità.

Il gender gap zero si potrà raggiungere solo abbandonando i condizionamenti sociali rispetto alla mascolinità e alla femminilità, affinché ciascuna parte possa diventare più capace di trovare soddisfazione e affermazione.