Cosa vedere a Roma

Si dice che “tutte le strade portano a Roma”, ma una volta arrivate cosa si fa? Cosa vedere a Roma è la prima domanda da farsi.

Che siate nella Città Eterna per la prima volta, ci siete già state o magari ci abitate, la questione non cambia, vi farete questa domanda ripetutamente, perché una vita non basta per vederla tutta.

Qualunque sia la lunghezza della vostra visita nella capitale, non preoccupatevi: è sempre troppo breve per vedere tutto.
Ed è appunto per compensare quella vaga sensazione di perdersi qualcosa d’importante che ho compilato questa mini guida su cosa vedere a Roma, o almeno da dove cominciare.

Dai luoghi noti (Colosseo, Fontana di Trevi, Cinecittà) a quelli più segreti (catacombe, scavi, ossari e serrature), vi voglio raccontare la mia Roma, la città vista dagli occhi di una napoletana che la vive quasi ogni giorno da taaanto tempo. Il quasi c’è perché viaggio molto ma sono sempre felicissima di rientrare a casa.

Roma festeggia il suo compleanno il 21 aprile, ed è dal 753 a.C. che se ne parla. Da capitale dell’Impero Romano fino ai giorni nostri si è guadagnata anche i titoli di Città Eterna e Caput Mundi, la Capitale del mondo, appunto!

È un luogo dove si respira storia, arte, archeologia, caos, traffico e cultura da far girare la testa. Insomma è un set cinematografico naturale, a cielo aperto (ma anche al coperto). Un centro abitato stratificato, nato e rinato periodicamente, ricco di costruzioni ricostruite e sovrapposte, con pezzi di edifici riutilizzati per altre costruzioni nei secoli (dei secoli).

“Si trovano a Roma vestigia di una magnificenza e di uno sfacelo tali, che superano l’una e l’altro, la nostra immaginazione.” (Johann Wolfgang von Goethe)

Il grande Albertone (Sordi) diceva “Roma non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi”. Aggiungerei anche in autobus, ci sono linee che fanno percorsi dai tratti incantevoli.

Un esempio è la linea 23, che prendo ogni tanto per andare al centro. Anche se tra traffico e ritardi un paio di vaffa scappano sempre, una volta che sei a bordo… “Dopo un po’ te dimentichi der caos e te fai prenne dar panorama: Piramide, Testaccio, il Lungotevere, er Ponte Rotto, l’Isola Tiberina e via via fino ar Cuppolone. Poi scenne quanto te pare, e magari c’hai pure er tempo de fatte ‘na grattachecca, pe poi continuà pe dove devi annà”.
[Dopo un po’ ti dimentichi del caos e ti fai prendere dal panorama: Piramide, Testaccio, il Lungotevere, il Ponte Rotto, l’Isola Tiberina e via via fino a San Pietro. Puoi scendere quando vuoi e magari concederti una grattachecca (la speciale granita alla romana) per poi continuare nel tuo percorso].

Come si dice: “se a Roma, vivi alla romana; se altrove, vivi come si vive là” un’espressione attribuita a Sant’Ambrogio che si raccomandava così: “si fueris Romae, Romano vivito more; si fueris alibi, vivito sicut ibi”.
E allora, “visto che ce stamo, godemosela sta città!“ [visto che ci siamo, godiamocela questa città].

A proposito di grattachecca, lo sapete perché si chiama così? Tra storia e leggenda… continuate a leggere, ve lo racconto in un altro capitolo.

Quando visitare Roma e come raggiungerla

Dopo cosa vedere, c’è da chiedersi quando visitare Roma e come raggiungerla.

Vale la pena visitarla durante tutto l’anno (a parte forse gennaio e agosto), c’è sempre qualcosa da fare e vedere, anche quando fa molto caldo e/o piove. La neve è cosa rara.
Quando visitare Roma e come raggiungerla

Potendo scegliere il periodo, suggerirei primavera e autunno. Sono stagioni relativamente tranquille, almeno per numero di turisti.
In tutti i casi:

  • aprile sa essere capriccioso, con le sue precipitazioni imprevedibili fa ancora fresco, ma quando c’è il sole ci regala una città che si risveglia dall’inverno. (Generalmente è il periodo dove si corre la Maratona, si festeggia il Natale di Rom,a che cade il 21 aprile, e possono coincidere sia la Pasqua cristiana che la Pesach ebraica).
  • A maggio fa già più caldo, tanto da poter ormai mangiare all’aperto, gustarsi un caffè al tavolo (attenzione ai prezzi), e ci si può godere la città prima del gran caldo estivo e delle folle di turisti che arrivano tra giugno e settembre.
  • In estate, causa calura, la città si anima al tramonto con concerti, spettacoli vari e musei aperti fino a tarda notte.
    Di giorno attenzione al sole cocente, cappello e protezione 50 sono d’obbligo e, per evitare le scottature, ci starebbe bene anche un ombrello aperto.
  • Il momento più romantico è in ottobre. La città, con le sue “ottobrate romane”, ci regala una seconda estate, magari più fresca, grazie a magnifiche giornate soleggiate più corte. Si può girovagare lungo strade e viali alberati, con le foglie ormai brunite e pronte a volar via, sorseggiare un caffè al bar in santa pace, ammirare mausolei e altre antiche rovine senza fare le file o rischiare di ustionarsi.
  • Molto pittoresco è dicembre. Con le preparazioni per le festività – come Hanukkah (il Festival delle Luci) e il Natale – vetrine colorate e luccicanti, presepi di tutte le dimensioni e le bancarelle di Piazza Navona.
    Copritevi bene perché, anche se in apparenza non fa tanto freddo, è umido.

“Marcello come here. Hurry up!” [Vieni Marcello, sbrigati!] dice Sylvia (Anita Ekberg) a Marcello Mastroianni mentre fa il bagno vestita nella Fontana di Trevi. E Marcello, guardandola rapito, risponde “Sì Sylvia, vengo anch’io”. E bagno fu! (da La Dolce Vita di Federico Fellini).

Promemoria: è vietato fare il bagno nelle fontane!

Come raggiungere Roma

Vi siete chieste cosa vedere della Città Eterna, magari le idee sono ancora poco chiare, ma è arrivato il momento di decidere come raggiungere Roma.

Le opzioni sono tante, molto dipenderà da quanto tempo avete a disposizione per raggiungerla (e visitarla) e da quale tipo di impronta ecologica volete lasciare nel percorso.
Dall’aereo al treno e/o nave, in pullman o corriera, si può giungere a Roma anche in auto, d’altra parte “tutte le strade portano a Roma!”

Che abbiate a disposizione solo il fine settimana (o qualche giorno in più), a seconda della vostra distanza dalla capitale e in ordine di rapidità, ci sono:

  • l’aereo, con voli giornalieri da tutto il mondo.
    – Si atterra all’aeroporto “Leonardo Da Vinci” a Fiumicino (FCO). È il più grande, situato a circa 40 km dal centro da raggiungere sia in taxi (dai 40 ai 50 minuti a seconda del traffico), che in treno (Leonardo Express in 32 minuti è alla Stazione Termini) o in bus (vedi taxi). Se viaggiate leggere, con trolley per esempio, suggerisco il treno. Per bagagli più pesanti il taxi resta l’opzione da scegliere.
    – L’aeroporto “Giovan Battista Pastine” a Ciampino (CIA), è a 25 km dal centro, ed è lo storico aeroporto romano, fondato nel 1916 come cantiere per dirigibili. Anche qui ci sono i taxi e i collegamenti del trasporto urbano.
    – Ci sarebbe anche quello dell’Urbe situato a nord di Roma. Inaugurato il 21 aprile 1928, in occasione del Natale di Roma, fa servizio aerotaxi, voli industriali e turistici.
  • Treni (Bus e corriera) con arrivi a tutte le ore – e varie velocità di percorrenza – presso le stazioni di Roma Tiburtina e Termini (le più centrali). Per le navi, il porto più vicino è quello di Civitavecchia.
  • E poi c’è l’automobile. A parte le autostrade, con un po’ di tempo a disposizione si può raggiungere la Città Eterna percorrendo le strade consolari come la via Appia, l’Aurelia, la Casilina, la Cassia, la Flaminia, la Salaria, o la Tiburtina. Ricordo però l’annoso problema della carenza di parcheggi che angustia l’Urbe.

Ci sarebbero anche le opzione a piedi o in bici – da vere pellegrine. Si potrebbero percorrere tratti della via Francigena (da Canterbury, Inghilterra, verso la Tessa Santa, passando per Francia, Svizzera e Roma); o la via di San Francesco (300 km da Assisi a San Pietro). Ma queste sono altre storie!

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Nel frattempo, provate a immaginarvi ai piedi di Fontana di Trevi, con le spalle al monumento, e, mentre pensate intensamente di visitare Roma, lanciate una monetina nella fontana – magari canticchiando “Arrivederci Roma” di Renato Rascel. Chissà che il viaggio nella capitale non si materializzi prima del previsto.

🎶 T’invidio, turista che arrivi/ T’imbevi de’ fori e de’ scavi/ Poi tutto d’un tratto te trovi/ Fontana de Trevi ch’è tutta pe’ te!/ Ce sta ‘na leggenda romana/ Legata a ‘sta vecchia fontana/ Per cui se ce butti un soldino/ Costringi er destino a fatte tornà…

Musei, teatri e monumenti di Roma

Finalmente siamo arrivate alla sezione dedicata a musei, teatri e monumenti di Roma. Da dove iniziare per organizzarsi su casa vedere? Bella domanda.

La lista è lunga assai. Qui, oltre ai luoghi più noti e visitati, troverete anche note e curiosità su aree fuori dai percorsi abituali, ideali sia per chi è alle prime visite sia per chi conosce le meraviglie delle Città Eterna ed è in modalità “scoperta”.

Musei, teatri e monumenti di Roma (collage)

Seguendo un filo storico tutto personale, principio col parlarvi dei Fori Imperiali (a seguire San Pietro e i Musei Vaticani), sono state le prime location da me visitate in gioventù. Questa esperienza d’esordio ha lasciato un gran bel segno: dal mio amore per Roma, per l’arte e la fotografia, al ricordo di una stanchezza infinita e mal di piedi.

Per cui, prima di imbarcarvi in questo percorso di scoperta su cosa vedere a Roma, ricordatevi di

  1. calzare scarpe comode (molto comode),
  2. mantenervi idratate (acqua please! almeno fino al tramonto) e
  3. fatevi accompagnare da una buona guida.

I Fori Imperiali

Ed eccoci ai Fori Imperiali un’area archeologica centrale della Città Eterna, nonché un importantissimo museo a cielo aperto.

Generalmente il foro era uno spazio aperto polivalente, tipico delle città romane dell’antichità. Situato nel cuore dell’urbe, era circondato da edifici pubblici e colonnati che fungevano da luogo di aggregazione e includevano botteghe, mercati, teatri, ma anche luoghi di culto. Residenza di una moltitudine di divinità, le si cercava di placare attraverso la preghiera e le offerte. Mantenere un buon rapporto con gli dei era cruciale per il benessere e la prosperità dello stato e dei suoi cittadini… (Suona familiare vero?)

Nel caso di Roma, il primo – il Foro Romano – era su un’area pianeggiante, un tempo paludosa, che prese forma dalla fine del VII secolo a.C tra il Colle Palatino e il Campidoglio. Uno spazio man mano ingranditosi con l’allargamento dell’Impero col Foro di Cesare, poi quello di Nerva e di Augusto, fino ad arrivare al Quirinale, con il maestoso Foro di Traiano (costruito spianando un pezzo del Colle). Una vera e propria competizione tra imperatori: a chi costruiva il foro più grande e più bello.

Riguardo allo sviluppo dell’Urbe e del suo amore per il numero 7. La città, nata sul Palatino, si è sviluppata lungo il fiume Tevere, occupando man mano i sette colli: l’Aventino, il Campidoglio, il Celio, l’Esquilino, il Palatino, il Quirinale e il Viminale.

“Ubi nunc est Roma, Septimontium nominatum ab tot montibus quos postea urbs muris comprehendit” [Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.), De lingua latina, V] (Dove adesso si trova Roma c’era un tempo il Septimontium così chiamato per il numero di montes che in seguito la città incluse all’interno delle sue mura.)

Sette colli ma anche:

  • sette re (Romolo, Numa Pompilio, Tullio Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo).
  • l’Arco di Tito, noto anche come Arco delle Sette Lampade, situato all’estremità sud-est del Foro Romano.
  • Il Septizodium, la cui facciata (distrutta e rimpiazzata con dei cipressi) era dedicata a Marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno, il sole e la luna; che rappresentano anche le radici dei sette giorni della nostra settimana.

Dalla casa di Romolo al Colosseo

Il colle Palatino, con le sue terrazze, è il luogo tradizionalmente legato alla casa di Romolo (il fondatore e primo re di Roma) dove sono state rinvenute tracce di capanne risalenti all’età del ferro (900 – 700 a.C.). La data tradizionale della fondazione di Roma è il 753 a.C. – anche se il centro abitato era già emerso durante il 730 a.C.

A parte la zona delle terrazze sul Colle Palatino, che regala una bellissima vista su Circo Massimo e il colle Aventino, troverete gli altri siti archeologici ben al di sotto dell’attuale livello stradale della capitale – che attraversa l’area dei Fori Repubblicani e Imperiali – con via dei Fori Imperiali (appunto), costruita per collegare Piazza Venezia al Colosseo (1924-1932).

Ed è proprio lungo questo “viale” che si gode di una prima vista dall’alto delle zone archeologiche, fino alle planimetrie realizzate su lastre di travertino che descrivono l’espansione dell’Impero Romano nei secoli.
Sempre che non siate distratte dalla vista e imponente presenza dell’Anfiteatro Flaviano: il Colosseo.

Costruito tra il 70 e 72 d.C., la massiccia struttura era alta quattro piani (coperti) e comprendeva ottanta ingressi all’anfiteatro, dei quali due per i partecipanti agli eventi, due per l’imperatore e il resto era dedicato agli avventori. Pare potesse contenere più di 50.000 spettatori.

Era uno stadio inizialmente dedicato agli incontri tra gladiatori. Si trattava di atleti addestrati nell’arte del combattimento, una forma di intrattenimento pare ereditata dagli etruschi che la praticavano in contesti funerari, verosimilmente con l’intento di dare al defunto assistenti armati nell’aldilà.

I gladiatori potevano essere schiavi, prigionieri di guerra, condannati a morte, ma anche uomini liberi indebitati. Riguardo alla mortalità degli incontri, poiché l’addestramento era piuttosto lungo e costoso, si racconta che si attestasse a uno su dieci.

Ludus Magnus, Roma. Sede e palestra dei gladiatori

Note e curiosità

  • La principale sede e palestra dei gladiatori era il Ludus Magnus, e comprendeva un’area situata a est del Colosseo, collegata all’Anfiteatro da gallerie sotterranee. I resti oggi visibili sono situati tra via Labicana e via dei Santi Quattro.
  • C’è poi la questione del pollice verso. Verso in che senso? Grazie al ritrovamento del medaglione di Cavillargues, un ovale romano in terracotta del 2°- 3° secolo, ritrovato in Francia, si è avuta la conferma (comunque dibattuta) che in segno di grazia si mostrava il pugno col pollice ripiegato all’interno. Sul medaglione è presente la scritta “stantes missi”, letteralmente “rilasciato in piedi”, e si vede una figura sulla destra che mostra un pugno (appunto), segno che era stata concessa la grazia.

Quindi, dopo anni di pollice su o giù, pare che:

  1. avere il pollice verso l’alto significava: sfodera la lama e fredda l’avversario;
  2. il pollice ripiegato nel pugno era segno “per grazia ricevuta” e
  3. il pollice verso il basso pare invece non si portasse.
  4. Mah! ai posteri l’ardua sentenza.

Nell’anfiteatro si performavano anche opere teatrali, rievocazioni, esecuzioni pubbliche, lotte tra animali e dove si sono consumate le persecuzioni dei primi cristiani. Sento spesso un gran nodo in gola ogni volta che, scendendo alla fermata “Colosseo”, riemergo dalla metropolitana e mi ritrovo davanti il monumentale groviera. Puntualmente immagino gli spettatori seduti sugli spalti di quest’anfiteatro a guardare qualcuno che veniva ucciso per sport.

La struttura bucherellata è talmente parte integrante della vita dei romani (oriundi e non) che se qualcuno si dimentica finestre o porte aperte si sentirà dire “Ahó, mica stamo ar Colosseo!” (Ehi, mica stiamo al Colosseo).

Evoluzione dei Fori Imperiali

Riguardo l’evoluzione dei Fori Imperiali. Dalle iniziali paludi fino agli splendori imperiali, i Fori hanno goduto di fasti, ampliamenti e ricostruzioni. Ma anche incendi e razzie, mantenendo intatti conformazione architettonica e loro funzione fino al IV secolo, quando iniziò la progressiva metamorfosi dell’area, con monumenti che caddero in rovina, o furono riutilizzati per nuove costruzioni. Le strutture inglobate in fortificazioni o abitazioni medioevali (come l’Arco di Tito e quello di Settimio Severo) si sono salvate.

La distruzione sistematica dei Fori Imperiali avvenne durante il Rinascimento, con Papa Giulio II (1503-1513) che sfruttò l’area come cava di materiali (ma anche discarica) da riutilizzare per il suo progetto di rinnovamento edilizio e artistico della città. Il resto fu usato come zona da pascolo, soprannominata Campo Vaccino.

Per rivedere le strutture architettoniche (almeno una parte), bisognerà aspettare le campagne di scavo partite tra il XVIII e XIX secolo. L’area fu completamente scavata solo agli inizi del XX secolo, con intere zone lasciate sottoterra per fare spazio alla realizzazione di via dei Fori Imperiali.

🎶 “Oggi me sembra che er tempo se sia fermato qui…/ Vedo la maestà der Colosseo/ Vedo la santità der cuppolone/ E so’ più vivo e so’ più bono…/ No, nun te lasso mai, Roma capoccia…” (da Roma capoccia di Antonello Venditti)

I numeri romani

Passeggiando per Roma noterete che date e numeri sono composti da lettere: i numeri romani. Trattasi di sette simboli di base (I, V, X, L, C, D e M) dai quali partire per raggiungere valori più grandi, con un sistema additivo-sottrattivo. Ecco qualche esempio (speriamo scritto bene):

I – si riferisce a un’unità [3=III]
V – cinque [4=IV; 6=VI]
X – dieci [9=IX; 11=XI]
L – cinquanta [40=XL; 57=LVII; 72=LXXII]
C – cento [99=XCIX; 101=CI]
D – cinquecento [400=CD; 750=DCCL]
M – mille [999=CMXCIX; 1492=MCDXCII]

L’uso delle lettere come numeri la si immagina sbocciata dalla necessità di sviluppare un metodo di conteggio comune, essenziale per le comunicazioni scritte e il commercio.
Sarà che contare con le dita – una volta arrivate a 10 – è un sistema che sfugge di mano 😉 E poi sono arrivati numeri arabi, ma questa è un’altra storia.

Torno un attimo alla durata del vostro soggiorno. Mi raccomando, anche se avete poco tempo, godetevi quello che avete vagabondando con calma. Come si dice a Roma: “Ciài prescia? Mettet’a séde!” (Hai fretta? Siediti!) “Carpe diem” è un must per visitare la Città Eterna!

Dai Fori Imperiali a San Pietro

Per questa passeggiata che va dai Fori Imperiali a San Pietro vi racconto del percorso che mi piace fare. Sono però partita col chiedere a Bard (l’AI di Google) di suggerirmi qualche opzione – la loro map resta una delle migliori da seguire per andare in giro (parere personale, non prendo nessuna commissione per dirlo).
Mi ha proposto tre rotte:

  • un percorso storico,
  • uno con variante shopping,
  • più un’opzione lungo il Tevere.

Considerato che il percorso storico attraversa le storiche vie dello shopping romano, ho pensato di incorporare i primi due itinerari in uno. Quello lungo il Tevere magari ve lo racconto un’altra volta.

Partiamo dal Campidoglio per attraversare via del Corso e una parte del “centro storico” (per un po’ di shopping), quindi continuare verso il Vaticano.

Preparatevi a essere stregate da viste mozzafiato, alternate agli strati di storia che si sovrappongono quasi casualmente, con chiese costruite su templi pagani, strade e piazze che in molti punti rivelano l’antico livello del piano stradale romano. Il tutto abbinato a bar e caffè alla moda, gelaterie e boutique (storiche e contemporanee) che convivono con trattorie vecchio stile e ristoranti centenari.

Cosa vedere a Roma: Google map del percorso Campidoglio - San Pietro
Sono circa 4 km, percorribili in 50 minuti (almeno così dice map), questo se non ci si ferma ad ammirare il patrimonio artistico, le vetrine o per fare qualche pit stop rifocillante.

I suggerimenti per questa lunga camminata sono:

  1. scarpe comodissime,
  2. una buona guida,
  3. cappello, acqua, e… tanta voglia di camminare.

Cosa vedere a Roma continua!

Campidoglio e centro storico (per un po’ di shopping)

È arrivato il momento di proseguire la nostra traversata romana – destinazione Campidoglio e centro storico (per un po’ di shopping) – con l’ascesa del Colle Capitolino, verso il Campidoglio (appunto), il primo nucleo fortificato dell’antica Roma.
Vi ricordate la leggenda delle oche che salvarono l’Urbe dall’invasione dei Galli (390 a.C.), ecco, è lì che principiamo il nostro itinerario.

Percorrendo la salita che dai Fori Imperiali porta in cima al Colle, si scorge la Rupe Tarpea (dalla quale venivano gettati i traditori condannati a morte), e i giardini – che occupano la zona un tempo soprannominata “monte caprino”, in quanto pascolo (nel periodo medioevale).

La piazza del Campidoglio (disegnata, con le scalinate principali, da Michelangelo), oltre ad avere una magnifica vista su parte del nostro percorso, ospita la sede principale del Comune, i Musei Capitolini e la statua equestre in bronzo dorato di Marco Aurelio (l’originale è conservata nei Musei).

Si racconta che quando l’ultima foglia d’oro si staccherà dalla statua, Roma (e il mondo) finirà. Oops, allora speriamo che ste foglie siano incollate bene!

È un colle ricchissimo di cose da vedere e tutte ricche di storia e leggende (ça va sans dire). C’è la scalinata dell’Aracœli che porta alla Basilica di Santa Maria in Aracœli (“verso il cielo” appunto). Il consenso popolare la vuole come “scala santa” de facto, in quanto dispensatrice di grazie se la si sale in ginocchio. Questo vale anche per avere i numeri per una bella vincita al lotto – pare, però, lo si debba fare di notte… Provare per credere.

Discendiamo verso piazza Venezia, un grande slargo dominato dal Vittoriano (il mausoleo dedicato a Vittorio Emanuele II). Chiamato anche Altare della Patria, lo si può visitare e la vista dalla sua terrazza lascia senza fiato. Peccato che per far spazio al monumento abbiano demolito tutta l’area alle pendici del Campidoglio (quartieri medievali e rinascimentali inclusi).

Davanti a tutto sto biancore i romani hanno trovato una serie di denominazioni – più o meno scanzonate – per parlarne: da macchina da scrivere a torta nunziale, da biancone a dentiera. Osservatelo attentamente, quale soprannome usereste voi?

Dando le spalle alla piazza, sulla sinistra troviamo via del Plebiscito che porta a Largo Argentina, sulla destra via Quattro Novembre che ascende al Quirinale, e giusto di fronte a noi abbiamo via del Corso, l’arteria del centro storico che raggiunge Piazza del Popolo, con via Frattina o via di Ripetta (giusto per citarne alcune), ricche di boutique.
Ed è qui che – tra storia, cultura e shopping – parte la nostra passeggiata nel labirinto di strade acciottolate del centro, dove si gode di un magnifico concentrato di piazze e piazzette decorate da fontane, palazzi, chiese e chiesette.

Per un momento molto “Dolce vita”, all’altezza di via delle Muratte (un vicolo che troviamo sulla destra) si può raggiungere la Fontana di Trevi. Da lì, volendo, si ascende al Quirinale o si prosegue per Piazza di Spagna. Shopping time!

Pantheon – Ponte Sant’Angelo via Piazza Navona

Eccoci per il tratto Pantheon – Ponte Sant’Angelo via Piazza Navona.
Torniamo su via del Corso e puntiamo per via della Pietra per raggiungere Piazza della Rotonda che ci rivela il Pantheon, (tempio di tutti gli dei), tra i primi templi romani a essere consacrato come chiesa.

Pantheon... Cosa vedere a Roma: Google map del percorso Campidoglio - San Pietro
Il mausoleo, per la sua differenziazione stilistica, è stato per anni fonte di argomentazione: Michelangelo sospettava che parti del Pantheon fossero state costruite da diversi architetti, più o meno bravi. Palladio invece credeva che Agrippa l’avesse semplicemente aggiunto a un edificio di epoca repubblicana già esistente.
In tutti i casi, dalla datazione dei mattoni, il Pantheon che oggi visitiamo pare sia stato costruito sul sito di un altro Pantheon che fungeva da tempio per le divinità romane (Marco Agrippa, 27 AD circa).

Torniamo sulla piazza per incamminarci su via della Rotonda, sulla destra c’è via della Palombella che ci porta in Piazza Sant’Eustachio, dove troviamo il bar omonimo, per una pausa caffè molto romana, ottima anche la granita al caffè.

A questo punto siamo ormai molto vicini a Piazza Navona, che si può raggiungere in vari modi. Suggerisco di percorrere via del Teatro Valle (alla sinistra al bar), prendiamo la prima a destra per via dei Sediari, costeggiamo la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, fino al Corso del Rinascimento dove, sulla destra, scopriamo Palazzo Madama, sede del Senato. Di fronte invece abbiamo via dei Canestrari, uno degli ingressi sulla piazza.

Eccoci a Piazza Navona (lato Fontana del Moro). Circondata da caffè e ristoranti, è un magnifico esempio di architettura barocca (XVII secolo); un progetto per fontane, palazzi e chiese concepito da Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini.
E sono proprio le tre fontane che dominano la piazza:

  • la Fontana del Moro, di fronte a Palazzo Pamphilj (Giacomo della Porta, Gian Lorenzo Bernini, Giannantonio Mari)
  • la centrale Fontana dei Quattro Fiumi – dominata dall’obelisco egiziano – considerata uno dei massimi capolavori di Gian Lorenzo Bernini, e
  • la Fontana di Nettuno, conosciuta anche come “fontana dei Calderari”, frutto della collaborazione di vari artisti, (terminata solo nel XIX secolo).

La piazza è stata costruita sul perimetro dell’antico Stadio di Domiziano, successivamente dedicata a mercato, con gli edifici circostanti costruiti dove un tempo c’erano le tribune. I resti dell’antico stadio sono a 4,5 metri sotto il livello stradale e si possono visitare.

È qui che tra Natale e la Befana la piazza si colora e si anima del mood festivo, un vero spettacolo per piccini e grandi: si mangia, si beve e si comprano giocattoli – per tutti i gusti.

Lasciamoci la piazza alle spalle (lato Fontana del Moro), per dirigerci verso Piazza di Pasquino, con una delle note statue parlanti di Roma (ve lo racconto tra un po’).
Proseguiamo verso via del Governo Vecchio, per una breve sosta in piazza dell’Orologio. Il nome lo deve all’orologio della torre del Palazzo dei Filippini (covento e oratorio sono opera del Borromini).

Per un pizzico di folklore, la piazza ospita anche Palazzo Bennicelli, proprietà del fu Conte omonimo detto Tacchia, che ha ispirato il film di Corbucci, interpretato da Montesano e Gassman.

“E ricòrdate che er nonno der nonno der nonno der nonno de quarsiasi nonno nobbile, prima de’ esse nominato nobbile… era solo ‘no stron.. come tutti l’artri!” (Principe Torquato Terenzi (Vittorio Gassman), da “Il Conte Tacchia”)

Continuiamo per via dei Banchi Nuovi, a seguire via del Banco di Santo Spirito fino al Lungotevere Tor di Nona, dove incontriamo il ponte Elio (pons Aelius, oggi Ponte Sant’Angelo) costruito da Adriano per collegare Campo Marzio al suo Mausoleo.

L’attuale configurazione del ponte è il frutto di lavori progressivi cominciati nel XIII secolo, prima con l’installazione di una balaustra in ferro. A seguire (XVI secolo) vi furono collocate le statue di San Pietro e Paolo, e nel 1688, sui parapetti, furono montate 10 statue di angeli, disegnate da Gian Lorenzo Bernini.
Passeggiando sul ponte si gode di una magnifica vista di Castel Sant’Angelo, via della Conciliazione e “der Cuppolone” (San Pietro). Al tramonto è uno spettacolo!

“Quanto sei grande Roma, quann’è er tramonto
Quando l’arancia rosseggia ancora sui sette colli
E le finestre so’ tanti occhi che te sembrano dì:
Quanto sei bella, ah quanto sei bella…”
(Roma capoccia, Antonello Venditti)

Le statue parlanti di Roma

La parte che più mi affascina del centro storico è la storia curiosa de le statue parlanti di Roma. Ed è a Piazza di Pasquino, (da Piazza Navona angolo Palazzo Braschi, sede del Museo di Roma), che ne incontriamo una storica.
Vi presento Pasquino, una delle più conosciute. Per oltre cinquecento anni è stato il portavoce del disappunto e malessere romano, il suo collo (ma anche i piedi) sono stati depositari delle denunce scritte (non firmate naturalmente) che venivano fatte per burlarsi del papa di turno e dei vari notabili.

“Quel che non fecero i Barbari, lo fecero i Barberini.” (Pasquino)

Erano delle vere e proprie “conversazioni” tra statue: le storiche, oltre a Pasquino, sono l’Abate Luigi (Piazza Vidoni), Madama Lucrezia (la matrona è appoggiata al muro della Basilica di San Marco, vicino Piazza Venezia), e Marforio, un colosso disteso residente ai Musei Capitolini.

Successivamente si sono aggiunte quelle del Babuino (Fontana del Babuino, a via del Babuino angolo via dei Greci) e del Facchino (Palazzo De Carolis, angolo via del Corso).

Castel Sant’Angelo e la Città del Vaticano

Con Castel Sant’Angelo e la Città del Vaticano siamo all’estero, nel paese più piccolo del mondo (almeno sulla carta).

San Pietro e Ponte Sant'Angelo... Cosa vedere a Roma: Google map del percorso Campidoglio - San Pietro
Situato sulla riva destra del fiume Tevere, l’arteria dell’Urbe, Castel Sant’Angelo è stato mausoleo, fortezza e prigione. Oggi ospita il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, con la sua grande collezione di dipinti, sculture, cimeli militari e armi da fuoco medievali.

Costruito per volere dell’imperatore Adriano (117-138 AD) fu però terminato solo dopo la sua morte. Era originariamente rivestito e decorato con marmi e fregi, oggi però si vedono solo le grappe che li sorreggevano. La storia di Roma è legata al riuso, sia nel Medioevo che nel Rinascimento si portava “spogliare” i monumenti dell’antichità per riutilizzare marmi e quant’altro in altre costruzioni.

La Mole Aureliana nel tempo si è trasformata in rifugio, poi archivio, quindi tribunale e prigione, fino a trasformarsi in una roccaforte militare con tanto di bastioni e fossato.

La visita del Castello è un viaggio nel tempo. Una volta entrate, per raggiungere i piani alti bisogna attraversare l’antico mausoleo, le fortificazioni medievali, alcune sontuose stanze rinascimentali, e quindi il pinnacolo, finalmente all’aria aperta.
La terrazza offre un panorama mozzafiato con vista sulla città a 360 gradi (o quasi). Il campo è dominato dall’imponente statua di bronzo dell’Arcangelo Michele con le ali spiegate mentre rinfodera la spada, posto lì per grazia ricevuta contro la peste del 590 AD. Il luogo è stato immortalato da Puccini nella sua Tosca (atto III).

Il Passetto del Borgo

Tra le curiosità c’è il Passetto di Borgo. Noto come “er coridore“, trattasi di un passaggio che collega San Pietro al Castello, costruito per controllare l’area sottostante.
Si racconta che fosse utilizzato sia come via di fuga (in caso di pericolo) che per “uscire” e far visita alle amanti (pare molto utilizzato da Papa Alessandro VI).

La leggenda vuole che percorrendo 77 volte gli 800 metri del Passetto, gli uomini riuscissero a recuperare la virilità perduta… Inter nos: non ci sono dettagli sulla velocità di percorrenza e sono quasi 60 km, “se ciarivi, ciarivi sderenato!”

Come vanno i piedi? Stanche vero? A questo punto bisogna riposarsi prima di avventurarsi verso la Città del Vaticano.
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La Basilica di San Pietro

Continuiamo nel nostro viaggio su cosa vedere a Roma tornando sul Lungotevere per incamminarci verso la Basilica di San Pietro. Spero vi siate riposate dopo la visita a Castel Sant’Angelo, tra Basilica, catacombe, giardini e musei ce n’è da camminare…

Cosa vedere a Roma: Google map del percorso Castel Sant'Angelo - Basilica di San Pietro
In questo nostro itinerario raggiungeremo la Basilica percorrendo via della Conciliazione. Un vero e proprio viale costruito tra 1936 e il 1950 per collegare il complesso ecclesiastico del Vaticano all’Urbe, che ha comportato lo sventramento della “Spina” del quartiere “Borgo”, antistante la Basilica (tra Borgo Vecchio e Borgo Nuovo).

Per raccontare della chiesa dedicata all’apostolo Pietro, partiamo con un breve excursus temporale della sua evoluzione. La prima versione chiamata Basilica costantiniana fu eretta sul colle Vaticano (uno dei sette colli di Roma) nell’area associata alla sepoltura del Santo.

Le origini del nome Vaticano sono incerte, in qualche modo legate all’ager vaticanus etrusco. Secondo lo scrittore latino Aulo Gellio (II secolo d.C.), deriva da vaticinis: l’arte della divinazione, di cui gli etruschi erano maestri.

In questa zona, tra orti, ville e giardini, venne eretto un circo – iniziato dall’imperatore Caligola – terminato da Nerone, che vi aggiunse l’obelisco che adesso domina piazza San Pietro.
Il circo era dedicato a corse di cavalli (bighe e quadrighe), rappresentazioni navali (la “naumachia”) e vari eventi pubblici, incluso le prime persecuzioni dei cristiani. Qui, secondo la tradizione, morì l’apostolo Pietro (63 AD circa).

Sul sito, successivamente utilizzato come necropoli, (luogo di sepoltura sia per pagani che per cristiani), fu seppellito anche Pietro. Ed è qui che l’Imperatore Costantino – sotto il pontificato di Papa Silvestro I (San Silvestro) – volle costruire una chiesa dedicata al martire: la prima basilica.

Per la costruzione furono spianati quasi tutti i mausolei della Necropoli precostantiniana, interrata in buona parte con materiale di riporto: la platea Sancti Petri era pronta. I lavori iniziarono nel 324 – fu consacrata nel 326 – completata nel 349.

L’antica Basilica di San Pietro – determinante nello sviluppo delle zone circostanti – è stata una delle chiese più grandi del mondo per oltre 1200 anni. Anche se il suo destino (e quello dell’Urbe) cambiò quando lo stesso Costantino trasferì la capitale dell’Impero a Costantinopoli.

Ciò che resta dell’Antica Basilica di San Pietro costituisce una preziosa fonte di informazioni sulla storia della Chiesa, nonché sull’arte e architettura, almeno fino al tardo Medioevo. Mosaici, reliquie di Terra Santa, colonne tortili che, secondo la tradizione, erano appartenute al I Tempio di Salomone a Gerusalemme e un’ampia collezione di sarcofagi, lapidi e sculture sono conservate in parte nella Basilica in parte nei Musei Vaticani.

S.P.Q.R.
“Su ‘ste quattro lettere che ppe’ Roma se leggheno insinenta su li lampioni, ciavemo ogni sempre scherzato.
Chi j’ha vvorsuto dà’ un significato e echi un antro.
Chi ddice che vvonno intenne: Sempre Papi qui regneranno — o anche : Sempre preti… — Oppuramente: Sono preti questi romani. — Oppuro: Sorcio perchè qui rosichi? Rosico questi pochi stracci. — E ttante antre buscarate che è mmejo a ffacce passo e a llassalle in de la penna.”
[Giggi Zanazzo]
(Su queste quattro lettere che per Roma si leggono sui lampioni, ci abbiamo sempre scherzato./ Chi gli ha voluto dare un significato e chi un altro./ Chi dice che significa: Sempre Papi qui regnano – o anche: Sempre Preti… -/ Oppure: Sono preti questi romani. – Oppure: Sorcio (topo) perché qui rosicchi? Rosicchio questi pochi stracci. – E tante altre varianti che è meglio tralasciare e lasciarle nella penna (non scriverle).”

Nuova Basilica di San Pietro

Riguardo alla nuova Basilica di San Pietro. Bisogna aspettare la seconda metà del XV secolo per l’inizio del lungo processo di ripresa che, in circa duecento anni, portò al completo rifacimento della chiesa originale. Al ritorno del papato da Avignone la vecchia basilica, (così come l’Urbe), versava in condizioni precarie.

I lavori, (iniziati nei primi del XVI secolo e completati intorno alla metà del XVII), furono interrotti più volte causa guerre, modifiche dei progetti, saccheggi e volatilità delle risorse economiche.
Si racconta che, oltre al forte “riuso” di marmi (il Colosseo è stato un’importante fonte di materiali da costruzione), in parte fu finanziata dalla vendita delle indulgenze, i certificati che testimoniavano l’assoluzione dei peccati dell’acquirente.

La ripresa avviene durante il pontificato di Niccolò V (1447-1455), l’umanista Tommaso Parentucelli; con lui si apre un nuovo capitolo, illuminato dallo spirito del primo Rinascimento.

Ecco, in ordine cronologico, alcune delle fasi salienti della nuova basilica e dei vari artisti che vi hanno preso parte. I dati a riguardo sono talmente abbondanti che chiedo venia in anticipo per eventuali errori e/o omissioni.

Cronologia della Basilica e Fabbrica di San Pietro

  • Niccolò V, concepita l’idea per una prestigiosa sede papale, affida il progetto a Leon Battista Alberti che, tra i molti interventi, propone la demolizione della vecchia basilica (il disegno del nuovo edificio è di Bernardo Rossellino). Il piano però si interrompe con la morte del Papa: sono trascorsi circa dodici secoli dalla prima costruzione.
  • Per la ripresa dei lavori, bisogna aspettare Giulio II (1503-1513 | Giuliano della Rovere) che affida il progetto a Donato Bramante, (il disegno prevede la pianta centrale a croce greca). È il 18 aprile 1506 quando il Papa pone la prima pietra (nell’area dell’attuale nicchia dedicata a Santa Veronica). Inizia la demolizione della chiesa costantiniana.
  • Nel frattempo Michelangelo lavora alla Cappella Sistina (1508-1512).
  • Tra il 1510-1511 Raffaello dipinge La Scuola di Atene, (offrendo un’idea di come poteva apparire la chiesa progettata dal Bramante).
  • Bramante muore nel 1514, i quattro pilastri e gli archi che sosterranno la Cupola sono stati costruiti. Leone X (1513-1521 | Giovanni de’ Medici), per la prosecuzione dei cantieri, coinvolge Raffaello e fra Giovanni Giocondo (Giuliano e Antonio da Sangallo il Giovane poi). Si propone un impianto a forma di croce latina.
  • Clemente VII (1523-1534 | Giulio de’ Medici) nel 1523 nomina una commissione alle dipendenze della Santa Sede con il compito di curare la costruzione e l’amministrazione della Basilica: nasce la Fabbrica di San Pietro.
    Con il sacco di Roma del 1527 – (8 giorni di saccheggi e 9 mesi di occupazione) – i Lanzichenecchi (assoldati da Carlo V d’Asburgo) lasciano una città violata, umiliata e distrutta materialmente e simbolicamente.
  • Paolo III (1534-1549 | Alessandro Farnese), affida a Michelangelo l’incarico di architetto e direttore dei lavori a vita, che l’artista ricoprì fino al pontificato di Pio IV (1559-1565 | Giovan Angelo Medici). Si torna al progetto bramantesco.
  • Alla morte di Michelangelo (1564) il tamburo della sua grandiosa Cupola è pronto. L’opera fu completata alcuni anni dopo da Giacomo Della Porta e Domenico Fontana (in 22 mesi e 800 uomini), sotto Sisto V (1585-1590 | Felice Peretti). A questo punto bisogna completare la Fabbrica.
  • Paolo V (1605-1621 | Camillo Borghese), dopo lunghe discussioni e petizioni, ordina la demolizione della vecchia basilica. Cento anni dopo si compie la proposta di abbattimento del Bramante – a Carlo Maderno l’onere. Questi completa la facciata nel 1614.
  • Con Urbano VIII (1623-1644 | Maffeo Barberini) il testimone passa a Gian Lorenzo Bernini che prosegue i lavori per completare gli interni. Il 18 novembre 1626 il Papa consacra la nuova Basilica: sono trascorsi circa 120 anni dalla posa della prima pietra. Manca la scenografica piazza con il celebre colonnato che il Bernini realizza sotto Alessandro VII (1665-1667 | Fabio Chigi).

Vale la pena citare che tutto questo è stato possibile anche grazie alla validissima partecipazione dei “Sanpietrini”. Non i blocchetti utilizzati per lastricare le strade, ma alla truppa di maestri artigiani che sin dall’inizio hanno avuto il compito di costruire e conservare intatto lo splendore della Basilica Vaticana.
Gli archivi storici raccontano anche del lavoro di numerose “Sanpietrine”: mastre muratrici, carrettiere, pozzolaniere, fabbre, intagliatrici di legno e di pietre dure, spesso vedove di lavoratori del cantiere…

Visita della Basilica di San Pietro

A seconda degli interessi artistico-spirituali, ci vogliono almeno 2 ore per “dare un’occhiata”. Comunque, per una breve visita della Basilica di San Pietro 3 ore trascorrono facilmente.

Tuttavia suggerisco di regalarsi almeno una giornata per visitarla perché, oltre a essere un luogo di culto, è un concentrato di storia e arte da far girare la testa. Ciò concederebbe del tempo per visitare anche la Cupola e la Cripta.

Quindi c’è la Necropoli precostantiniana il cui accesso è riservato e limitato a visite guidate su prenotazione. Il luogo offre un interessante punto di vista sulla vita dell’Urbe di oltre 2.000 anni fa, con numerosi e importanti manufatti pagani e cristiani. Questi includono un frammento della Vera Croce, una statua di S. Pietro e la tomba che si ritiene appartenga allo stesso apostolo.

Suggerimenti salva-tempo

Ecco un breve elenco di suggerimenti salva-tempo, con info e consigli pratici:

  • La Basilica è aperta dalle 7 alle 19 (18:30 d’inverno). Vi si celebrano messe, quindi è un luogo di culto che richiede silenzio e un abbigliamento appropriato (spalle e ginocchia coperte per tutti).
  • La Cupola apre alle 7:30 e chiude alle 17:30 (molto dipende dall’affluenza). La visita richiede circa un’ora. Anche se l’ascesa non è troppo faticosa, ci sono molti gradini da fare e può essere affollata.
  • Si può usufruire di visite guidate e audioguida (a pagamento) presso il Desk Visite, posizionato nel portico della Basilica. Sono disponibili visite con guida in Lingua dei segni.
  • Per ridurre al minimo il tempo trascorso in fila, potreste acquistare online dei biglietti salta fila, ci sono diversi siti specializzati.

Visitare le Basilica nei giorni feriali consente di prendersi più tempo per esplorarla e godersela con un po’ più di calma. Festività e fine settimana sono un delirio.

  • Il momento migliore per visitarla è la mattina presto (o il tardo pomeriggio), quando c’è meno folla.
  • Ricordatevi di arrivarci ben riposate, calzando scarpe comode, perché si cammina tanto.
  • Siate pazienti! Le code per superare la sicurezza possono essere lunghe. E se avete un appuntamento arrivate con largo anticipo.
  • Per le persone con disabilità, il sito della Basilica segnala che “è disposto un ingresso privilegiato alla Basilica, a partire dall’emiciclo di destra della Piazza San Pietro, munito di rampa per accedere ai controlli e all’ingresso in Basilica. Per ogni particolare esigenza ci si può rivolgere in anticipo all’email: accoglienza@fsp.va.”
  • Guardatevi dai borseggiatori, adorano le situazioni affollate.

Grazie di cuore per aver letto fin qui, restate sintonizzate perché ci rivediamo con un’altra passeggiata verso i Musei Vaticani. Ma questa ve la racconto la prossima volta: cosa vedere a Roma continua!

🎶 Arrivederci Roma…