Stress da lavoro: riconoscerlo e combatterlo

stress da lavoro

Stando alle statistiche lo stress da lavoro è una delle forme più diffuse di stress ai nostri tempi. Dal burnout al boreout le cause di stress da lavoro possono essere decisamente diverse e richiedere un diverso tipo di intervento.

Stress da lavoro: cos’è esattamente

Lo stress è stress. Che sia da lavoro, da trasloco o da divorzio, lo stress è di fatto sempre e solo la risposta psicofisica che ognuno di noi dà a qualcosa di imprevisto, inatteso o di sgradito.

Quando questo qualcosa si prolunga oltre un certo tempo o quando non possiamo sfogare in nessun modo le emozioni che ci ha provocato, la situazione passa allo stato di allerta e poi infine di emergenza.

Secondo gli scienziati infatti, non tutto lo stress viene per nuocere: entro certi limiti lo stress è una forza indispensabile che ci induce ad agire, a cambiare ciò che non ci piace, a muoverci oltre la famosa zona di comfort. Finchè resta dentro questi limiti fisiologici, lo stress è sano e viene chiamato eustress.

Quando invece supera questi limiti, per intensità o durata, allora diventa distress o stress “cattivo”.

Quali siano questi limiti dipende da ognuno di noi. Quello che per me può essere accettabile, per un altro può essere ampiamente nella zona di massima allerta.

E questo ci porta a capire cos’è esattamente lo stress da lavoro: è l’effetto di tutte le risposte emotive e fisiche che la nostra vita lavorativa ci porta a dare ogni giorno, giorno dopo giorno, per anni.

Se il tuo lavoro non ti soddisfa; se c’è un disallineamento fra i tuoi valori e quelli della tua azienda; se ci sono situazioni conflittuali con colleghi, sottoposti o superiori; se sei sottoimpiegato; se sei convinto di valere molto di più ma non vedi possibilità di fare carriera; se vorresti cambiare lavoro ma non sai che altro lavoro fare; se hai un sogno nel cassetto ma non hai il coraggio di tirarlo fuori, allora stai covando una forma più o meno intensa di stress da lavoro.

Come vedi quindi non è solamente una questione di lavorare troppo. Certo, ritmi di lavoro troppo faticosi non aiutano nessuno. Soprattutto se durano per settimane o mesi. Ma non è questa l’unica situazione che può provocare stress da lavoro.

Burnout: bruciati dallo stress da lavoro

Il termine burnout è apparso la prima volta nel mondo dello sport, nel 1930, per indicare l’incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, di ottenere ulteriori risultati e/o mantenere quelli acquisiti. Il termine è stato poi ripreso dalla psichiatra americana C.Maslach nel 1975, la quale ha utilizzato questo termine per definire una sindrome i cui sintomi evidenziano una patologia comportamentale specifica.

La sindrome di burnout o «dell’esaurimento da lavoro» è ora tecnicamente definita come la risposta ad uno stress emotivo cronico e persistente, caratterizzato da tre elementi distintivi:

1) esaurimento fisico ed emotivo ovvero la sensazione di sentirsi svuotati e non farcela più

2) depersonalizzazione ovvero una sensazione diffusa di distacco, cinismo e freddezza nei confronti di ciò che ti circonda

3) ridotta realizzazione personale, mancanza di senso in ciò che fai e nelle relazioni con gli altri

Boreout: lo stress per un lavoro noioso, troppo noioso

Tutti sanno che il troppo stress sul posto di lavoro può danneggiare al punto di farti ammalare. Tant’è che nel 2019 l’Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto ufficialmente come malattia la sindrome del burn out.  

Molto meno conosciuto è invece il fenomeno inverso, quello dell’eccessiva noia, non per questo meno dannoso. Se nel caso di troppo stress si parla di Burnout, nel caso di troppa noia c’è un termine altrettanto chiaro: Boreout, “fuori” per noia.

«Il termine bore out è nato nel 2007, quando due consulenti aziendali svizzeri, Peter Werder e Philippe Rothlin, pubblicarono un volume dal titolo Diagnose Boreout», spiega Lucio Sarno, ordinario di psicologia clinica e psicoterapia alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. «Da allora, la sindrome viene vista come una variante speculare del burn out. Se nel caso di quest’ultimo, è l’eccesso di investimento emotivo, e non solo, a generare una sorta di blackout psicofisico che può avere ricadute negative sul piano professionale e personale (fisico e mentale), nel bore out è il contrario. Cioè il venir meno di qualsiasi possibilità di coinvolgimento emotivo e motivazionale».

I primi segnali da tenere d’occhio? Apatia, fatica nel concentrarsi, distrazioni e divagazioni continue. Portare a termine un incarico non procura alcuna gratificazione. Si adocchia in continuazione quello che fanno i vicini di scrivania. Le giornate sembrano infinite e alla sera ci si sente scarichi, nervosi, incompresi. Ci si immagina un lavoro diverso, ma non si fa nulla per cercarlo. Non sono rari i problemi intestinali, i mal di testa, i disturbi del sonno.

Come riconoscere i sintomi dello stress da lavoro

Nervi sempre a fior di pelle, difficoltà a prendere sonno, disturbi dell’appetito possono essere fra i disturbi dello stress da lavoro.

Da un punto di vista emotivo, lo stress da lavoro può manifestarsi con:

  • Agitazione, frustrazione e cambiamenti d’umore repentini
  • La sensazione di sentirsi sopraffatti, come se si stesse perdendo controllo o se ne avvertisse un bisogno maggiore
  • Difficoltà a rilassarsi
  • Scarsa autostima, solitudine, depressione, preoccupazione costante
  • Tendenza a evitare la relazione con altre persone
  • Insoddisfazione generale
  • Irritabilità, impazienza, ipersensibilità
  • Collera, aggressività, ostilità
  • Pessimismo, spossatezza, depressione
  • Sensazione di non farcela, paura, perplessità
  • Insicurezza in se stessi, preoccupazione, ansia.

I sintomi fisici più comuni sono:

  • Mancanza di energia
  • Disturbi allo stomaco come diarrea, nausea, costipazione
  • Mal di testa
  • Dolori e tensioni muscolari
  • Dolore al petto e battito accelerato
  • Insonnia
  • Raffreddori frequenti
  • Calo del desiderio sessuale
  • Nervosismo
  • Agitazione
  • Ronzio alle orecchie

Ma anche

  • Difficoltà di concentrazione, di memoria, pensieri sconclusionati
  • Irrisolutezza e mancanza di progetti a lungo termine
  • Avversione nei confronti di cose e situazioni nuove
  • Confusione
  • Problemi di comunicazione, tensioni, liti, mobbing
  • Sfiducia generale, invidia, gelosia
  • Riduzione della capacità di lavorare in gruppo, isolamento sociale
  • Aumento di infortuni e incidenti
  • Calo del rendimento
  • Iperattività
  • Rinuncia a pause, lavoro nel tempo libero, dipendenza dal lavoro
  • Dipendenze (alcol, nicotina, droghe)
  • Frequenti assenze per malattia
  • Malattie cardiovascolari
  • Malattie gastrointestinali
  • Diabete
  • Malattie scheletriche e muscolari
  • Depressioni e stati di ansia
  • Ulcere.

Insomma, come ormai la PsicoNeuroImmunologia (PNEI) ha dimostrato da tempo, noi esseri umani siamo un complicato groviglio di emozioni, pensieri e materia. Ogni disallineamento fra ciò che vogliamo veramente e ciò che invece siamo costretti ad essere produce presto o tardi dei problemi.

I numeri dello stress da lavoro

Secondo la ricerca The Workforce View 2020 di ADP, multinazionale leader nell’ambito della gestione delle risorse umane, un italiano su 4 si sente stressato dal lavoro praticamente ogni giorno. E un italiano su 2 (il 44%) vive una situazione di stress almeno una volta alla settimana, spesso anche per due o tre giorni. Solo il 18% prova malessere poche volte al mese, mentre un fortunato 12% dichiara di non sentirsi mai stressato.

L’età più probabile per finire vittime di stress da lavoro? Fra i 35 e 54 anni.

E tutto questo ha un costo economico, in termini di giornate di lavoro e produttività perse, che l’Oms stima in un trilione di dollari, 20 miliardi di euro l’anno solo in Europa.

Come combattere lo stress da lavoro

Quando si è esauriti emotivamente ci si sente sopraffatti e spesso si continua a rimandare (e ci si rimprovera per questo). Il semplice iniziare a fare piccole cose , senza porsi obiettivi irraggiungibili, può avere un grande impatto sul proprio benessere personale. Alcuni studi hanno dimostrato che impostare e raggiungere piccoli obiettivi porta all’aumento di dopamina nel cervello e un progresso costante può aumentare l’impegno delle persone nel lavoro e la loro felicità durante la giornale lavorativa. Quindi come si può fare? Agire a piccoli passi.

Il suggerimento è di compilare una lista delle cose da fare, dividendo ogni attività in piccole parti e man mano che i compiti vengono eseguiti spuntare la lista. Progredire (anche lentamente) fa stare meglio.

Una soluzione più drastica invece, passa naturalmente per il decidere di cambiare lavoro. Una scelta di campo che può avere moltissimi benefici, sulla tua salute e sulle tue relazioni, a patto naturalmente che tu la faccia veramente a ragion veduta, per non correre il rischio di cadere dalla padella alla brace!