Come ridurre lo spreco alimentare?

Anche se nel 2020 gli italiani hanno gettato nella spazzatura l’11,6% di cibo in meno, la questione di come ridurre lo spreco alimentare resta decisamente pressante.

Stando al rapporto divulgato lo scorso febbraio da Waste Watcher, osservatorio internazionale su cibo e sostenibilità, nel 2020 abbiamo sprecato “solo” 27 kg di cibo a testa (529 grammi a settimana), contro gli oltre 30 dell’anno precedente.

Il valore dello spreco alimentare domestico nazionale è stimato comunque in 6 miliardi e 403 milioni di euro. I miliardi diventano quasi 10 aggiungendo le perdite lungo tutta la filiera dal campo al negozio. A livello mondiale, secondo la FAO, lo spreco alimentare coinvolge un terzo del cibo prodotto, che non viene mai consumato.

Quando si considerano le conseguenze dello spreco alimentare, alle perdite economiche si aggiunge l’impatto ambientale: gettando del cibo, infatti, sprechiamo anche le risorse utilizzate per produrlo (acqua e energia), e graviamo l’ambiente con il peso del suo smaltimento. E in un mondo quasi equamente diviso tra chi soffre di problemi legati a un eccesso di cibo e chi invece patisce la fame, come ridurre lo spreco alimentare finisce per diventare anche una questione di giustizia sociale.

Ridurre sprechi e riciclare cibo: iniziative

Gli attori coinvolti nello spreco alimentare sono gli stessi che fanno parte della filiera del cibo, chi:

  • alleva, coltiva o produce le materie prime;
  • le trasforma in prodotti alimentari;
  • distribuisce e vende questi prodotti;
  •  li consuma (ovvero noi).

Nella prima fase le cause delle perdite alimentari sono legate soprattutto a fattori climatici e ambientali o alla diffusione di malattie e parassiti. In tutte le altre fasi è possibile mettere in atto delle iniziative per ridurre lo spreco alimentare.

Una parte di queste iniziative ricade sotto la nostra responsabilità e libertà di consumatori: possiamo infatti contribuire a ridurre lo spreco alimentare diventando più consapevoli nel nostro modo di acquistare, conservare e consumare il cibo.

Il primo passo è comprare solo quello che siamo certi di mangiare, privilegiando i prodotti di stagione e locali. Altrettanto importante è fare attenzione alle date di scadenza, e a conservare ingredienti e avanzi in modo corretto, in dispensa o in frigorifero.

Anche imparare a riutilizzare il cibo avanzato è un modo (spesso davvero creativo) di ridurre lo spreco alimentare.

Perché il nostro impegno a ridurre lo spreco alimentare sia davvero efficace, però, servono azioni a tutti i livelli: nel resto di questo articolo esploreremo alcune delle iniziative già in atto nel nostro Paese.

Banche del cibo e collette alimentari

Nel nostro Paese, come in molte parti del mondo, esistono realtà e organizzazioni che si occupano di raccogliere le eccedenze di prodotto dalle industrie alimentari, dai supermercati, da ristoranti e mense, per ridistribuirle ad associazioni benefiche e persone in difficoltà.

La più consolidata tra queste  realtà è sicuramente la Fondazione Banco Alimentare, nata nel 1989 sull’esempio del Banco de Alimentos di Barcellona. Presente in origine solo in Lombardia, il Banco Alimentare si è poi consolidato anche nelle altre regioni, creando una grande rete di raccolta e distribuzione con 21 centri regionali.

Grazie alla sua capillarità e all’impegno di circa 1.800 volontari, nel 2020 il Banco Alimentare ha ridistribuito più di 100.000 tonnellate di cibo, attraverso 7.557 strutture caritative convenzionate, raggiungendo 1.673.522 persone.

A Novembre di ogni anno, il Banco Alimentare organizza anche la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, durante la quale in molti supermercati in tutta Italia è chiesto ai clienti di donare parte della propria spesa: nel 2020 sono state raccolte in questo modo 2.600 tonnellate di alimenti, equivalenti a 5,2 milioni di pasti.

La Fondazione Banco Alimentare si occupa anche di promuovere studi sulla povertà alimentare in Italia, ed è all’origine della prima legge che si è occupata della donazione di merci in eccedenza: la cosiddetta “Legge del Buon Samaritano” (Legge n. 155 del 16 luglio 2003), che ha introdotto degli sgravi fiscali per le aziende donatrici.

Spreco alimentare: campagne di comunicazione

Tra le varie realtà che si occupano di spreco alimentare, degna di menzione è senz’altro Last Minute Market, società nata nei primi anni Duemila come spin-off dell’università di Bologna e diventata impresa sociale nel 2019.

Fondata dal professor Andrea Segrè, Last Minute Market è attiva sul fronte del recupero e ridistribuzione di cibo, come Banco Alimentare, ma a differenza di quest’ultimo non ha depositi propri: lavora mettendo in connessione domanda e offerta, monitorando poi gli esiti anche da un punto di vista sociale e ambientale.

Dal 2010 la società organizza ogni anno la principale campagna di comunicazione e sensibilizzazione contro lo spreco alimentare in Italia, “SprecoZero“. Lanciata ogni 5 febbraio, in occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, la campagna si è arricchita negli ultimi anni del Premio Vivere a Spreco Zero, dedicato alle azioni positive di enti pubblici e imprese.

Last Minute Market fa anche parte di gruppi di lavoro a livello europeo, che affrontano la questione dello spreco alimentare anche dal punto di vista normativo e giuridico.

Iniziative anti spreco nei supermercati

Penultimo anello della catena di distribuzione del cibo, sempre più catene di supermercati mettono in atto iniziative anti spreco.

Le più diffuse sono due:

  • donazione del cibo prossimo alla scadenza ma ancora edibile (attraverso Banco Alimentare e simili);
  • forte ribasso di prezzo per i prodotti in immediata scadenza, per incentivarne l’acquisto.

La Legge del Buon Samaritano prima, e poi la Legge Gadda (Legge n.166 del 19 agosto 2016), hanno introdotto incentivi e facilitazioni per le aziende e i punti di vendita che vogliono donare merce (prodotti alimentari ma anche farmaci, prodotti per l’igiene e la cura della persona e della casa, integratori alimentari, biocidi, presidi medico chirurgici, prodotti di cartoleria e cancelleria).

Non tutte le eccedenze di un supermercato, però, possono essere donate: i prodotti alimentari che vengono ceduti, infatti, devono essere perfettamente integri e conservati correttamente. In particolare quando si tratta di prodotti freschissimi (quelli che troviamo nei banchi frigo) o surgelati: è indispensabile che la catena del freddo non venga mai interrotta. In altre parole, l’associazione che si occupa del ritiro deve essere adeguatamente equipaggiata, con furgoni refrigerati o casse frigorifere.

Alcune catene di supermercati preferiscono abbassare anche del 30% il prezzo dei prodotti alimentari prossimi alla scadenza, per incentivare i propri clienti ad acquistarli. Questi prodotti di solito sono segnalati  con bollini adesivi colorati, nei quali è chiaramente indicata sia la data di scadenza sia la percentuale di sconto, con il nuovo prezzo.

Alcune insegne collaborano poi con siti e applicazioni, che segnalano agli utenti la disponibilità di cibo a prezzo ribassato.

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Siti e applicazioni per non sprecare

La tecnologia può aiutare a contenere lo spreco alimentare: ormai sono numerosi i siti e le applicazioni per non sprecare.

Questi strumento digitali consentono di coniugare gli interessi dei rivenditori (per i quali le eccedenze alimentari da smaltire rappresentano un costo) con quelli dei consumatori che, a fine giornata, possono fare una spesa a prezzi fortemente ribassati. Tutto molto semplicemente, grazie a una applicazione specifica oppure un sito dedicato, e pochi clic.

Ci sono anche siti e applicazioni che insegnano a conservare bene il cibo a casa, per evitare che vada sprecato, oppure a usarlo in ricette di recupero.

Di seguito vediamo alcune tra i più popolari siti e applicazioni per non sprecare.

Too good to go

Too good to Go significa letteralmente “troppo buono per essere buttato”. Si tratta dell’applicazione anti spreco più diffusa al mondo: viene usata da oltre 38 milioni di utenti in 15 Paesi europei e negli USA, con oltre 80.000 negozi affiliati.  A fine giornata l’esercente, anziché gettare il cibo invenduto, lo vende sottocosto, inserendolo in una Magic box che il cliente ritira entro la sera stessa.
In Italia, Too good to go è ormai diffusa in una cinquantina di città, con 15mila esercizi commerciali convenzionati e tre milioni e mezzo di utenti registrati.

Bring The Food

Bring The Food (“Porta il cibo) è un’applicazione sviluppata dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento in collaborazione con il Banco Alimentare. Il suo scopo è recuperare gli sprechi alimentari della piccola e grande distribuzione, delle mense e del settore della ristorazione, e metterli a disposizione di associazioni benefiche ed enti caritatevoli.

Myfoody

Myfoody è una piattaforma con applicazione che consente di trovare le offerte dei supermercati più vicini, facendo risparmiare fino al 50% sulla spesa e contribuendo a ridurre lo spreco alimentare. I prodotti proposti sono prossimi alla scadenza ma ancora ottimi, oppure hanno difetti di confezionamento, o magari sono alimenti stagionali che rischiano di essere sprecati.

Ubo

Ubo è l’acronimo di “Una Buona Occasione”.  Si tratta di una iniziativa di sensibilizzazione, con un sito e un’applicazione dedicati, che informa i consumatori sulla conservazione corretta del cibo, per evitare gli sprechi alimentari domestici. Fornisce inoltre informazioni sull’impronta idrica degli alimenti, sul loro apporto nutrizionale, su come riutilizzare gli avanzi e gli scarti.

Iniziative nella ristorazione

Tra le iniziative nella ristorazione, oltre alle convenzioni con siti e applicazioni anti spreco, merita di essere citata la  cosiddetta “Doggy bag” (letteralmente: borsetta per il cane). Poco popolare in Italia fino a qualche anno fa, il contenitore per portare a casa gli avanzi di cibo (che abbiamo pagato ma non consumato al ristorante) oggi è sempre più diffuso, anche grazie alla Legge Gadda che ne ha incentivato l’uso.

La Doggy bag è diventata anche uno strumento di marketing: molti ristoranti la fanno personalizzare con i propri riferimenti e i propri messaggi promozionali, che il cliente porterà così a casa.

E tu, conosci qualche altro modo e strumento per ridurre lo spreco alimentare?