Le migliori birre senza glutine
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Della serie “bere senza glutine”, voglio parlarvi di birra, anzi: del le migliori birre senza glutine… secondo me. Questo delizioso e antichissimo nettare si ottiene, generalmente, da orzo, luppolo e lieviti, ma la si può fare anche gluten free. È una bevanda fermentata con presenza di cereali maltati. E cosa si può maltare, (oltre ai classici “cereali no” come orzo o frumento)? Sicuramente riso, sorgo, grano saraceno, miglio, mais, teff, quinoa e amaranto, insomma tutti quei grani antichi che sono naturalmente senza glutine.
Istintivamente ti aspetteresti che le birre senza glutine fossero fatte direttamente da cereali naturalmente senza… e invece no, almeno non in Italia. Nel nostro bel paese, noto per la grande creatività e maestria artigianale, si deglutina in vari modi. Lo standard italiano prevede che per potersi chiamare birra la bevanda debba necessariamente contenere malto d’orzo o frumento. Al contrario di altri paesi dove invece si può. L’altro ingrediente fondamentale è il luppolo. Nello specifico si tratta dei fiori femminili “Tipicamente denominati coni, sono riuniti in infiorescenze simili a grappoli.” (cit. Enciclopedia della birra). Con la loro presenza più o meno marcata, donano alla bevanda quel certo amertume e varie caratteristiche aromatiche, legate alle varie tipologie e zone di coltivazione.
E poi ci sono i lieviti… anche loro ingredienti fondamentali del processo di birrificazione; solitamente si tratta di Saccharomyces cerevisiae o carlsbergensis (o pastorianus), dipende da quale risultato si voglia ottenere. Riguardo al deglutinare, è un argomento del quale non parlerò, lascio le spiegazioni ai professionisti.
Poiché si legge sopratutto di sglutinate (che non posso bere), ho pensato fosse il caso di dedicarmi alle birre 100% senza glutine, molto speranzosa di poter finalmente riassaggiare quella che era stata una delle mie bevande frizzanti preferite.
Eccomi quindi pronta alla ricerca… Ne ho trovate di prodotte in Belgio, Stati Uniti e Australia. E poi mi sono chiesta: ma una nostrana non ce la vogliamo mettere? Devo dire che i miei primi giorni di ricerca “tutta italiana” sono stati infruttuosi. È vero che via internet si può trovare di tutto ma, in questo caso, non si parla che di deglutinate 🙁
E poi mi sono ricordata di avere la fortuna di conoscere l’esperta italiana del senza glutine, la cara Ilaria Bertolucci. Sempre sorridente e disponibile (eravamo in video chiamata), mi ha indirizzato verso un birrificio artigianale che birrifica il sorgo in Emilia. Ed è seguendo questo cereale che serendipitosamente ne ho anche trovata una di quinoa prodotta nelle Marche. In ogni caso, quali sono le migliori birre senza glutine? Eccomi pronta agli assaggi… da sorseggiare lentamente.
“Per i prodotti appositamente formulati per celiaci a base di uno o più ingredienti ricavati da frumento, segale, orzo, o da loro varietà incrociate, lavorati chimicamente o fisicamente per ridurre il loro contenuto di glutine al di sotto dei 20 mg/kg (es. caffè d’orzo, birra da malto d’orzo “senza glutine”), etichettati “senza glutine”, si suggerisce un consumo moderato/saltuario, considerando che contengono un residuo fisso di glutine (a differenza dei prodotti da materie prime senza glutine, dove il limite dei 20 ppm è inserito per regolare eventuali contaminazioni accidentali, saltuarie e non continuative)”
(Comitato Scientifico AIC – Associazione Italiana Celiachia)
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Concedetemi ancora un attimo della vostra preziosa attenzione, per raccontarvi di alcune note di degustazione. Felicissima già all’arrivo di ogni confezione, è stato al momento dell’assaggio che ho avuto qualche timore. Al primo sorso ho atteso un po’ per il secondo. Non vi nascondo anche un certo brivido di trepidazione, era passato davvero taaanto tempo dall’ultimo assaggio.
Le avrei bevute dalla bottiglia, che voglia! Ma, poiché volevo fossero assaggiate anche da chi beve birra d’orzo, ho optato per il bicchiere. È bello poter condividere… Ragazze mie che emozione, i secondi trascorsi nell’avvicinamento del bordo del bicchiere alle labbra mi ha ricordato l’emozione dell’attesa dei primi baci… Ricordi inaspettati, come per le Petites madeleines proustiane 😉
Ehm… Sto divagando… [rewind]. E famosele ste birette!
Le birre che troverete elencate in quest’articolo le ho comprate online e sono in ordine di consegna dei vari corrieri.
Ops, ma ho detto birra? Ma non si possono chiamare “birra” – anche se de facto lo sono.
Green’s (UK)
Le Green’s sono una serie di birre inglesi nate a base di grani antichi naturalmente senza glutine; birrificate in Belgio.
Una linea creata da Mr. Derek Green che dopo una diagnosi di celiachia, nell’impossibilità di immaginare una vita senza birra, decise di crearne una e con l’assist di un esperto di birrificazione belga, iniziò la sua avventura.
Nel 2006 nacque la “Great Discovery Amber” (che ho assaggiato), a seguire la Dry Hopped Lager, India Pale Ale, Tripel and Dubbel tutte prodotte con materie prime 100% gluten free.
In etichetta:
- Great Discovery Amber, 6% Vol.
- Filtrata naturalmente e rifermentata in bottiglia.
- Ingredienti: grano saraceno, miglio, sorgo, luppolo, riso integrale e lievito.
La scheda tecnica la descrive come: “Una birra ambrata di medio corpo con sottili sfumature di caramello e nocciola. Raffinato aroma e finale erbaceo di luppolo.”
All’assaggio è una Ale ambrata dalla schiuma densa e cremosa, vagamente torbida. Al sorso sei pervasa da un “non so kké” di grano saraceno tostato e caramello ben cotto, poi arriva l’amertume e… sono tornate in mente le deliziose bevute che credevi di aver dimenticato.
Perfetta per i sandwich che avevo preparato per la degustazione: pane tostato, maionese (con un’ombra di senape e paprika affumicata), insalata iceberg, sottili fette di caciottina di capra e bollito di manzo. (Gli ingredienti sono in ordine di montaggio del panino).
Che altro dire della birretta? Buona, buonissima!
Sorso dopo sorso, mozzico dopo mozzico, ha accompagnato il paninotto in maniera garabata. Ero cosi presa che ho dimenticato di scattare qualche foto del nettare (hihihi)…
L’alchimia ha luogo quando un pezzo di pane ben abbrustolito incontra una voluttuosa spalmata di grasso. (Jeff Gordinier, The New York Times)
Stirone BarleyFree (Emilia Romagna)
Eccoci finalmente alla prima non-birretta italica consegnata. Sto parlando della serie “LaGaia”, una birrificazione artigianale, 100% sorgo italiano, prodotta in Emilia Romagna nel “birrificio che non fa birra” Stirone BarleyFree, della OTTOdiSETTEMBRE Srl.
Una passione per la fermentazione che l’architetto Tiziano Tanzi ha saputo trasformare, con un team di professionisti, in una serie di bevande 100% gluten free, prodotte seguendo sia filiera italiana che eco solidale. Infatti non fanno solo non-birra, ma anche non-vino… e sono pure vegan friendly!
In etichetta:
- LaGaia Ambra, 5% Vol.
- Italiana non filtrata
- Ingredienti: acqua, sorgo bianco, luppolo, lievito, zucchero caramellato.
Come da scheda tecnica: “L’aroma ed il suo gusto sono dati dall’utilizzo di diversi luppoli americani in bollitura e in Dry-Hopping, come nello stile di ispirazione, le American Pale Ale.”
A guardarla è di un’ambra medio-chiaro, vagamente torbido; all’assaggio è stata un’esperienza incredibilmente deliziosa.
Per la degustazione, l’abbiamo bevuta con una bistecchina di salmone scottata sulla piastra, condita con qualche goccia della stessa birra e salsa Tamari.
Temevo che abbinarla alla salsa di soia (la tamari è 100% soia), fosse azzardato, invece, sorseggiandola, è riuscita ad alleggerire la ricchezza oleosa del salmone, valorizzandone anche le piccole bruciacchiature dovute all’alta temperatura della piastra. Davvero un abbinamento gustosissimo.
È piaciuta anche con una semplicissima insalata di cetrioli, condita con olio di sesamo tostato, sale, pepe e un pizzico di peperoncino… Avevamo voglia di qualcosa di vagamente asiatico.
Da gustare anche da sola: c’è qualcosa di molto easy in un bicchiere di LaGaia Ambra.
Ci sono giornate che vanno affrontate con un sorriso, altre con una birra. (Fabrizio Caramagna)
Quinoa Marche
È una birrificazione artigianale da quinoa italiana, un’altro cereale antico naturalmente gluten free. Prodotta dalla Quinoa Marche Srl che, con il progetto “Quinoa Italia”, ha una filiera 100% marchigiana.
In etichetta:
- Q di Quinoa, 4,5% Vol.
- Non filtrata e rifermentata in bottiglia.
- Ingredienti: quinoa, luppolo, lievito e zucchero.
La scheda tecnica la descrive come: “Una Lager ambrata, al palato risulta leggermente frizzante con un delicato sapore fruttato, di agrumi e cedro che si sprigionano durante i due mesi di maturazione in cantina. Schiuma fine aderente.”
È di un bel ambrato, vagamente perlato, con una schiuma evanescente.
Suggerisco di sorseggiarla appena versata per assaporare gli aromi sprigionati dalla leggera spuma, delicatamente cremosa.
All’assaggio mi sarei aspettata un po’ più di amarognolo (chi conosce la quinoa sa cosa intendo), invece ha un lievissimo amertume, quel tanto per pulire il palato…
Con un finale dolce e pulito, mi ha ricordato alcune note aromatiche dell’impasto crudo per biscotti, con scorzetta di limone.
L’abbiamo assaggiata con un’omelette al formaggio di capra e dragoncello, ma la si può sorseggiare anche da sola. Già mi immagino un bel picnic primaverile accanto al bbq, con anche verdure grigliate.
Davvero buona, perfetta per una bevuta semplice e spensierata.
“Se è vero che siamo quello che mangiamo, io voglio mangiare solo cose buone!” (Remy, il piccolo Chef di Ratatouille)
Occhio alle etichette!
Intanto grazie mille per aver letto fino alla fine! Volevo segnalarvi che quest’articolo su le migliori birre senza glutine fa parte di una serie dedicata al gluten free, qui trovate il link per consultare La guida per bere senza glutine: una raccolta di informazioni per brindare, assaporare o degustare un buon sorso anche in compagnia 😉
Sono sicura che siamo in tanti a cercare una buona birra veramente senza glutine. Soprattutto per chi, come nel mio caso, non possa toccare neanche le deglutinate, pena attacchi di mal di testa atroci già al secondo sorso, e… compagnia bella.
Il problema è che le birre senza glutine ottenute dai “cereali no” deglutinati, hanno comunque un residuo fisso di glutine, magari basso ma c’è. E che dire del rischio contaminazione?
Non sarebbe quindi più trasparente etichettarle come “a basso (o ridotto) contenuto di glutine”?
E non vi fidate di chi dice che le birrificazioni fatte senza orzo o frumento non sono di qualità, au contraire, sono delle validissime alternative!
Ragass, le birette sopra elencate hanno superato il test egregiamente e sono da ricomprare.
Se conoscete altre “non-birre” prodotte partendo da ingredienti senza glutine (NO deglutinate), segnalatecelo, saremo felici di inserirle nella lista.
Quindi occhio alle etichette e fate attenzione, specialmente se bevete con una certa frequenza. La birra è un alimento alcolico e calorico da consumare saltuariamente e con moderazione!
E se l’articolo vi è piaciuto, mi raccomando: condividetelo! Se ne parla così poco.
Allora, cin cin!