Impronta ecologica: cos’è, come calcolarla e come ridurla

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Ogni azione che compiamo, ogni giorno, incide sull’ambiente che ci circonda, anche se molto spesso non ne siamo consapevoli. L’indicatore che misura il nostro impatto è chiamato impronta ecologica, e valuta quante risorse naturali consumiamo con il nostro stile di vita, rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle.

Per esempio: ogni volta che ci spostiamo in auto o con i mezzi pubblici, decidiamo cosa cucinare e mangiare, acquistiamo i nostri abiti o facciamo la spesa, le nostre scelte hanno un impatto sulle risorse naturali che il pianeta mette a disposizione di tutte le creature viventi.

In pratica, l’impronta ecologica misura quanto mare e quanta terra sono necessari per:

  • rigenerare le risorse che consumiamo;
  • assorbire i rifiuti che produciamo.

Può essere calcolata a livello mondiale ma anche locale, e perfino a livello familiare o personale.

Utilizzando l’impronta ecologica è possibile stimare quanti pianeta Terra servirebbero per sostenere l’umanità, se vivessimo tutti con lo stesso stile di vita. Questo ci aiuta a capire se il nostro livello di consumi è sostenibile oppure no.

Spoiler: non lo è.

Lo sviluppo sostenibile si basa sul fatto che le risorse della terra sono limitate e che non è possibile sfruttarle senza porsi dei limiti: dobbiamo perciò rispettare la capacità dell’ambiente di rigenerarsi.

Cos’è l’impronta ecologica?

Il concetto di impronta ecologica è stato introdotto agli inizi degli anni ’90 dagli scienziati William Rees e Mathis Wackernagel, che l’hanno poi approfondito nel loro libro del 1996 “Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth”.

È un indicatore quantitativo complesso, che stima la quantità di risorse naturali che noi esseri umani (a livello mondiale, nazionale, locale e anche personale) utilizziamo per soddisfare i nostri bisogni:

  • la produzione dei beni e dei servizi che utilizziamo;
  • l’assorbimento delle emissioni prodotte da questi processi;
  • lo smaltimento dei rifiuti che derivano dal nostro stile di vita.

Per la precisione, l’impronta ecologica misura in ettari le aree biologiche produttive del pianeta Terra, compresi i mari, che sono necessarie per rigenerare le risorse consumate da noi esseri umani.

Ci dice di quanti pianeta Terra abbiamo bisogno per sostenere il nostro stile di vita attuale e il conseguente consumo di risorse naturali.

Come si calcola l’impronta ecologica?

L’impronta ecologica si calcola confrontando le risorse naturali consumate da un singolo individuo con lo spazio che egli occupa – vale a dire il rapporto tra superficie totale della Terra e popolazione mondiale -, esprimendo questo rapporto in chilogrammi per ettari (kg/ha).

Secondo alcuni studi, ognuno di noi ha a disposizione 1,7 ettari di Terra da cui trarre le proprie risorse e su cui riversare i propri rifiuti.

Il calcolo si basa su queste stime: ognuno di noi, su scala mondiale, avrebbe a disposizione 1,5 ettari, suddivisi in 0,25 ettari di terreno agricolo, 0,6 di pascolo, 0,6 di foreste e 0,03 ettari di aree edificate. Includendo anche le aree marine, la superficie a disposizione di ciascuno è quantificabile in un’impronta ecologica di due ettari.

A questa superficie, però, va sottratta una quota di territorio che, secondo la Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo, è votata alla garanzia degli ecosistemi.

Ognuno di noi, perciò, ha a disposizione al massimo un’impronta ecologica di 1,7 ettari.

Questo valore è il riferimento che consente di confrontare le impronte ecologiche delle diverse popolazioni: se lo superiamo, significa che il nostro stile di vita è insostenibile.

Attualmente, l’impronta ecologica mondiale supera la capacità bioproduttiva della Terra: in altre parole, stiamo consumando le risorse più velocemente di quanto dovremmo, intaccando il capitale naturale e mettendo a rischio la disponibilità futura di risorse in grado di soddisfare i nostri bisogni e quelli delle prossime generazioni.

Cosa misura l’impronta ecologica

L’impronta ecologica, come abbiamo visto, misura l’area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate da noi esseri umani, e ad assorbire i rifiuti che produciamo.

Utilizzandola è possibile stimare quanti pianeta Terra servirebbero per sostenere l’umanità, se tutti vivessero secondo uno stesso stile di vita; è anche possibile calcolare l’Earth Overshoot Day.

L’Earth Overshoot Day (EOD), in passato chiamato anche Ecological Debt Day (EDD), è una data convenzionale che indica a livello illustrativo il giorno dell’anno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse prodotte dal pianeta per quei dodici mesi. I giorni rimanenti sono detti appunto “overshoot”, che in inglese significa “andare oltre”.

Ideato dal Global Footprint Network (associazione no profit che si occupa di sostenibilità), nel 2019 l’EOD è caduto il 29 luglio: nel 1971, quando si cominciò a calcolarlo, era il 21 dicembre.

Alcune stime indicano che, se non cambiamo stile di vita, intorno al 2050 l’umanità consumerà il doppio di quanto la Terra è in grado di produrre.

Come calcolare la tua impronta ecologica

La buona notizia, in questo scenario non proprio confortante, è che ciascuno di noi ha il potere di fare qualcosa per conoscere, e di conseguenza migliorare, la propria impronta ecologica.

Possiamo infatti calcolarla esaminando le nostre abitudini per quanto riguarda scelte alimentari, trasporti, quantità di rifiuti che produciamo, superfici che occupiamo, abitudini d’acquisto, energia che consumiamo e anche emissioni che produciamo.

Il web offre diversi strumenti gratuiti per la misurazione dell’impronta ecologica, come quello sviluppato proprio dal Global Footprint Network e consultabile sul sito www.footprintcalculator.org (è disponibile in più lingue).

Rispondendo a una serie di domande sul nostro stile di vita, possiamo valutare il nostro impatto ambientale e definire la nostra impronta ecologica: conoscere è il primo passo verso il cambiamento.

Come ridurre l’impronta ecologica

L’impronta ecologica media degli italiani è molto alta: se tutto il mondo adottasse il nostro stile di vita, servirebbero 2.6 pianeti per produrre le risorse necessarie a sostenerlo. Certo, c’è chi fa peggio di noi (Australia 5.2; USA 5.0; Francia e UK 3.0 …), ma ridurre il nostro impatto ambientale è ormai indispensabile.

Se è vero che le decisioni che riguardano il nostro Paese (e tutti gli altri Paesi) dipendono da chi lo/li governa, è altrettanto vero che ognuno di noi può alleggerire – anche notevolmente – la propria impronta ecologica adottando alcuni semplici accorgimenti nelle proprie attività di ogni giorno:

  • Acquista di preferenza merci prodotte vicino a te: il 13% delle emissioni annuali di CO2, a livello mondiale, è generato dai trasporti.
  • Mangia più vegetali e meno carne: per produrre 300 kg di carne di manzo servono 5.000 kg di mangimi. Per ogni chilo di carne prodotta, vengono sprecati dai 10 ai 15 kg di cereali che potrebbero essere usati per l’alimentazione umana. Gli allevamenti intensivi, inoltre, sono tra i principali responsabili dell’inquinamento globale e hanno un consumo eccessivo di risorse idriche (quasi il 25% delle risorse idriche mondiali).
  • Prediligi alimenti biologici: un terreno trattato naturalmente è in grado di assorbire più CO2.
  • Bevi acqua del rubinetto: noi italiani siamo i maggiori consumatori europei di acqua in bottiglia, ma una minerale in bottiglia ha un’impronta ecologica dalle 200 alle 300 volte superiore rispetto all’acqua di rubinetto!
  • Smaltisci correttamente i tuoi rifiuti, in particolare quelli “difficili” come l’olio da cucina: un solo litro di olio esausto è potenzialmente in grado di formare una pellicola inquinante grande quanto un campo da calcio, e di rendere non potabile un milione di litri d’acqua.
  • Fai la doccia anziché il bagno: richiede il 75% in meno di acqua, e di energia per scaldarla. Ed è possibile ridurre fino al 50% il consumo domestico di acqua, installando diffusori su tutti i rubinetti.
  • Attenzione alle lucine di stand-by negli elettrodomestici: sono una delle principali – e insospettabili – voci di consumo elettrico. Arrivano a consumare il 40% dell’energia rispetto a un elettrodomestico acceso.
  • Usa la lavastoviglie (e tutti gli altri elettrodomestici) di preferenza alla sera: non soltanto per ridurre i costi (ben venga un po’ di risparmio!), ma anche per evitare momenti di picco dei consumi, che richiedono più centrali elettriche per essere gestiti.
  • Scegli bicicletta e mezzi pubblici, e usa l’auto correttamente: per dare respiro all’ambiente, sarebbe ideale che ci muovessimo a piedi oppure in bicicletta; se proprio dobbiamo ricorrere all’auto, vale la pena sapere che le alte velocità aumentano le emissioni (e quindi rispettare i limiti fa bene all’ambiente), e anche che una corretta pressione dei pneumatici riduce sia consumi che emissioni.
  • Last but not least, attenzione a internet: anche le email inquinano. C’è chi ha calcolato che spedire 8 email produca le stesse emissioni di un chilometro in auto – meglio perciò evitare le comunicazioni inutili! E sai che lo schermo del computer usa molta meno energia se visualizza colori scuri rispetto ai colori chiari? Esiste addirittura una versione di Google a sfondo nero, proprio per risparmiare energia: si chiama Blackle.

Ridurre l’impronta ecologica può sembrare un’impresa più grande di noi, ma c’è una bellissima e incoraggiante citazione attribuita al Dalai Lama, che può aiutare a dare un senso al nostro impegno in questa direzione:

Se pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza, prova a dormire con una zanzara nella stanza”.

cit. Dalai Lama