Microcredito: cos’è e come ottenerlo

Cos'è il microcredito e come ottenerlo per avviare un'attività imprenditoriale

Microcredito: in tanti ne parlano, pochi sanno davvero come funziona. In questo articolo vi racconterò che cos’è il microcredito e come nasce, vi parlerò della differenza tra microcredito sociale e microcredito d’impresa e vi spiegherò come ottenere un microfinanziamento in Italia per avviare o per sostenerne le prime fasi di sviluppo di un’attività imprenditoriale.

Cos’è il microcredito

Che cos’è il microcredito? Lo dice la parola stessa: un piccolo finanziamento. Per fare cosa? Dipende: le possibilità e gli strumenti attivabili sono più di uno.

Il microcredito come lo intendiamo oggi nasce alla fine degli anni ’70 in Bangladesh grazie all’intuizione di un banchiere, Muhammad Yunus. Professore di economia all’università di Chittagong, dopo l’inondazione del 1974, che aveva ridotto il paese alla miseria visita i villaggi vicini alla città dove insegna.

Nel villaggio di Jobra incontra un gruppo di donne che produce sgabelli in bambù, acquistando le materie prime a credito da un gruppo di commercianti e vendendo loro il prodotto finito ad un prezzo fissato, con un margine di guadagno ridicolo.

Basterebbe un piccolo finanziamento per permettere a quelle donne e a molte altre persone in condizioni simili di avviare un’attività locale, ma le banche non sono disposte a prestare somme di denaro così ridotte, perché i costi della pratica sarebbero troppo elevati rispetto all’importo richiesto e perché i richiedenti, spesso poveri, non danno garanzie di solvibilità.

Yunus decide di provare a cambiare la situazione e inizia i primi esperimenti di microcredito, offrendo personalmente le garanzie richieste alle banche che erogano i microfinanziamenti.

Nel 1977 fonda la Graamen Bank e inizia a prestare piccolissime somme di denaro a comunità e famiglie che vogliono avviare un’attività imprenditoriale ma non dispongono di risorse e garanzie sufficienti per accedere ai prestiti bancari tradizionali: nasce così il microcredito.

Importi ridotti, nessuna richiesta di garanzie collaterali: per garantire il rimborso delle somme erogate, la Graamen Bank presta denaro non a singoli individui ma a gruppi di solidarietà, in cui i partecipanti si impegnano collettivamente a rimborsare il prestito.

Il sistema funziona e i finanziamenti concessi vengono puntualmente restituiti: nascono le prime filiali a carattere regionale e, negli anni ’80, la Graamen Bank si espande su tutto il territorio indiano. Il modello attira l’attenzione di altri paesi in via di sviluppo, fino ad arrivare alla Banca Mondiale, che inizia a proporre prodotti finanziari simili.

Oggi il microcredito è diffuso in oltre 100 paesi del mondo, incluse le economie più sviluppate come gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

Di solito si distinguono due categorie principali di microcredito:

  • Microcredito sociale: è un piccolo prestito concesso a persone o famiglie in temporanea difficoltà economica. Serve a pagare piccole spese correnti, come le spese mediche, l’affitto, le bollette, le spese per mandare a scuola i figli.
  • Microcredito d’impresa: si tratta di un prestito che permette di avviare una nuova attività o sviluppare un’impresa nata da poco: una piccola azienda, ad esempio, ma anche uno studio professionale, una libreria, un agriturismo, e così via.

Nei prossimi paragrafi vederemo com’è organizzato oggi il microcredito d’impresa nel nostro paese e come fare per richiedere un finanziamento.

Il microcredito d’impresa in Italia

Con il microcredito d’impresa in Italia si possono ottenere fino a 25.000 euro in 5 anni (più un periodo di pre-ammortamento), aumentabili fino a 35.000 euro a determinate condizioni: il prestito può essere utilizzato sia per sostenere l’avvio di un’impresa appena costituita, sia per sviluppare un’attività già avviata, purché attiva da non più di cinque anni.

Non sono richieste garanzie reali al richiedente, che è sostenuto anche attraverso servizi ausiliari di accompagnamento, grazie all’intervento dei tutor di microcredito.

L’Italia è uno dei primi paesi dell’Unione Europea ad aver regolamentato in maniera stabile e precisa il microcredito: il Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito è nato nel 2006, per poi cambiare nome e diventare Ente Nazionale per il Microcredito (ENM).

L’ENM non eroga direttamente i finanziamenti ma coordina il sistema del microcredito in Italia, coinvolgendo più soggetti con funzioni diverse:

  • Banche finanziatrici: sono gli istituti di credito convenzionati con l’ENM che deliberano ed erogano i finanziamenti (la lista è disponibile sul sito dell’ente, ma suggerisco di contattare gli sportelli territoriali per avere un elenco più aggiornato e completo).
  • Tutor di microcredito accreditati: sono professionisti inseriti in un elenco ufficiale istituito dall’ENM, che accompagnano chi intende richiedere il microcredito, verificando la sostenibilità dell’iniziativa e assistendolo nella definizione dell’idea imprenditoriale e del business plan. Il tutor favorisce il contatto tra il richiedente e la banca e, se la richiesta di finanziamento viene approvata, è anche incaricato di verificare periodicamente l’andamento dell’attività d’impresa.
  • Sportelli territoriali del microcredito: sono centri di informazione presenti su tutto il territorio italiano, solitamente presso strutture quali le sedi istituzionali di Comuni, Province e Regioni, le Camere di Commercio e le università. Hanno il compito di fornire informazioni dettagliate sul microcredito e sulle iniziative collegate, a livello regionale e locale. Orientano i cittadini verso l’accesso ai finanziamenti, indicando le strutture a cui rivolgersi e le procedure da seguire.
  • Fondo di Garanzia per le PMI (Piccole Medie Imprese): il fondo ha istituito una sezione dedicata al microcredito che permette alle imprese beneficiarie di richiedere una garanzia statale che copre fino all’80% dell’ammontare del prestito a valere sul microcredito.

Le imprese nate grazie al microcredito sono tante: c’è Maria Cristina, di professione estetista, che ha rilevato un centro estetico a Roma ed è riuscita ad avviare la sua attività in proprio. C’è Demetrio, giardiniere professionista, che ha potuto acquistare i macchinari necessari a curare il suo nuovo progetto, un uliveto in Toscana. Ci sono le donne di Mama’s book, un caffè-libreria che offre servizi dedicati ai genitori e ai bambini, anche a quelli con bisogni speciali.

Secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili, nel biennio 2016-2018 in Italia i prestiti erogati attraverso il microcredito d’impresa ammontano a oltre 31 milioni di euro.

Le operazioni finanziate sono state 1368, con una percentuale di mancato pagamento molto bassa, pari allo 0,73%. L’importo medio dei finanziamenti è di 22.950 euro e la durata media del prestito è di poco superiore ai 5 anni.

Come ottenere il microcredito

Chi può richiedere il microcredito? La domanda di finanziamento può essere presentata da:

  • lavoratori autonomi titolari di partita IVA da non più di 5 anni e con massimo cinque dipendenti;
  • imprese individuali titolari di partita IVA attive da non più di 5 anni e con massimo cinque dipendenti;
  • società titolari di partita IVA da non più di 5 anni e con massimo 10 dipendenti.

Naturalmente, ciò significa che lo strumento è attivo anche per imprese o attività appena costituite che devono sostenere i costi dell’avviamento.

Il finanziamento può essere utilizzato per:

  • acquistare beni, servizi e materie prime;
  • pagare retribuzioni di dipendenti o soci lavoratori;
  • sostenere costi di formazione;
  • pagare affitti o canoni di leasing.

La procedura per accedere al microcredito prevede che chi intenda richiedere un finanziamento si rivolga direttamente ad una delle banche convenzionate.

Per avviare la procedura è necessario presentare alla banca alcuni documenti, tra cui un documento d’identità del richiedente, la visura camerale aggiornata dell’azienda, il certificato di attribuzione Partita IVA, la situazione patrimoniale aggiornata: la lista completa della documentazione è disponibile sul sito dell’Ente Nazionale per il Microcredito.

Sarà poi la banca, entro cinque giorni, a mettere in contatto il cliente con il tutor di microcredito, che effettuerà i colloqui di approfondimento necessari per assistere il richiedente nella definizione del progetto imprenditoriale e del business plan collegato.

Una volta conclusa la fase di valutazione e sviluppo dell’idea d’impresa, il tutor invia alla banca finanziatrice la documentazione di supporto all’istruttoria, che include la descrizione del progetto e il business plan di dettaglio, sviluppati insieme al richiedente. L’istituto di credito esamina i documenti ricevuti e, se l’esame si conclude con esito positivo, delibera il finanziamento.

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Per approfondire l'argomento ti consiglio questo libro di Fiorella Ruggiero: una disamina fatta sulla base del dato normativo per identificare i requisiti di cui deve godere il richiedente, analizzare i soggetti che ruotano attorno al microcredito, fornire indicazioni su come richiedere un finanziamento.

Il Decreto Cura Italia, entrato in vigore il 17 marzo 2020, introduce importanti interventi in tema di microcredito, innalzando il tetto del finanziamento massimo a 40.000 euro invece degli attuali 25.000 euro e aumentando fino a 50.000 euro l’importo richiedibile dopo il primo periodo, se si registra il pagamento puntuale delle ultime sei rate e il raggiungimento dei risultati intermedi previsti.

In Italia il microcredito è uno strumento ormai consolidato, che viene incontro alle esigenze di liquidità delle nuove imprese: attività commerciali da poco avviate, start-up, giovani artigiani.

Un’opportunità su misura per le piccole realtà imprenditoriali, supportate anche attraverso le attività di assistenza e tutoraggio che sostengono l’avvio delle iniziative finanziate.