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Questo breve articolo propone una nuova voce per il nostro Glossario Ambiente: parleremo infatti della differenza tra biodegradabile e compostabile.
Per chi non lo sapesse ancora, questa rubrica è una piccola palestra di ecologia e sostenibilità: alleniamo la nostra sensibilità e la nostra consapevolezza sui temi ambientali partendo dalle parole che usiamo per raccontarli.
Le parole possono essere proiettili, ma possono anche essere squadre di soccorso.
(Jón Kalman Stefánsson)
Biodegradabile e compostabile.
Questi due aggettivi, spesso usati come sinonimi, hanno una differenza sostanziale che è data dal tempo. Conoscerla è fondamentale anche per evitare errori quando si fa la raccolta differenziata : non è detto infatti che ciò che è biodegradabile sia anche compostabile.
Si definisce biodegradabile qualsiasi elemento che, sottoposto all’azione di batteri, luce solare e altri agenti fisici naturali, si scompone in composti chimici semplici come acqua, anidride carbonica, metano.
Di fatto, qualsiasi materiale può biodegradarsi: è solo questione di tempo.
Ed è proprio qui che la normativa europea (EN 13432 del 2002) mette dei paletti: un elemento può essere definito biodegradabile solo se è in grado di decomporsi almeno del 90% entro 6 mesi .
Un materiale compostabile, invece, non è soltanto biodegradabile: degradandosi si trasforma in compost, fertilizzante naturale utilizzabile in agricoltura. E ancora una volta è il tempo a definire (sempre secondo la normativa europea) cosa è compostabile e cosa non lo è: per essere compostabile, un elemento deve decomporsi almeno per il 90% entro 3 mesi .
Il compostaggio può essere praticato a livello domestico, su piccola scala, oppure a livello industriale, utilizzando sia rifiuti organici domestici che rifiuti delle lavorazioni agricole e di altri settori. In questo caso, è necessario che avvenga in impianti dedicati, in grado di garantire la corretta gestione del processo.
Possiamo usare i sacchetti della spesa per la raccolta del rifiuto organico?
Usare i sacchetti della spesa per la raccolta del rifiuto organico è possibile, ma soltanto se
- riportano entrambe le definizioni, “Biodegradabile e compostabile”;
- fanno riferimento alla norma europea (UNI EN 13432:2002);
- hanno almeno un simbolo di un ente certificatore.
Se invece il sacchetto riporta soltanto la scritta “biodegradabile” va smaltito assieme alla plastica.
Conoscevi già questa differenza? Non è così improbabile.
Secondo l’edizione 2018 del Rapporto Rifiuti Urbani di ISPRA, infatti, noi italiani ce la caviamo piuttosto bene con la raccolta differenziata. Ricicliamo già ora il 67,5% degli imballaggi, quando le direttive europee più recenti hanno fissato come obiettivo il 65% entro il 2025.
La sfida che ci aspetta è fare ancora meglio.
[Photo by Paweł Czerwiński on Unsplash]
Mi chiamo Michela e, pur essendo nata nello scorso millennio, non ho ancora smesso di sognare un mondo migliore, e di amare il mondo in cui vivo. Ho un marito, una figliastra, due cani, una tartaruga, e un orto di trenta metri quadri. Avevo anche un lavoro in azienda, nell’area della comunicazione, ma l’ho lasciato perché non mi assomigliava più: mi assomiglia di più l’orto.