Slow Fashion: cos’è e perché sceglierla

Slow Fashion: cos’è e perché sceglierla

Sempre piú spesso mi viene chiesto cos’è la slow fashion e perché sceglierla. Ho perciò deciso di scriverne e cercare di soddisfare tutti i tuoi dubbi.

Negli ultimi anni sentiamo parlare sempre più spesso di slow fashion, moda sostenibile, eco fashion, moda green ed altri termini sinonimi e complementari. Ma cos’è la slow fashion? Perché è così importante? E perché il consumatore ha in realtà un ruolo di potere?

Oggi te lo racconto. Oggi lasciati accompagnare tra i meandri a volte oscuri, ma certamente eticamente validi della slow fashion.

Slow Fashion: cos’è?

Ma allora questa slow fashion cos’è?

Perché la slow fashion viene definita ‘lenta’ in italiano? Il concetto di ‘lentezza’ si applica in realtà ai metodi di produzione e distribuzione più che ai modi di fruizione, anche se il consumatore tende a fare scelte più oculate e di conseguenza compra meglio e in alcuni casi meno, quindi con un ritmo più ‘lento’ appunto.

Investighiamo qualche dettaglio storico per capire meglio quando, dove e perché lo slow fashion movement ha iniziato la rivoluzione nella produzione e fruizione dei prodotti moda.

Dopo la pubblicazione nel 2012 del libro “Overdressed: the shockingly tough cost of cheap clothing” di Elizabeth L. Cline (titolo in italiano “Siete pazzi ad indossarlo! Perché la moda a basso costo avvelena il pianeta”) l’idea della slow fashiom divenne di forte impatto grazie alle sconvolgenti (ma a volte anche ovvie) verità svelate nel testo.

Gia nel 2007 però l’espressione slow fashion era stata utilizzata da Kate Fletcher su una rivista dove ne fece una comparazione con lo slow food fondato invece nel lontano 1986 dall’italiano Carlo Petrini e con cui condivide molte caratteristiche.

Sebbene la sua storia affondi le radici in anni di studi, di lotte, di grandi cambiamenti, ancora non è facile dare una definizione univoca del termine dato che parliamo di un movimento in continua evoluzione.

Ma proviamoci.

Alla domanda: cos’è la slow fashion, la risposta immediata risuonerebbe così: ‘si tratta dell’opposto della fast fashion (moda veloce)’, per intenderci, quella a cui anni di lavaggio del cervello e marketing ci hanno abituati come l’unica possibile.

Quando parliamo di fast fashion ci riferiamo a quella in cui i grandi giganti della moda producono in paesi del terzo mondo, in centinaia di esamplari che arrivano nelle nostre vetrine a prezzi irrisori e velocemente nelle nostre case dandoci l’illusione dell’abbondanza, del benessere, della capacità d’acquisto a discapito di durabilità e qualità.  La slow fashion di contro supporta valori diametralmente opposti. Sono alla base del movimento:

  • l’uso di materiali sostenibili;
  • la riduzione del carbon footprint;
  • la preferenza di produttori locali;
  • il rispetto del lavoro nella catena produttiva;
  • il rispetto dell’ambiente in ogni sua veste;
  • l’offerta al consumatore di una connessione culturale ed emotiva che lo spinga a prendersi cura meglio e più a lungo del suo acquisto.

Quali sono i vantaggi?

A questo punto ti starai chiedendo quali sono i vantaggi della slow fashion.

Nel 2019 è nato un esperimento di 7weaves Social per dimostrare che la slow fashion è possibile a partire dalla coltivazione della materia prima fino alla ‘morte’ del capo in una economia circolare dove non si sovrautilizzano risorse deperibili e limitate e si ricicla in ogni momento possibile nel rispetto di animali e persone coinvolti.

Pensa che nel loro progetto addirittura i bachi da seta non vengono uccisi per produrre i filati, ma rispettati e difesi.

Forse ricorderai il caso Rana Plaza del 2013 che sconvolse non poco l’opinione pubblica e che scatenò una serie di domande in modo prepotente e iniziò a costringere i giganti della moda a prendere direzioni diverse da quelle imboccate fino ad allora dato che tante persone in Bangladesh morirono in tale tragedia.

Una domanda quasi ovvia e pressante, ma che sembra di difficile soluzione è: come possono grandi aziende divenire piu sostenibili ed adottare un processo di slow fashion senza perdere guadagni? La risposta è che in realtà non possono senza accettare compromessi. Sono disposti ad accettarli?

Colossi come H&M e Zara hanno provato a diventare piu ‘green’ adottando mezzi di distribuzione a basso impatto ambientale o a lanciare linee limitate di pezzi lavorati con materiali organici. Ma questo non è abbastanza. Ancora si produce materia prima sversando chimici nei terreni e nelle acque, si producono materiali sintetici che impiegheranno centinaia di anni per decomporsi, c’è ancora manodopera sfruttata nelle tristemente famose ‘sweat factories‘, si trasportano ancora le merci su lunghe distanze influenzando l’inquinamento atmosferico. Infine la sovraproduzione e la non cicolarità dell economia costringono molti pezzi ad essere dispersi in discariche dove impiegheranno troppo tempo per decomporsi o dove verrano bruciati con conseguente inquinamento della stessa aria che respiriamo.

Ti invito a guardare il documentario ‘The True Cost’ su Amazon Prime e a leggere il libro ‘Worn’ di Sofi Thanhauser per entrare nei dettagli delle produzioni di massa che in una economia globale come la nostra sono state percepite come fonte di progresso ad un prezzo altissimo per noi e per il pianeta.

Ma vediamo cosa è stato fatto concretamente per ridurre il negativo impatto della fast fashion e invece favorire la slow fashion. Non molto sfortunatamente.

La proposta di introdurre legislazioni globali per la protezione dei lavoratori è stata bocciata a gran voce dalle grandi case produttrici con la scusa che non sono loro ad essere responsabili dei singoli dipendenti che seguono invece regolamenti aziendali e governativi del loro paese di origine.

È stata introdotta una tassa sul carbon footprint per spingere le aziende ad utilizzare fornitori locali, ma i risultati non sono stati notevoli.

Inoltre non ci sono regolamenti severi riguardo il destino ultimo del pezzo di cui ci disfiamo alla fine della sua vita. Dopo pochissimi lavaggi la tua maglietta che hai pagato pochi euro inizia ad apparire molto stressata e spesso ad avere un odore non proprio invitante dato che le fibre sintetiche sono bravissime a trattenere batteri che non vengono sterminati con un lavaggio. Non ci facciamo nessun problema a disfarcene ed inseguire la prossima moda del momento.

Quindi per tirare le somme i vantaggi della slow fashion possono essere riassunti nei seguenti punti:

  • rispetto del lavoro altrui;
  • rispetto dell’ ambiente e degli animali che lo popolano;
  • uso di materiali di migliore qualità e più duraturi che a lungo termine diventano un vantaggio economico per il consumatore;
  • riduzione del carbon footprint e delle emissioni nocive nell’aria che respiriamo;
  • supporto di realtà locali e piccoli businesses;
  • circolarità delle economia che permette il riutilizzo di un capo arrivato al termine della sua ‘prima’ vita.

Perché è importante fare scelte slow fashion?

Alla domanda perché è importante fare scelte slow fashion, posso rispondere: perché abbiamo delle responsabilità come consumatori.

Anche se non ce ne rendiamo conto abbiamo un potere immenso nelle nostre mani, il potere di scelta, che può influenzare fortemente il mercato (e non il contrario, come erroneamente ci è dato credere).

Voglio offrirti alcuni spunti per utilizzare la tua responsabilità in modo efficace per te e per l’ambiente:

  • prima di tutto abbandona l’idea che la shopping therapy sia reale dato che é una invenzione degli anni ottanta. In realtá fare shopping ci fa stare bene e rilascia nel nostro corpo ormoni del piacere come farebbe qualunque altra attività che amiamo, spesso ad un costo inferiore;
  • la prossima volta che vorrai comprare nuovi capi, spendi un po’ di tempo su internet, ricerca aziende che condividono i tuoi stessi valori e diventa loro fidato cliente;
  • decidi di comprare perché un indumento ti piace davvero o perché ne hai bisogno e non solo per seguire la moda del momento dato che quest’ultima non avrá piú di tre mesi di vita.

Creatività, innovazione e nuove teconologie lavorando insieme hanno creato molteplici opportunità per combinare stile, eleganza e moda sostenibile.

Il cambiamento affonda radici in tanti anni addietro, ma ha iniziato a fare davvero notizia nel 2017 quando anche grandi case di moda come Prada e Armani hanno preso parte ad eventi connessi con la sostenibilità.

Vorrei accompagnarti a conoscere la realtà di tante piccole imprese e spesso startups capaci di realizzare prodotti a partire dai materiali piu disparati. È molto affascinante scoprire come il caffè o le bucce d’arancia possano divenire stoffe delicate e simili alla seta, o come l’ananas e i funghi possano essere utilizzati per sostituire la pelle di origine animale.

Ma perché è così importante fare scelte slow fashion, o meglio, trattandosi delle scelte dei consumatori finali, fare scelte sostenibili? Si tratta di seguire un trend del momento? Lo facciamo per il risparmio? Per omologarci? Niente di tutto questo.

In quanto consumatori la scelta di seguire una moda sostenibile ha vantaggi immediati che possiamo verificare su noi stessi e sulla nostra vita e vantaggi piu ampi e più a lungo termine che si riflettono sul nostro paese e sul mondo intero. Ma tu mi chiederai: come può la mia scelta influenzare spazi ed entità così estesi?

Lascia che te lo spieghi e mi piacerebbe farlo partendo proprio da te e dalle tue abitudini di acquisto, dal tuo desiderio di agire in maniera etica, ma con la sicurezza di starti fidando delle aziende giuste.

C’è un aumento nel desiderio dei consumatori di agire in maniera responsabile per cui tutti siamo interessti ad indagare gli elementi che dimostrino la sostenibilità di un prodotto (una semplice etichetta non è ovviamente sufficiente per definire sostenibile un prodotto). Quando parliamo di moda sostenibile oggi non ci riferiamo ad un solo aspetto del processo di produzione e vendita del prodotto, si tratta piuttosto di una attitudine differente, di un’abitudine sana, di un modello di vita che si riflette su tutte le nostre scelte . Il consumatore vuole sapere che sta contribuendo alla soluzione del problema certo non alla sua creazione e perpetuazione.

L’azienda della moda produce il 10% del totale delle emissioni greenhouse quindi contribuisce ogni giorno alla distruzione del pianeta. Sembra un’ affermazione esagerata, ma è purtroppo la triste realtà.

È necessario apportare cambiamenti: creare coscienza, sensibilizzare verso la moda sostenibile e attivarsi concretamente ad apportare un cambiamento nelle abitudini quotidiane di tutti. Ovviamente i cambiamenti in questo senso stanno avvenendo, ma molto lentamente. Per fortuna la coscienza collettiva si sta avviando verso una sempre maggiore coscienza sociale nell’ affrontare questo tipo di problemi e l’informazione a cui siamo esposti è tanta, così da non lasciarci brancolanti nel buoi della disinformazione.

Ma perché il mondo ha bisogno della slow fashion e della moda sostenibile?

Le risposte ti saranno più chiare se nel confronto consideriamo la fast fashion come la scelta da evitare.

  • La moda sostenibile produce meno scarti. Se pensiamo che gni secondo una quantità di capi capace di riempire un enorme camion finisce nelle discariche, possiamo immaginare la quantità che costantemente deve essere smaltita spesso con incendi che inquinano ancor di più l’ ambiente.
  • La moda sostenibile assicura equi stipendi e condizioni di lavoro migliori. La maggiorn parte dei grandi marchi produce in grandi quantità in paesi in via di sviluppo dove gli stipendi sono molto bassi e le regole in termini di inquinamento sono molto blande. Spesso le regole sono addirittura inesistenti riguardo l’utilizzo di bambini in attività pesanti e pericolose.
  • Le tendenze della moda cambiano con una velocità impressionante, spesso con cadenza settimanale, quindi non deve sorprendere che si crei tanto spreco. La moda sostenibile di contro crea capi più universali e che non seguono necessariamente la moda del momento quindi non ci ‘obbligano’ a disfarcene quando la tendenza del momento non li richiede più.
  • La moda sostenibile riduce le emissioni CO2 dato che il carbon footprint è molto inferiore a quello della fast fashion sia nei metodi di produzione che nella distribuzione.
  • La moda sostenibile utilizza una quantità di acqua di gran lunga inferiore a quella della fast fashion. L’acqua viene utilizzata non solo per lavare i capi, ma per produrli, per tingerli e per i processi di finitura. Si aggiunga a questo che si sversa nelle acque una gran quantità di materiali di scarto e tossici, rendendo l’ acqua inquinata e non più potabile. Di contro le marche sostenibili si impegnano a ridurre l’uso dell acqua e ad abolire il suo inquinamento.
  • La moda sostenibile salva la vita degli animali rispettando il loro ambiente e la loro stessa vita assicurandosi di non praticare forme di sfruttamento o l’ utilizzo di materie prime di origine animale.

I migliori esempi di moda sostenibile sono i seguenti:

  • moda etica: in questo caso si da maggiore importanza alla parte commerciale nel campo della produzione e vendita, quindi l’attenzione ricade maggiormente sulla qualità delle condizioni di lavoro e degli stipendi di chi lavora;
  • moda eco-friendly o moda green: con questi termini ci si riferisce all’impatto ambientale, all’inquinamento provocato dall uso sconsiderato di risorse e materiali;
  • moda vegana e cruelty free: è più sensibile a materiali che non siano di origine animale o siano ottenuti agendo in modo crudele sugli animali.

Affinché un marchio sia considerato sostenibile non può limitarsi a rispettare solo uno degli aspetti menzionati. L’obiettivo deve sempre essere quello di raggiungere il rispetto totale di tutte le esigenze di cui parlavamo. Sfortunatamente i controlli non sono sempre efficaci e in alcuni casi si può verificare quello che in gergo si chiama ‘green washing‘. Con questa espressione ci si riferisce a pratiche non proprio etiche per cui una azienda viene definita o si autodefinisce sostenibile perché rispetta solo una e solo in una occasione, una regola per essere verde. Si tratta di una sorta di inganno ai danni del consumatore finale che non sempre ha la possibilità di verificare la veridicita di quanto dichiarato dall azienda.

Ovviamente non ci si può accontentare di una rapida ricerca sul web ed è per questo che per iniziarti sul cammino giusto, ho fatto un po’ di lavoro per te e posso indicarti motori di ricerca dedicati, cosi come marchi italiani ed internazionali di cui puoi fidarti.

Ci sono marchi di moda italiana sostenibile?

Spesso mi viene chiesto se ci sono marchi di moda italiana sostenibile. Anche l’Italia, dove l’industria della moda è uno dei settori trainanti dell’economia e uno dei fiori all’occhiello del bel paese, sta facendo passi da gigante nel campo della sostenibilità.

Possiamo vederne i risultati in aziende come queste di seguito che ti consiglio:

  • ID.Eight, Firenze. Ananas, uva, mele, cotone organico e plastica riciclata sono i materiali che rendono uniche le sneakers di questa azienda. I prodotti hanno un design elegante, ma sono altamente sostenibili. Le scarpe sono fatte in Italia con scarti provenienti dalla industria alimentare dal 2017 quando Dong Seon e Giuliana Borzillo si sono incontrati per la prima volta ed hanno deciso di divenire partner nella sfera privata e in quella professionale;
  • Malìa Lab, Catanzaro. Il nome dell’azienda è sinonimo di fascino, seduzione, incantesimo tradotti in capi che vedono artigianalità e design fondersi insieme. I materiali utilizzati sono materie prime certificate che rendono i capi sostenibili e di basso impatto ambientale;
  • Cingomma, Torino. È incredibile vedere materiali di scarto, usati, che sembrano essere arrivati alla fine della loro vita trasformarsi quasi per magia in prodotti non solo di alta qualità, ma belli ed eleganti. Ruote di biciletta usati sono alla base di eccellenti accessori di moda fatti in Italia da Cingomma. Inoltre se uno dei loro negozi è presente nella tua area, non accettano acquisti online in modo da proteggere il lavoro dei loro dipendenti;
  • AnemaBags, Napoli. I materiali utilizzati per creare eleganti ed originali borse sono canapa biologica, bottiglie di plastica recuperate dal mare e riciclate, Cactus. L’obiettivo di questa azienda è creare capi raffinati, ma duraturi mettendo la sostenibilità al centro di tutto il loro processo produttivo;
  • WAO, Venezia. Nato da una campagna Crowdfunding, ha da sempre avuto come obiettivo quello di creare scarpe da uomo e da donna con materiali sostenibili e riciclabili al 100%. Sono un ottimo esempio di moda circolare. I materiali utilizzati sono Econyl (derivante dal riciclo di plastica, scarti industriali e reti da pesca recuperate negli oceani), gomma riciclata, fibra di cocco e sughero.
  • Defeua, Genova. La produzione di abbigliamento ed accessorie si basa sull’uso di cotone biologico, Lyocell, Bamboo e Poliestre riciclato;
  • Casasola, Firenze. Si tratta di una marca già amata da celebrities del rango di Beyoncé e Gwyneth Paltrow. Oltre ad utilizzare tessuti e filati sostenibili, hanno metodi di produzione totalmente trasparenti ed apertamente tracciabili;
  • Par.Co Denim, Bergamo. Invece di utilizzare la tradizionale tela, fanno uso di cotone biologico certificato e le coloriture vengono eseguite senza l’uso di agenti chimici;
  • MYAR, vicenza. Anagramma della parola ‘army’, è un marchio fonadto da amanti del vintage militare. Dato che parte dal riutilizzo di capi militari spesso trovati in magazzini e depositi, ogni pezzo è unico o in edizione limitata.

Dove posso acquistare moda sostenibile garantita?

E’ importante sapere dove posso acquistare moda sostenibile garantita. In aggiunta alle indicazioni offerte, vorrei invitarti a conoscere marchi internazionali che lavorano in totale trasparenza e che stanno concretamente apportando grandi cambiamenti nel mondo della sostenibilità. Inoltre ci sono siti web che raccolgono sotto lo stesso tetto diverse marche sostenibili.

Marchi internazionali di moda sostenibile:

  • Patagonia. USA;
  • Stella McCartney, UK;
  • Nanushka, Hungary;
  • Project Cece, UK;
  • Pangaia.

Siti Web multimarca di moda sostenibile:

  • Ethical Clothing;
  • Finsu;
  • Glami;
  • Vesti la Natura.

Spero che con le nuove conoscemze acquisite riuscirai a fare scelte più sostenibili senza troppa fatica. Non solo il nostro pianeta e le future generazioni ce ne saranno riconoscenti, ma la nostra pelle lo è già da adesso per essere a contatto con materiali di migliore qualità e così come il nostro gusto e il nostro stile che non dovranno scendere a compromessi. Puoi trovare tu la migliore soluzione per dare il tuo piccolo contributo senza smettere di essere alla moda e innamorata di ció che indossi.

Hai qualche suggerimento che altri potrebbero seguire adesso che hai le idee piu chiare in merito alla slow fashion? Scrivimi nei commenti, sarebbe di grande aiuto per tutti.

Ti piacerebbe saperne di più riguardo ad altri aspetti della moda sostenibile? Segui le mie contribuzioni su questo blog o iscriviti alla mia newsletter, saró felice di accoglierti a bordo.

 

Mara Girone

Sono Mara, multipassionate e sognatrice. Nata nella bella Napoli, vivo a Londra con la mia famiglia dopo aver vissuto in Messico, Portogallo e Grecia. Amo viaggiare, perdermi nei luoghi che mi accolgono ed assorbire le mille storie delle persone che incontro nel mio cammino. Libri, musei, teatro ed ogni forma d'arte sono una grande fonte di ispirazione per il mio lavoro. Sono fondatrice e direttore del brand di moda Mara Girone Simple Sophistication dove creaiamo pezzi arricchiti dal tradizionale ricamo a mano e parole motivazionali per supportare e sostenere le donne nel loro percorso di vita e nelle sfide quotidiane. Sostenitrice della slow fashion e della sostenibilita' nel campo della moda, scrivo ed organizzo workshop pratici per diffondere informazioni sul tema. Sono host del podcast 'Empowering Voices', empowerment al femminile attraverso lo storytelling. Il podcast e' presente sulle maggiori piattaforme online.

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