Come capire quando una relazione è finita

Come capire quando una relazione è finita

 Come capire quando una relazione è finita: ecco come mettere insieme i segnali e  guardare la situazione con lucidità, dolore certo, ma con la possibilità di scegliere come va a finire la storia, la vostra storia.

All’inizio sono dei segnali così impercettibili, come dei cambi minimi di frequenza nelle onde della trasmissione: hai percepito un’esitazione, un sospiro, un sopracciglio alzato, ma tutto questo ti diventerà comprensibile poi. Per il momento, veleggi nella tua relazione, sotterrando i sintomi della fine di un amore.

Perché è questo che di solito si fa, in una relazione, quando diventa faticosa e il piacere di stare insieme si trasforma in altro, che vedremo nel dettaglio: si fa finta di niente, si cerca di capire, si vuole giustificare il comportamento proprio o della persona cara.

Tutto troverà il giusto posto, come tessere di un puzzle, quando ormai o tu o il/la tuo/a compagno/a siete arrivati alla frutta, purtroppo spesso in modi molto dolorosi, antipatici, per niente rispettosi.

Mettere insieme i pezzi, guardare con lucidità alla situazione, accettare quello che sta accadendo: questi sono gli atteggiamenti più ostici da affrontare quando l’amore finisce. Ed è la necessità di evitare il dolore, il motivo per cui si fa tutto questo, ritardando, dissimulando, negando, che non ci si ama più.

A volte il tempo sembra non passare; poi, così, all’improvviso, si scopre che gli anni se ne sono andati e la relazione anzichè essere fiorita nel suo splendore, si è disseccata.

Problemi

Chiarisco subito che non c’è un tempo prestabilito per la fine dell’amore: se la relazione non viene nutrita da ambedue le persone che la vivono, la relazione si esaurisce, non può essere basata solo sugli sforzi e l’impegno di un singolo membro della coppia. Però, tutti e due ci si può accomodare nell’abitudine. L’abitudine di avere una persona accanto, che magari non è proprio la persona che si desidererebbe, ma ce la si fa andar bene per molti perché  ci si racconta:

  • i figli;
  • la famiglia di origine;
  • la casa;
  • il lavoro;
  • mancanza di soldi;
  • cosa dirà la gente;
  • senso di fallimento di sé;
  • paura del cambiamento.

Sono tutte motivazioni valide per evitare di guardare una crisi di coppia. E nel frattempo gli anni passano, facendo del silenzio o del sarcasmo o dell’ironia la bandiera che sventola sulla coppia. Un bivio cruciale che aiuta come capire quando una relazione è finita.

All’inizio tutto era bello, ogni momento insieme era vissuto con entusiasmo e gioia, e i problemi erano vissuti come qualcosa che non intaccava l’amosfera.

Tutto a un tratto, sembra che ogni divergenza di pensiero, ogni punto di vista diventi un problema insormontabile. Se hai letto gli articoli precedenti, sai già che nella vita di una coppia ci sono delle fasi, ed è fisiologico questo cambio di prospettiva nella relazione di coppia. In pratica, è in questo momento che la coppia definisce il suo essere coppia o meno. E intendo coppia non solo nel matrimonio: due persone che si scelgono dedicando tempo, cura, attenzione, alla crescita di quel prezioso spazio vissuto insieme.

Magari all’inizio non ci fai caso; ogni situazione o diversità di modi piano piano diventa un problema della coppia, ma lo metti insieme più tardi; di solito passa un po’ di tempo, o parecchio, prima che ci si accorga che ogni piccola cosa si è trasformata in fatica: stare insieme è faticoso.

Cosa intendo per problemi della coppia e stare insieme è faticoso?

Con problemi della coppia intendo che ogni piccola situazione o avversità, tutto fa capo alla coppia, in questa particolare circostanza della vita relazionale. Se ti è accaduto, sia cosa significa.

Il gatto è sull’albero, cosa normale per un gatto che non vive in casa, ma comincia la tiritera: “Non hai chiuso la porta-ergo, è colpa tua– o hai fatto crescere troppo l’albero, e così via. Ovvio che il gatto fa il gatto e l’albero fa l’albero, quindi, come mai una situazione comune scatena un conflitto enorme, che non ha fine?

Cosa è successo nel frattempo, dal momento in cui tutto era perfetto al momento in cui nulla funziona?

Sia nella mia esperienza personale che in quella di lavoro si evidenzia sempre, pensandoci poi, che fin dall’inizio i segnali di fumo erano chiari fra te e te stesso/a, ma sono stati male interpretati, o sottovalutati, spesso ignorati e taciuti.

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Futuro

Costruire insieme il futuro è la cosa più bella da fare in coppia, ti è successo? Come ti sentivi quando lo immaginavate insieme? Probabilmente, ti vedevi scorrere nella mente la casa dove volevi vivere, o i viaggi che avreste fatto insieme, o piccoli attimi di quotidiana gioia.

Perché è la cosa più bella?

Perché non ci sei più solo tu a pensare alla tua vita, siete in due che mettete in campo le vostre risorse, la vostra capacità progettuale per una vita condivisa. Ci si sente più forti, più entusiasti, più creativi. Invincibili, direi.

La capacità progettuale è una caratteristica specifica dell’essere in coppia: se ambedue i partners fanno piani per se stessi, è già chiaro che non c’è una coppia. Può sembrare una comprensione scontata, quasi banale da dire, ma non lo è affatto.

Capita che una persona, pur essendo in una relazione stabile, di fronte a una proposta di trasferimento per lavoro o per motivi familiari, o anche per motivazioni economiche, prenda seriamente in considerazione l’idea di fare dei cambiamenti nella sua vita personale prima di parlarne con la persona cara, per valutare insieme le varie possibilità. In pratica, la persona interessata ha già fatto la sua scelta, che comunica al/la compagno/a.

Come se il vissuto personale della persona con cui è in coppia non rappresentasse un motivo importante da prendere in considerazione nella valutazione. Si dà come scontata la propria decisione come prioritaria e poi se ne parla nella relazione.

Questo tipo di atteggiamento non è certo progettare il futuro insieme, ti pare?

In questa situazione, la persona che ha avuto la proposta, prima ancora di prendere una decisione per sé, affronta con la persona cara le possibili soluzioni, o punti di vista dai quali osservare come una determinata scelta potrà avere un impatto su tutti i membri della coppia o della famiglia. Soltanto, poi, insieme, si rifletterà su come il cambio di vita possa essere produttivo per entrambe.

Quindi, in soldoni, cosa significa pensare il futuro nella coppia?

Significa che i vissuti delle persone coinvolte hanno pari importanza, che non c’è una persona più influente e l’altra meno, o che la vita di uno dei due conti più dell’altra. Ci possono essere dei diversi stadi di vita, per cui per una persona può essere più o meno complesso affrontare un cambio, ma deve volerlo; non può essere fatta come una decisione imposta, anche in modi subdoli.

La visione del futuro insieme è un pilastro inconfondibile del sentirsi in coppia; come è altrettanto un segnale chiaro e luminoso, da insegna al neon nella notte, che se il tuo futuro non contempla l’altra persona o la scorda in qualche piega della mente, non ti senti radicato/a nella relazione. Se non lo vedi con la persona con cui condividi il tuo spazio affettivo vuol dire che dentro di te la coppia non esiste.

Prendilo come campanello d’allarme che ti segnala un problema meccanico: un po’ come le spie luminose dell’auto. In quel settore del motore c’è un qualcosa che non funziona correttamente, è necessario fare un controllo. Una spia che suggerisce come capire quando una relazione è finita.

Rancore

Cos’è il rancore e cosa significa portare rancore?

Il rancore è quella sensazione che si prova quando ci si sente di subire un comportamento ingiusto o un’offesa nei propri confronti, ma per vari motivi lo si subisce in silenzio. Nel senso che non si fa capire alla persona che ha agito in quel modo, cosa ha provocato dentro di sé. Si fa finta di niente nell’atteggiamento esteriore, ma dentro si alimenta un fuoco di dolore.

Lo si mette in un posto della mente e ci si torna spesso, rivivendo la stessa sensazione e anzi, più il tempo passa e più la sensazione aumenta. Peggio ancora se il vissuto di offesa e ingiustizia continua.

Il rancore si fa veleno nelle giornate e per il benessere della persona, con queste modalità:

  • pensarci di continuo: rimuginio.
  • rivivere la sensazione alimentando il dolore;
  • non riuscire a parlarne sentendosi impotenti;
  • alimentare la rabbia verso la persona, a volte persino l’odio;
  • augurare il male dentro di sé;
  • tornare di continuo lì qualunque cosa accada.

Il rancore è come un nodo al fazzoletto: ci ricorda in modo incessante che proprio in quel punto c’è una ferita che sta suppurando. Occorre prima di tutto disinfettarla, poi guarisce.

Se la sensazione di essere offeso/a e trattato in modo scorretto persiste nei giorni, quel rancore diventa lava incandescente: non solo ti fa ammalare, intaccando il tuo benessere fisico ed emotivo, ma lavora dentro e in qualche modo esploderà, o dentro o fuori.

Nota bene che sentirsi rancorosi verso il/a partner è uno dei motivi primi in classifica nelle statistiche delle problematiche di coppia: è un lavoratore indefesso nei giorni.

Ma cosa vuol dire provare rancore?

Significa sentirsi costantemente arrabbiati e inaciditi verso l’altra persona, per due motivi principali:

  • i propri bisogni non sono ascoltati/soddisfatti, nella coppia;
  • bisogno di sentirsi visti e valorizzati nella coppia.

Di solito, si incolpa l’altro appunto riguardo ai due punti sopra, alimentando in modo circolare il progresso del rancore che provoca reazioni e controreazioni all’infinito.

Come eliminare il rancore?

Occorre renderlo chiaro dentro di sé prima di tutto: occorre fermarsi e capire quando ci si sente arrabbiati e addolorati in modo da ascoltare questa sensazione. Non ti dico di parlarne al partner, questo viene dopo, ammesso che sia possibile parlarne. Prima, ascolta cosa senti tu, solo così puoi valutare cosa fare con lucidità. Un ulteriore segnale che aiuta come capire quando una relazione è finita.

Litigi

L’atteggiamento contrario del portare rancore è litigare di continuo. Solitamente avviene sugli stessi argomenti-situazioni e con le stesse precise modalità: si traduce quasi in un rituale della coppia.

Anziché vivere le sensazioni nel silenzio, i litigi diventano l’unica forma di comunicazione nella coppia.

Perché si litiga in amore?

Una coppia è formata da due persone, che sono due persone distinte, differenti, con ambienti di crescita e cultura non uguali, anche se sono cresciute nello stesso paese. Nel periodo iniziale dell’attrazione e dell’innamoramento, si tende a vivere l’altro/a come un/a gemello/a: ci si capisce al volo, ci si guarda, ci si desidera e non si allontanerebbe mai.

Diventa una simbiosi: due corpi in un unico spazio.

Poi, come accade per ogni bimbo che cresce, ci si stacca, dall’unione alla distanza. In questo pezzo del cammino, insorgono i litigi frequenti.

I litigi in sé non sono il problema, è come sono e come si vivono i litigi il problema vero. O meglio, prima di trasformarsi in litigi, dovrebbero essere discussioni; se ogni discussione si tramuta in litigio, è necessario osservare e capire come mai succeda questo.

Con il termine discutere si definisce una riflessione fra due o più persone, di solito in modo approfondito. Ed è chiaro che in una coppia sia necessario discutere: se non si discute, e non ci si sofferma sulle problematiche che la vita porta, non c’è una reale conoscenza dell’altro/a. Solo attraverso un sano dibattito, anche in modo acceso e appassionato, si può far conoscere all’altro/a le proprie motivazioni.

Il dizionario segnala come sinonimo di discussione la parola litigio, ma non sono la stessa cosa, seppure ormai le pensiamo così. La discussione è uno scambio di punti di vista, una condivisione con l’altro/a di pensieri, sensazioni, esperienze personali che hanno portato a quel modo di vedere le cose. Mentre un litigio è un contrasto forte fra le persone, in cui spesso le parole usate diventano offensive, si trasformano in parolacce; in genere con una coda lunga riferita al passato.

Se avete spesso battibecchi, ma fate pace nell’intimità e poi trovate lo spazio e il tempo per capirvi, si tratta di discutere. È un periodo che si attraversa e diventa un modo per crescere come coppia. Se invece  scambiare opinioni su una questione finisce in un litigio, con giorni di musi e atteggiamenti offensivi, allora qua si tocca un punto di dolore della relazione. Che rappresenta un punto di snodo su come capire quando una relazione è finita.

Chiarito questo passaggio fondamentale, ci si può chiedere come non litigare in coppia. Anche su questo punto voglio fare una precisazione – la chiarezza è essenziale – che non è possibile non discutere e litigare in una relazione, la difficoltà è come si presenta e si vive la discussione e cosa diventa.

La domanda corretta è: come affrontare i litigi nella coppia? Ovvero: come litigare in modo costruttivo per la relazione. Il cambio di prospettiva è il presupposto per vivere i litigi come un modo per conoscere l’altro/a, assumersi la responsabilità della cura della coppia amorosa, affrontare le proprie difficoltà o quelle del/la partner per creare complicità.

Mancanza di fiducia

La fiducia è una cosa seria, affermava un testo pubblicitario quando ero bambina. Ed è proprio così; so che lo sai.

Per comprendere il ruolo della mancanza di fiducia in una coppia occorre prima avere chiaro cosa vuol dire avere fiducia in una persona: è un regalo reciproco che ci si fa; a seconda del tipo di relazione, si ha fiducia più o meno profonda e con diverse sfumature. È una capacità che si apprende nell’ambiente in cui si cresce. Un bambino nasce con l’esigenza di avere fiducia verso la persona speciale che si prende maggiormente cura di lu/ei; non potrebbe sopravvivere altrimenti. Tradotto: ci si aspetta che l’altra persona soddisfi i nostri bisogni e le nostre aspettative. Questo è un punto doloroso: non tutti sperimentiamo la fiducia in famiglia durante la crescita, purtroppo. La relazione che si vive forgia il modello della relazione con se stessi e con le persone.

Donare la propria fiducia nel/la partner vuol dire lasciarsi andare, non avere difese, esporsi alla possibilità di essere feriti. Ma, come fidarsi di una persona?

Due fattori concorrono:

  • come si è vissuta la fiducia nelle relazioni;
  • comportamento dell’altro/a.

Perciò, una parte riguarda se stessi, la parte restante il/a partner e rappresenta uno dei pilastri portanti della coppia. Quando questo non succede, c’è mancanza di fiducia e la relazione prende una piega diversa.

All’interno della problematica del come capire quando una relazione è finita, la mancanza di fiducia è un tassello fondamentale.

Perché si perde la fiducia nel/la partner?

La perdita della fiducia nella persona cara si insinua piano piano, e come un tarlo continua a rodere, finché la relazione si trasforma in un guscio vuoto, come la gamba di un tavolo ormai smangiata dal lavorio dei tarli. Come per l’apprendimento della fiducia, così si impara anche a non avere fiducia. In concreto: si fa l’esperienza della fiducia tradita, imparando a non averne, o perlomeno all’inizio, ad avere dei dubbi dove prima c’era serenità. La mancanza di fiducia è il risultato di un’esperienza, che diventa a poco a poco una sensazione che ci si aspetta.

La sfiducia nella relazione amorosa può avere molte cause:

  • un tradimento negato;
  • la scoperta dell’inaffidabilità del/la partner;
  • mancanza di consapevolezza personale;
  • bugie e giustificazioni continue;
  • promesse non mantenute.

Questi comportamenti riguardano l’altra persona, ma ci sono anche alcuni atteggiamenti che nascono da una problematica personale, che è necessario riconoscere come tali:

  • bassa autostima personale;
  • aver subito un tradimento senza averlo affrontato nella coppia, non necessariamente la stessa;
  • difficoltà nella relazione;
  • senso di colpa per un tradimento personale fatto in passato;
  • dipendere dall’altro/a affettivamente con la paura di essere abbandonati/e;
  • stereotipi e pregiudizi nei confronti di uomini o donne che funzionano dentro se stessi.

La mancanza di fiducia potrebbe essere data anche da una gelosia irreale, sconfinante nella sensazione di possesso, ma questo atteggiamento rimanda a una relazione tossica, abusante, le cui modalità bisognerebbe insegnare a saper riconoscere durante la crescita.

Per far fronte a queste problematiche apprendere come comunicare nella coppia diventa l’unica strada percorribile, volendo risanare la relazione, o almeno provarci.

Mancanza di desiderio

La relazione è iniziata vivendo un’intensa attrazione fisica, che varia per ogni coppia e nel tempo.

Sentirsi appagati sessualmente fa stare bene, fa camminare a una certa altezza dalla strada. Qui faccio un inciso, che diventa uno spartiacque, un po’ come quando gli Egizi attraversarono il Mar Rosso e le acque si fermarono ai loro lati.

Non diamola come scontata, in particolare parlando di donne, ma non soltanto. Se nella fase iniziale la coppia ha vissuto il periodo di desiderio sessuale come modo di stare insieme, dedicando tempo e spazio alla scoperta del corpo dell’altro/a e del proprio, non significa che ci sia stata una soddisfazione profonda dei/delle due componenti. Occorrerebbe anche osservare e riconoscere in se stessi quanto fosse il proprio desiderio e quanto appartenesse al/la partner, in modo da avere chiaro se effettivamente ci sia mancanza di desiderio ad un certo punto della relazione o se invece questo non sia il classico nodo che arriva al pettine.

Ovvero: c’è un calo di libido, come la definiscono gli esperti, dovuta proprio alla fase della relazione di coppia che si sta attraversando o la coppia si trova ad affrontare un momento di difficoltà nella sfera sessuale?

La chiarezza su questo punto porta a differenti riflessioni e tentativi di soluzione adeguati; il calo del desiderio sessuale può essere dovuto a:

  • calo fisiologico: si attraversano vari momenti;
  • trattamenti farmacologici che agiscono sulla sfera della libido;
  • eventi della vita che hanno impatto nell’intimità;
  • problematiche personali non affrontate;
  • difficoltà di coppia nella sessualità che sono state trascurate.

La totale mancanza di voglia di fare l’amore, di uno o di tutti/e due i/le partner nella coppia lancia un messaggio: come state leggendo il testo del messaggio dipende da come si vive la coppia e la relazione con se stessi/e.

Prima di arrivare alla conclusione che una relazione è finita, ci si chiede come risvegliare il desiderio sessuale in un/a uomo/donna, o come mai una persona non abbia voglia di avere rapporti.

Farsi delle domande, sia a se stessi che insieme, se si può, è l’inizio della comprensione di ciò che sta accadendo, soprattutto se sentite che la mancanza di desiderio è rivolta verso il/la partner ma sentite attrazione verso altre persone.

  • Da quando tempo non sentite il desiderio dell/la partner?
  • Provate a pensare a quando è iniziato;
  • cosa sentivate prima di questa assenza di interesse?
  • come vi siete sentiti/e nella sessualità finora?

Suspence.

La mancanza di desiderio sessuale è uno fra i molteplici fattori che costituiscono la riflessione su come capire quando una relazione è finita, ma osservatelo con cura.

Differenze

Una domanda, giusto per capire il tuo punto di partenza: come vivi tu le differenze nella coppia?

Ti ho posto questa domanda subito, magari anche in modo soprendente e poco diplomatico, perchè spesso, le situazioni che si presentano nella vita, cioè ogni due per tre, si vivono rispondendo in modo silenzioso alla domanda essenziale che sta alla base della risposta piuttosto che in modo contestuale.

Chiaro che la differenza nella relazione amorosa é dovuta al fatto che si è due persone che vivono lo stesso spazio affettivo e anche fisico, non sempre insieme.

Due persone, con tutta una lunga o meno storia a carico: si tende spesso a scordare la diversità, in virtù dell’attrazione fisica forte che funziona come una calamita; ma siccome non si vive a letto, occorre farci i conti.

In una coppia ci possono essere molte dissimilarità:

  • culturali, nel senso di scolarizzazione;
  • provenienza, nel senso del Paese d’origine;
  • economica;
  • sociale;
  • di età;
  • intellettive;
  • caratteriali;
  • di genere.

Non vi sembrava, lo so. Però ci sono e a seconda di come ti sei risposto/a alla domanda iniziale, sai come reagirai a queste problematiche, perlomeno in una prima fase.

Mescolando tutto insieme nella coppia, troppo spesso queste differenze si trasformano in conflitti, talvolta pesanti e faticosi da gestire e vivere. Tanto che conducono a essere valutate all’interno di come capire quando una relazione è finita. E fa male, molto male; e si sta male, tanto. Già nel pensarci, nel viverlo è ancora peggio, con tutto quello che ne consegue.

Ed è il motivo per cui ho chiesto come vivi tu di fondo la differenza con ogni persona, poiché questo presupposto, di solito sconosciuto e ignorato, diventa il motore di ricerca della modalità di soluzioni dei conflitti nella relazione. Ma non cliccando su Google, bensì cliccando la disponibilità alla comprensione e all’ascolto.

Socialmente pare che essere in coppia sia diventare come il Paguro Bernardo e la conchiglia che sceglie come luogo di residenza, altrimenti detta location. Molti slogan pubblicitari, e i Social Media, mostrano la coppia perfetta come sempre insieme, sorridendosi a vicenda.

Riassumendo in modo essenziale: essere in coppia significa imparare a gestire le differenze in modo positivo.

Se questo non accade, lentamente ci si allontana e si incolpa chiunque o qualunque persona o situazione accaduta; in pratica sono state sottovalute o neppure prese in considerazione proprio quelle parti che inizialmente ti hanno attratto. Infatti, non se ne parla, non si affronta il problema. O se lo discute, la maggior parte delle volte si litiga in modo sconfortante, senza arrivare a lavorare la diversità in modo che la relazione a cui si tiene tanto diventi profonda.

Si solito cosa accade, di fronte al muro della differenza?

  • si critica il/la partner proprio a causa di quell’aspetto;
  • la coppia ruota intorno alla differenza, come se non ci fosse altro;
  • si offende la persona e la differenza che rappresenta;
  • ci si sottomette, covando rancore, vedi paragrafo precedente;
  • si crea uno squilibrio di potere all’interno della coppia;
  • non si riesce più a parlare;
  • si vive in autonomia.

Esiste un modo per vivere le differenze nella coppia in modo positivo?

Pur non esistendo la coppia perfetta, ci sono degli ingredienti basilari per elaborare una differenza problematica nella coppia: sono il rispetto, senza rispetto non si va da nessuna parte; la stima, a braccetto col rispetto, che appartiene all’amore, se non stimi una persona non la puoi amare; la voglia di capire l’altro/a, o la curiosità di conoscerlo/a in modo profondo, parlando veramente.

Se tutto ciò non viene messo in campo, le differenze diventano una riflessione su come capire quando una relazione è finita.

Distanza emotiva

Mettere una distanza emotiva fra te e l’altro/a può rappresentare sia un modo per affrontare il dolore, quando cominci a capire che la tua relazione sta finendo, e quindi una sorta di auto-tutela,  o un modo per esprimere il tuo disagio senza riuscire a parlarne in modo chiaro e diretto con il/a partner.

Oppure ancora, nelle relazioni abusanti, un modo per manipolare il/a partner. Se ti ritrovassi in questa eventualità, e purtroppo anche in un possibile pericolo, un passo necessario è chiedere aiuto, ci sono molti centri anti-violenza ai quali rivolgersi per predisporre un piano specifico per la tua situazione. Fare da soli/e in questo caso, almeno in un primo momento, a seconda della relazione, può non è sempre la mossa strategica migliore.

Cosa succede quando si instaura distanza emotiva nella coppia?

  • non si parla più, fino arrivare al mutismo;
  • non c’è più vita sessuale;
  • può esserci manipolazione.

In sintesi: si vivono due universi paralleli con qualche sporadico incontro occasionale. Un modo di vivere insieme molto doloroso e destabilizzante, che provoca una sofferenza estrema, almeno in una delle due persone coinvolte, se non in tutte e due, o in altri familiari.

La coppia che prima era vitale e vivace si fa silenzio e indifferenza: la distanza emotiva è uno dei segnali per capire quando una relazione è finita. Un segnale forte, che si alimenta in se stessa. Si crea una barriera, complessa da oltrepassare.

Tanto che è proprio la distanza emotiva il vero motivo della fine di una relazione, più che i litigi in se stessi.

Nessuno dei due fa un passo verso l’altro/a, come ad offrire il calumet della pace dei popoli nativi americani: non ci sono sorrisi, gli abbracci diventano una specie estinta, gli sguardi si fanno sfuggenti, i monosillabi sono la via di comunicazione prediletta. Già soltanto nel descrivere la scena mi vengono i brividi, viverla è una ferita continua al cuore.

Ci si disconnette nel vero senso della parola: l’altro/a non appartiene più alla vita quotidiana, seppure di fatto presente nella realtà. Ci si isola nel proprio mondo fatto di lavoro, di interessi, di famiglia di origine o di figli, se presenti, senza coinvolgere il/a partner se non il minimo richiesto dalle circostanze sociali. Oppure si scivola in un una vita di fantasia, ad esempio trascorrendo tempo sui profili social, alimentando la voragine all’interno della coppia.

La relazione non viene più nutrita, e lentamente ma inesorabilmente si dissecca, in modo che in apparenza può non sembrarlo, ma è un modo violento perché nega il dolore o di una sola persona o di entrambe.

Noia

Fra i vari motivi all’interno di come capire quando una relazione è finita, la noia rappresenta uno dei punti nodali, ma ha anche una pessima fama, spesso immeritata.

Avere delle sensazioni di noia fa parte della vita; a tutti capita, talvolta, di annoiarsi anche con le persone care o persino facendo quella cosa che piace tanto fare. La noia è generativa: spinge a trovare nuovi stimoli, a mettersi in discussione. Parlando di una sensazione di alcuni momenti; se si parla di noia come mancanza di senso profondo, è un sentiero che porta a direzioni diverse.

Provare noia nella coppia è visto come un segnale di stop, leggendo la percezione di essere annoiati come la fine della relazione. La noia spinge a porsi domande, ad esempio:

  • la sensazione di noia la provi solo in coppia?
  • o la percepisci anche da solo/a?
  • hai osservato da quanto tempo ti succede? Se no, facci caso;
  • come si esprime la noia nel tuo corpo?
  • cosa ti porta a fare, se l’hai osservato.

Non so come saranno le risposte alle domande sopra, ma so che questa sensazione di irritazione, di non poter vedere oltre, nella coppia, può dipendere dalla fase in cui si trova: potrebbe essere percepita come conseguenza alla delusione che accompagna la trasformazione dall’innamoramento all’impegno di costruzione nella coppia. Se hai avuto relazioni precedenti, chiedersi se la rottura della relazione arriva in questa fase, può essere utile per capire le dinamiche di come ti muovi nei rapporti amorosi, ad esempio.

Oppure ancora, può rappresentare il modo di vivere la coppia dopo i molti litigi, che non hanno fatto crescere la relazione, bensì hanno portato a lasciare perdere, tanta era la fatica che li accompagnava, così che ora l’indifferenza ha sostituito la passione iniziale.

Molto spesso arriva quando la relazione è vissuta come una routine, che non dà gioia o vivacità, si trascina in abitudini vissute quasi come un obbligo. La vita quotidiana instaura per forza di cose abitudini: a seconda di come si vivono possono essere vissute come fonte di gioia e di divertimento insieme o come scontate senza nessun valore.

La risposta della noia, nella coppia, non serve necessariamente a come capire quando una relazione è finita: serve con certezza a capire che la relazione ha bisogno di essere vissuta in un modo altro, più vicino alle esigenze dei partners.

È indicativa di sensazioni di insicurezza, o anche di gelosia che inquinano la relazione; oppure può essere la conseguenza di un evento particolare, che ha portato alla mancanza di fiducia, che genera poi distanza all’interno della relazione.

In sintesi: sentirsi annoiati nella relazione di coppia, nel momento in cui diventa la sensazione più rappresentativa di come ci si sente, indica che la coppia sta soffrendo, o perlomeno uno dei partner.

Non è la noia nella coppia a essere il problema: non è perché mi annoio che la relazione non funziona, la relazione non funziona come desidererei e me lo faccio capire annoiandomi. La lettura è del tutto diversa, e innesca possibili soluzioni, a seconda di come la vivi.

Si potrebbe parlarne, ma immagino che sei arrivato/a a sentire noia, significa che parlare è difficoltoso, almeno nella tua percezione.

Un piccolo invito: se cominci ad annoiarti, non fare finta di niente, non pensare che passerà: sei tu che stai bussando alla porta del tuo cuore, rispondi!