Cocktail senza glutine: cosa bere se sei celiaco

Cocktail senza glutine: cosa bere se sei celiaco | Bottiglie di liquori analcolici su scaffale | foto: ©ockstyle

Benvenute in questa mia guida pratica per scoprire, o approfondire, un argomento troppo poco trattato. Sto parlando dei cocktail senza glutine: cosa bere se sei celiaco.

Cosa bere se sei celiaco è una di quelle questioni che solo chi ha realizzato di non poter più consumare liberamente cibi e bevande si è posto e si pone ogni volta che esce. Nel dubbio, ho compilato questo vademecum sui cocktail senza glutine, per quei momenti dove – francamente – un buon drink può essere d’aiuto.

Cocktail, cos’è un cocktail? È una pozione composta da tre (o più) ingredienti che – miscelata o shakerata che sia – soddisfa e appaga quei momenti di sete che, oltre all’idratazione, richiedono un boost di benessere generale.

Cosa bere se sei celiaco (o intollerante al glutine, o allergico a qualche cereale che lo contiene)?

  • Idealmente, i distillati ottenuti da ingredienti naturalmente senza glutine sono i più sicuri, tipo brandy (dal vino), grappa (dalle vinacce), calvados (dal sidro di mele o pere)… la lista è lunga. Anche se, secondo l’AIC (Associazione Italiana Celiachia) il processo di distillazione dei cereali glutinati non faccia “passare” il glutine nell’alcol che ne deriva. Sempre che il processo segua regole ferree per evitare il rischio contaminazione continuamente in agguato.
  • Più complessa la scelta, se si tratta delle nuove bevande non alcoliche legate al mondo dei cocktail: in realtà sono dei mix dove, spesso e volentieri, le ricette sono segretissime e (almeno per il momento) nessuno ha certificato le loro pozioni come glutee free.

La sensibilità al glutine è una questione personale che, come nel caso della celiachia, richiede molta attenzione nel ricercare cosa bere e mangiare. Trattasi di una sindrome cronica causata da una risposta immunitaria dovuta all’ipersensibilità al glutine e agli alimenti che lo contengono.
Non me ne vogliano gli esperti per questa definizione molto semplificata (ma che dovrebbe rendere l’idea); per un argomento complesso come questo, le varianti sono tante, con toni spesso e volentieri sul frustrante-andante-con-gusto.

Il glutine – dal latino “gluten” = “colla” – per queste sue capacità “collanti” lo si può trovare ovunque, anche nello shampo. E così, come per il cibo, navigare nel mare magnum delle bevande alcoliche (e non), alla ricerca di quelle gluten free, è come passeggiare in un campo minato. Boom… Oops!

Ma torniamo ai cocktail con un pò di storia. La vicende documentate degli intrugli moderni risalgono al XVIII secolo, bisognerà però aspettare il XIX per il termine “cock-tail” [si pronuncia kok-teyl].
Ma la vera storia di queste pozioni pare inizi molto prima. Da attente ricerche fatte dallo scrittore e storico (anche dei drink) David Wondrich (per il suo libro “Punch: The Delight (and Dangers) of the Flowing Bowl”), pare sia il “Punch” appunto l’antenato degli attuali mixed drink, definito come il proto-cocktail.

L’autore fa risalire la prima menzione del termine punch in una lettera tra due commercianti inglesi della Compagnia delle Indie Orientali (era il 1632). Gli ingredienti suggeriti, per quella che potrebbe essere stata la proto-ricetta, erano: acquavite, acqua di rose e/o zucchero, e succo di agrumi. La medicina dell’epoca ne suggeriva una variante simile come cura per combattere lo scorbuto e veniva somministrata ai marinai di lungo corso. Pensate quanto saranno stati contenti!

Riguardo all’origine del nome. Cock-tail si può tradurre letteralmente “coda di gallo” ma tante sono le leggende legate al suo utilizzo. Come quella del Cock-tailing, la feccia delle botti.
Durante il periodo coloniale nordamericano, i tavernieri conservavano i liquori nelle loro botti originali. Una volta svuotate o quasi, i vari fondi – chiamati tailings – venivano versati in un’unica botte dotata di un rubinetto detto cock. L’intruglio delle fecce era servito come cock-tailing, con prezzi decisamente più economici.

Un’altra versione, quella accreditata dall’esperto Mr. Wondrich, è legata al mondo dei cavalli. Pare che tra alcuni commercianti (siamo nel XVIII secolo) ci fosse l’insidiosa pratica di inserire del peperoncino (o zenzero) nel didietro dei cavalli più stanchi, in modo che sembrassero più arzilli del solito… Mondo crudele!

Ma eccoci finalmente ai suggerimenti pratici, quindi “cin cin” e buona lettura!

Kit essenziale per cocktail

Largo all’improvvisazione, alle sostituzioni e modifiche del caso, ma un kit essenziale per cocktail (anche per quelli senza glutine) aiuta tanto.

La caratteristica di questo elenco è la sua praticità. Gli elementi qui elencati sono quelli che, col tempo, ho imparato ad apprezzare per la loro funzionalità, in qualsiasi momento e occasione: averli può fare la differenza. Come dice il proverbio: “Chi ben comincia è a metà dell’opera.”

Attrezzi per un kit essenziale per fare cocktail, anche senza glutine


Ecco gli elementi essenziali da avere a portata di mano, (con relative sostituzioni da ricercare in cucina):
  1. lo Shaker. È un recipiente formato da due o tre pezzi, che serve a mescolare, agitare e raffreddare i drink. Lo si può sostituire con un barattolo, o una bottiglia a collo largo; entrambe da preferire in vetro e con tappo a vite (tipo per passate o succhi di frutta). Termoresistente, mi raccomando.
  2. Il Jigger. Sono dei misurini per dosare con precisione gli ingredienti. Ce ne sono di varie forme e misure, quello con bicchierino doppio a forma di clessidra (più o meno capiente) torna sempre molto utile. Detto il giapponese, può contenere dai 30 ai 50 ml. Lo si potrebbe rimpiazzare con un bicchierino da caffè, ma l’investimento è talmente basso che conviene avere un jigger professionale.
  3. Lo Strainer. Copre una famiglia di colini che servono a filtrare i cocktail, ripulendoli da tutti quegli ingredienti di preparazione che vanno scartati, prima di servirli. Ce ne sono di due tipi: il Julep (ricorda un piccolo cucchiaio/mestolo forato, dal manico medio-corto), e lo Hawthorne, che oltre al filtro ha una corona che si adatta alla bocca del bicchiere dello shaker. In alternativa, un colino a maglia medio-piccola va benissimo: anche quello da tè.
  4. Il Bar Spoon, il cucchiaio da bar. In realtà copre una serie, spesso fantasiosa, di cucchiai e cucchiaini per mescolare e stratificare i drink. Attrezzi dal manico lungo per poter operare in bicchieri alti, il lato “cucchiaio” serve a dosare piccole quantità (da 1 a 5 ml circa), ma anche a rompere le zollette di zucchero. I cucchiaini da tè freddo sono perfetti.
  5. Il Muddler è un tipo un pestello da mortaio con finale in gomma, che serve per pestare erbe, spezie, frutta e altri ingredienti, anche nel bicchiere.
  6. Lo spremiagrumi: nomen omen. In casa sicuramente ce ne sarà uno, consiglio però di acquistare anche quello col doppio manico, dove si inserisce un mezzo limone/lime alla volta: oltre a ottenere il succo e trattenere i semi, riesce a estrarre dalla buccia anche quel po’ di oli essenziali molto caratterizzanti. Ricordatevi di controllare che le bucce degli agrumi che consumate siano edibili!
  7. Cucchiai misuratori. Sono set di cucchiai e cucchiaini che misurano da 1 a 15 ml, molto utili in cucina. Rappresentano un validissimo aiuto per dosare ingredienti che richiedono precisione e sono utilissimi se si vuole ridurre la quantità di alcolici in un mixed drink.
  8. I bicchieri. In teoria ogni cocktail dovrebbe avere un suo bicchiere ma, prima di lanciarsi negli acquisti, guarderei cosa c’è già in casa. Comunque, nella grande famiglia di questi contenitori ce ne sono un paio che giustificano un piccolo investimento.
    – C’è il bicchiere Martini, una coppa a forma conica tipicamente legata al cocktail omonimo, o al Cosmopolitan. È il bicchiere dal quale James Bond sorseggia il suo Vesper “agitato, non mescolato!”
    – Poi ci sono gli alti, tipo Highball o Collins (da 250 ml circa), tipico del Gin & Tonic, Rum & Coca o Mojito.

Tornano sempre comodi anche: un secchiello (molto capiente) con le pinze per il ghiaccio, un tagliere, un paio di coltelli e qualche posata, ma anche canovacci per assorbire e pulire.

Ecco il kit essenziale per fare cocktail in casa
Sono i pezzi necessari per lanciarsi nell’arte dei cocktail, averli può fare la differenza perché, come dice il proverbio: “Chi ben comincia è a metà dell’opera

>> Nota bene! D&R <<
D. Qual è la formula ideale per principiare nell’arte dei cocktail?
R. La proporzione 1:1:1 resta la migliore dalla quale partire.

  • 1 parte spiritosa [alcolica o non]
  • 1 parte frizzante [più o meno zuccherina]
  • 1 parte rigenerante [succo di limone o lime]

E poi c’è il ghiaccio, tanto ghiaccio!

Riguardo alle dosi, ci sono i millilitri (ml) o le once fluide (fl oz) ma, una volta afferrata la formula sopra, le proporzioni sono molto più velocemente applicabili. Specialmente se si esplora il vasto mondo internazionale dei cocktail.

Eccoci alle ricette. Quelle che troverete qui di seguito sono facili e veloci, adatte a chi è agli inizi, chi ha poco tempo o deve miscelare qualcosa all’ultimo momento, anche per ospiti improvvisi… Help please!

Gin & Tonic senza glutine

Il Gin & Tonic senza glutine è sicuramente tra i mixed drink più facili e veloci da fare – ed è uno dei miei preferiti.

Gli ingredienti essenziali per questo cocktail sono:

  1. il gin. Un tipo di distillato “bianco” frutto dell’infusione – in un alcol di base – di erbe e bacche tra le quali spicca il ginepro, poi nuovamente distillata. Il ginepro è l’elemento essenziale che, oltre a dare il nome, regala l’aroma distintivo al liquore.
    – Per chi deve bere senza glutine, il più sicuro pare sia il tipo London Dry, il cui capitolato di produzione non consente nessuna aggiunta dopo la distillazione finale (a parte l’acqua). Attenzione agli aromatizzati.
    – Per le versioni analcoliche, cercate solo quelle certificate “glutee free” o “senza glutine”. Altrimenti meglio diluire all’ennesima potenza il London Dry, o sostituirlo con un’infusione di bacche di ginepro.
  2. L’acqua tonica. In generale, dovrebbe contenere: acqua gassata, sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, acido citrico, benzoato di sodio (conservante), chinino, aromi naturali: ma quanta roba c’è.
    La nota Schweppes Tonic è gluten free. La Coca Cola, proprietaria del marchio, assicura che nessuna di queste bibite contiene glutine.
    Certo, non sarà super healthy ma fa comunque piacere sapere che, all’occorrenza, la possiamo bere.

“Nel caso vogliate sentirvi caloricamente meno in colpa, l’acqua frizzante è un ottimo sostituto sia delle bibite gassate che di altre bevande analcoliche zuccherate, lo dimostra la sua costante crescita di popolarità. Certo non sarà la stessa cosa, ma (anche loro) sono bollicine idratanti così dissetanti!”
(da “Le migliori bevande gassate senza glutine” un mio articolo che trovate nella sezione cucina de LeRosa, naturalmente)

Giornataccia? Un bicchiere con del ghiaccio, qualche goccia di spirito (alcolico o non), dell’acqua minerale frizzante, 1 spicchio di limone et voilà! il drink è pronto, ed è lì che vi dice: “Bevimi”. Come per la pozione magica che Alice trangugia nel paese delle meraviglie (di Lewis Carroll).
Magari non sarà la soluzione alle seccature della giornataccia, ma vi regalerà qualche istante di piacere intenso, che spesso basta (o ce lo facciamo bastare).

Ricette per Gin & Tonic Classico e Light

Quelle che seguono sono due ricette per Gin & Tonic Classico e Light. Sono facilissime e velocissime, tanto da poterle miscelare direttamente nel bicchiere.

Ingredienti per un Gin & Tonic Classico

  • 1 parte di gin (London Dry)
  • 2 parti di acqua tonica
  • 1 fettina di limone o lime (buccia edibile, mi raccomando)
    ghiaccio

Utensili e contenitori

  • Tagliere e coltellino affilato
  • misurini (jigger e cucchiaini misuratori),
  • bicchiere highball (altrimenti, calice da vino rosso o bicchireozzo per l’acqua)

Procedimento

  1. Riempite il bicchiere a metà con dei cubetti di ghiaccio,
  2. aggiungete prima il gin, poi l’acqua,
  3. quindi miscelate con un cucchiaino da tè.
  4. Inserite la fettina di limone (o lime) e…
  5. Cheers!

Per la versione “Light”:

  • la parte di gin si trasforma in 1 ml (da misurare con il cucchiaino misuratore più piccolo).
  • Versatelo nel bicchiere con il giaccio,
  • Riempite il bicchiere con acqua tonica (e/o acqua minerale frizzante).
  • Spremete un po’ di succo di limone e decorate.

>> Nota bene! <<

  • In virtù del fatto che tra i “tipo gin” analcolici non abbia trovato (almeno per il momento) nessun brand che sia certificato “senza glutine”, ho testato questa variante “Light” che contempla 1 ml di gin (37.5%) che, in un bicchierozzo di acqua e ghiaccio (200 – 250 ml circa), dovrebbe rappresentare lo 0.3% circa di alcol presente.
  • Mi raccomando non girate troppo con il cucchiaino, altrimenti perderete tante delle bollicine che rendono questo cocktail così rinfrescante.
  • Per ridurre lo zucchero, io aggiungo più acqua frizzante che tonica, con qualche goccia di limone in più per le sue note acidule che dissetano.
  • Per un tocco agrumato – più abboccato – si può aggiungere anche una fettina di arancia, il tipo tarocco è molto di effetto.

Grappa & Soda senza glutine

Della serie “più sono semplici e più ci piacciono” ecco il cocktail Grappa & Soda senza glutine. Più semplice di così!

Rispetto agli altri alcolici, sono pochi i mixed drink che utilizzano la grappa. Un tipo di distillato bianco, frutto della distillazione di vinacce (un mix di bucce e semi degli acini d’uva, più una piccolissima quantità di liquido più o meno fermentato).
Il prezioso frutto secondario alla produzione di vino, naturalmente senza glutine.

Di grappe ce ne sono tantissime e ognuna, in qualche modo, esprime il patrimonio aromatico del territorio di produzione. Solitamente degustata “liscia” e a fine pasto, è difficile raccomandarne una per cocktail (tuoni, fulmini e saette dei puristi).

Cosa bere se sei celiaca? La grappa “giovane”, dall’aspetto cristallino, potrebbe essere quella più sicura. Viene imbottigliata dopo un breve riposo in vasche d’acciaio, senza altri passaggi in botte o aromatizzazioni (dove è sempre presente il rischio contaminazione).

Acqua di cocco, succo di lime, qualche goccia di grappa per un cocktail senza glutine


Riguardo alla soda (o club soda). È un’acqua gassata, intensamente effervescente, infusa con dei minerali che le conferiscono quel certo non so che di sapido. Solitamente si tratta di: solfato di potassio, cloruro di sodio fosfato disodico, bicarbonato di sodio, (le quantità variano tra i produttori). La club soda da usare non deve contenere aromi.

Ricette per Grappa & Soda Classico e Light

Anche queste due ricette per Grappa & Soda Classico e Light (con acqua di cocco) si possono miscelare direttamente nel bicchiere.

Ingredienti per un Grappa & Soda Classico

  • 1 parte di grappa
  • 2 parti di soda
  • Succo di mezzo limone
  • Ghiaccio, da riempire il bicchiere

Utensili e contenitori

  • Tagliere e coltellino affilato
  • jigger e spremiagrumi manuale
  • cucchiaini misuratori
  • bicchiere highball (altrimenti, calice da vino rosso o bicchireozzo per l’acqua)

Procedimento

  1. Riempite il bicchiere di ghiaccio,
  2. aggiungete prima la grappa, poi il succo di limone
  3. quindi la soda.
  4. Miscelate con un cucchiaino da tè.
  5. Decorate con una fettina di limone

Riguardo alla versione “Light”. È un cocktail piacevolmente sapido, nato così, dopo aver assaggiato dell’acqua di cocco e scoperto di avere solo un fondo di grappa (giusto un cucchiaio).

L’acqua di cocco è il liquido ricavato dalle noci di cocco ancora verdi (giovani). Naturalmente ricca di sali minerali e vitamine ha caratteristiche che la rendono non solo idratante ma anche rigenerante, perfetta per un drink dopo sport.

Questo cocktail, anche se miscelabile direttamente nel bicchiere, è molto più interessante se shakerato. Decidete voi.

Ingredienti

  • 1 ml di grappa, da misurare con il cucchiaino misuratore più piccolo.
  • 1 parte di acqua di cocco
  • 1 parte di club soda
  • Succo di mezzo lime
  • Ghiaccio

Procedimento

  1. Riempite di ghiaccio il bicchiere dello shaker,
  2. aggiungete la goccia di grappa, poi il succo di lime, quindi l’acqua di cocco.
  3. Shakerate con energia per qualche secondo.
  4. Filtrate il contenuto nel bicchiere scelto e aggiungete la club soda.
  5. Mescolate con un cucchiaino e decorate con una fettina di lime.

E se non vi piacesse il gin o la grappa, quale alternativa usereste? Scrivetemi pure qui su LeRosa, a pié di post. Curiosità, varianti, o altri appetitosi suggerimenti per ricette di successo, sono sempre i benvenuti!

È tempo di Negroni!

Sempre della serie “più sono facili e più ci piacciono” è tempo di Negroni, questo italianissimo cocktail è verosimilmente uno dei mixed drink più consumati al mondo.

Cocktail senza glutine: è tempo di Negroni


Il Negroni è uno di quei classici facilissimi da fare, grazie alla proporzione universalmente riconosciuta come punto di riferimento dal quale principiare nell’arte dei mixed drink 1:1:1. Tre ingredienti + ghiaccio (in questo caso trattasi di gin, bitter e vermouth rosso in parti uguali), quattro mosse et voilà il drink è pronto.
Ça va sans dire che, proprio per la sua semplicità, serviranno ingredienti di buona qualità.

Anche se le leggendarie origini dei cocktail siano costantemente oggetto di dibattito, questa che segue è una versione tutta italiana, legata al bitter Campari. Di drink miscelati con questo liquore/bitter ce ne sono tanti, quella del Negroni segue le variazioni sul tema di un cocktail già esistente: il MiTo.

Creato nel 1860 circa, il Milano-Torino è un cocktail ispirato alle due città dove gli ingredienti principali erano prodotti (Campari e vermouth). Quando a questo cocktail fu aggiunta dell’acqua frizzante (soda o seltzer) e tanto ghiaccio diventò l’Americano. Il nome è verosimilmente legato all’essere il preferito dei nostri amici d’oltreoceano.

La denominazione Negroni la si collega al conte Camillo Negroni. Siamo a Firenze (Bar Casoni, 1919 circa), il conte, assiduo frequentatore, chiese qualcosa di più forte del tipico Americano. L’allora barman (Fosco Scarselli) decise di sostituire la soda con del gin, decorando il bicchiere con una fettina di arancia per distinguerlo dagli altri cocktail; questa nuova combinazione divenne la favorita del conte: il Negroni drink appunto.

C’è anche una versione d’oltralpe di questa storia… bien sûre. Pare infatti che il ramo francese della famiglia Negroni abbia informazioni a supporto del fatto che sia stato un loro antenato – il generale Pascal Olivier Comte de Negroni (1870) – a inventare un cocktail a base vermouth, punto di partenza per la versione moderna.
“Le storie sono tante, milioni di milioni…” ma questa è proprio un’altra storia!

Nel ampio fan club del drink ci sono i leggendari Orson Welles, tra i primi a parlarne. Era il 1947, lo scrittore era a Roma per un progetto e pare abbia detto “Gli amari sono ottimi per il tuo fegato, il gin ti fa male. Si bilanciano a vicenda”. Tra gli estimatori ci sono anche Ernest Hemingway e Anthony Bourdain, che spesso ne preparava in abbondanza per la troupe in trasferta.

Dai toni agrodolci, intensi ed erbacei (grazie al gin), il Negroni lo si descrive con tre aggettivi: amaro, audace e bello. Facile da preparare è il protagonista assoluto delle sere d’estate, e con le sue sfumature rosso-carmino gran passione è anche bello da vedere. Inter nos: in realtà è perfetto da gustare in ogni stagione.

È un cocktail tipicamente mescolato, non agitato. Anche se – non me ne vogliano i puristi – qualche leggera scossetta nello shaker dona al drink una delicata spuma, molto gradevole da sorseggiare.

Si serve nel bicchiere “Old fashioned”, un tumblr (piccolo vaso) a bocca larga, con una base spessa, ideale per mescolare ingredienti – liquidi e non – in cocktail come l’omonimo Old Fashioned. Il bicchiere è chiamato anche Rock o Lowball.

Ricette: Negroni Classico, Svegliato e Sbagliato

Ecco le tre varianti per cimentarsi nel miscelare i primi cocktail. Sono le ricette per il Negroni Classico (un must), seguito da quello Svegliato e lo Sbagliato. Naturalmente non potevano mancare le variazioni sul tema, tutte rigorosamente testate 😉

Parto con le indicazioni per la preparazione per poi elencare gli ingredienti, le sequenze sono talmente simili tra loro.

Generalmente ci sono due modi per servire questi cocktail: on the rock (su ghiaccio) o liscio (comunque raffreddato durante la miscelazione).

  • On the rock: basterà unire gli ingredienti nel bicchiere con del ghiaccio, mescolare il tutto e decorare con una sottile striscia di buccia d’arancia. La si attorciglia sopra il bicchiere così che gli aromi si distribuiscano sul drink e la si lascia lì come guarnizione.
  • Per il Negroni liscio, servono un mixing glass (bicchiere capiente o brocca vanno benissimo) riempito di ghiaccio. Mescolare bene gli ingredienti con un bar spoon (il cucchiaino a manico lungo) e filtrare in un bicchiere ghiacciato. La decorazione è la stessa (vedi on the rock).

Ingredienti e dosi per il Negroni CLASSICO
1 parte di gin
1 parte di Campari
1 parte di vermouth rosso

Ingredienti e dosi per il Negroni SVEGLIATO
1 parte gin
1 parte Campari
1 parte vermouth rosso
1/2 tazzina di caffè espresso/moka (freddo)

Ingredienti e dosi per il Negroni SBAGLIATO
1 parte Prosecco
1 parte Campari
1 parte vermouth rosso

Variazioni sul tema e note senza glutine

Ecco alcune variazioni sul tema e note senza glutine.

Variazioni:

  • una variante estiva potrebbe essere sostituire l’Aperol al Campari, è un bitter più leggero e meno amaro.
  • Anche vermouth o Campari lisci o on the rock sono ottimi. Attenzione però, restano comunque degli alcolici e potrebbero inebriarvi molto prima di quanto pensiate.
  • Per il cocktail “Americano”. Basta sostituire il gin o il Prosecco con dell’acqua frizzante (tipo club soda o seltzer). Altrimenti c’è il MiTo (Milano-Torino) composto solo da 1 parte di bitter e 1 di vermouth rosso.

Note:

  • le versioni con gin hanno il loro profilo legato alle note di ginepro, che regalano un cocktail brillante, dai toni aspri, riccamente erbaceo, con un finale amaro e morbido grazie al bitter e al vermouth rosso.
  • Sono cocktail dal tasso alcolico importante (i primi due dovrebbe essere intorno al 27% circa), qualcosa in meno per lo Sbagliato. Va da sé consumarli con moderazione.
  • Le note bitter agro-dolci dovrebbero migliorare la digestione, il che rende il Negroni un fantastico aperitivo pre-cena. Attenzione però ché oltre all’ebrezza c’è il rischio che vi venga proprio fame: mio nonno avrebbe detto “si è sviluppato l’appetito”.
  • È certo una questione di gusti, ma sempre più bevitori col tempo maturano una certa preferenza per i cocktail bitter-sour come questi.

Note senza glutine:

  • attenzione alla scelta del gin: il tipo London Dry è uno di quelli considerati “sicuri”. Altrimenti meglio se sia certificato “gluten-free”.
  • Se lo ordinate al bar, ricordatevi di avvertire i barman, così che possano prendere le giuste precauzioni per evitare al massimo le contaminazioni da glutine sempre presenti sui loro banconi e attrezzi.
  • Nel dubbio scegliete un drink confezionato dove ci sia scritto senza glutine. Potete anche consultare la mia guida a Liquori e distillati senza glutine da avere a portata di mano

Shakerato o miscelato? Bella domanda. Provateli in entrambi i modi e fatemi sapere cosa ne pensate. Nel frattempo vado a collaudare qualche variante analcolica: Cheers!

A questo punto non mi resta che ringraziarvi per aver letto sin qui, restate comunque sintonizzate, sono in arrivo tante altre ricette semplici e veloci da fare, più o meno salutari 😉