Cocktail senza glutine: cosa bere se sei celiaco

Cocktail senza glutine: cosa bere se sei celiaco | Bottiglie di liquori analcolici su scaffale | foto: ©ockstyle

Benvenute in questa mia guida pratica per scoprire, o approfondire, un argomento troppo poco trattato. Sto parlando dei cocktail senza glutine: cosa bere se sei celiaco.

Cosa bere se sei celiaco è una di quelle questioni che solo chi ha realizzato di non poter più consumare liberamente cibi e bevande si è posto e si pone ogni volta che esce. Nel dubbio, ho compilato questo vademecum sui cocktail senza glutine, per quei momenti dove – francamente – un buon drink può essere d’aiuto.

Cocktail, cos’è un cocktail? È una pozione composta da tre (o più) ingredienti che – miscelata o shakerata che sia – soddisfa e appaga quei momenti di sete che, oltre all’idratazione, richiedono un boost di benessere generale.
Nota bene – In presenza di due ingredienti si parla di “mixed drink”, ma in questo articolo userò i due termini con una certa libertà poetica. In assenza di alcol si chiamano “mocktail” (ovvero cocktail analcolico).

Cosa bere se sei celiaco (o intollerante al glutine, o allergico a qualche cereale che lo contiene)?

  • Idealmente, i distillati ottenuti da ingredienti naturalmente senza glutine sono i più sicuri, tipo brandy (dal vino), grappa (dalle vinacce), calvados (dal sidro di mele o pere)… la lista è lunga. Anche se, secondo l’AIC (Associazione Italiana Celiachia) il processo di distillazione dei cereali glutinati non faccia “passare” il glutine nell’alcol che ne deriva. Sempre che il processo segua regole ferree per evitare il rischio contaminazione continuamente in agguato.
  • Più complessa la scelta, se si tratta delle nuove bevande non alcoliche legate al mondo dei cocktail: in realtà sono dei mix dove, spesso e volentieri, le ricette sono segretissime e (almeno per il momento) nessuno ha certificato le loro pozioni come glutee free.

La sensibilità al glutine è una questione personale che, come nel caso della celiachia, richiede molta attenzione nel ricercare cosa bere e mangiare. Trattasi di una sindrome cronica causata da una risposta immunitaria dovuta all’ipersensibilità al glutine e agli alimenti che lo contengono.
Non me ne vogliano gli esperti per questa definizione molto semplificata (ma che dovrebbe rendere l’idea); per un argomento complesso come questo, le varianti sono tante, con toni spesso e volentieri sul frustrante-andante-con-gusto.

Il glutine – dal latino “gluten” = “colla” – per queste sue capacità “collanti” lo si può trovare ovunque, anche nello shampo. E così, come per il cibo, navigare nel mare magnum delle bevande alcoliche (e non), alla ricerca di quelle gluten free, è come passeggiare in un campo minato. Boom… Oops!

Ma torniamo ai cocktail con un pò di storia. La vicende documentate degli intrugli moderni risalgono al XVIII secolo, bisognerà però aspettare il XIX per il termine “cock-tail” [si pronuncia kok-teyl].
Ma la vera storia di queste pozioni pare inizi molto prima. Da attente ricerche fatte dallo scrittore e storico (anche dei drink) David Wondrich (per il suo libro “Punch: The Delight (and Dangers) of the Flowing Bowl”), pare sia il “Punch” appunto l’antenato degli attuali mixed drink, definito come il proto-cocktail.

L’autore fa risalire la prima menzione del termine punch in una lettera tra due commercianti inglesi della Compagnia delle Indie Orientali (era il 1632). Gli ingredienti suggeriti, per quella che potrebbe essere stata la proto-ricetta, erano: acquavite, acqua di rose e/o zucchero, e succo di agrumi. La medicina dell’epoca ne suggeriva una variante simile come cura per combattere lo scorbuto e veniva somministrata ai marinai di lungo corso. Pensate quanto saranno stati contenti!

Riguardo all’origine del nome. Cock-tail si può tradurre letteralmente “coda di gallo” ma tante sono le leggende legate al suo utilizzo. Come quella del Cock-tailing, la feccia delle botti.
Durante il periodo coloniale nordamericano, i tavernieri conservavano i liquori nelle loro botti originali. Una volta svuotate o quasi, i vari fondi – chiamati tailings – venivano versati in un’unica botte dotata di un rubinetto detto cock. L’intruglio delle fecce era servito come cock-tailing, con prezzi decisamente più economici.

Un’altra versione, quella accreditata dall’esperto Mr. Wondrich, è legata al mondo dei cavalli. Pare che tra alcuni commercianti (siamo nel XVIII secolo) ci fosse l’insidiosa pratica di inserire del peperoncino (o zenzero) nel didietro dei cavalli più stanchi, in modo che sembrassero più arzilli del solito… Mondo crudele!

Ma eccoci finalmente ai suggerimenti pratici, quindi “cin cin” e buona lettura!

Kit essenziale per cocktail

Largo all’improvvisazione, alle sostituzioni e modifiche del caso, ma un kit essenziale per cocktail (anche per quelli senza glutine) aiuta tanto.

La caratteristica di questo elenco è la sua praticità. Gli elementi qui elencati sono quelli che, col tempo, ho imparato ad apprezzare per la loro funzionalità, in qualsiasi momento e occasione: averli può fare la differenza. Come dice il proverbio: “Chi ben comincia è a metà dell’opera.”

Attrezzi per un kit essenziale per fare cocktail, anche senza glutine
Ecco gli elementi essenziali da avere a portata di mano, (con relative sostituzioni da ricercare in cucina):

  1. lo Shaker. È un recipiente formato da due o tre pezzi, che serve a mescolare, agitare e raffreddare i drink. Lo si può sostituire con un barattolo, o una bottiglia a collo largo; entrambe da preferire in vetro e con tappo a vite (tipo per passate o succhi di frutta). Termoresistente, mi raccomando.
  2. Il Jigger. Sono dei misurini per dosare con precisione gli ingredienti. Ce ne sono di varie forme e misure, quello con bicchierino doppio a forma di clessidra (più o meno capiente) torna sempre molto utile. Detto il giapponese, può contenere dai 30 ai 50 ml. Lo si potrebbe rimpiazzare con un bicchierino da caffè, ma l’investimento è talmente basso che conviene avere un jigger professionale.
  3. Lo Strainer. Copre una famiglia di colini che servono a filtrare i cocktail, ripulendoli da tutti quegli ingredienti di preparazione che vanno scartati, prima di servirli. Ce ne sono di due tipi: il Julep (ricorda un piccolo cucchiaio/mestolo forato, dal manico medio-corto), e lo Hawthorne, che oltre al filtro ha una corona che si adatta alla bocca del bicchiere dello shaker. In alternativa, un colino a maglia medio-piccola va benissimo: anche quello da tè.
  4. Il Bar Spoon, il cucchiaio da bar. In realtà copre una serie, spesso fantasiosa, di cucchiai e cucchiaini per mescolare e stratificare i drink. Attrezzi dal manico lungo per poter operare in bicchieri alti, il lato “cucchiaio” serve a dosare piccole quantità (da 1 a 5 ml circa), ma anche a rompere le zollette di zucchero. I cucchiaini da tè freddo sono perfetti.
  5. Il Muddler è un tipo un pestello da mortaio con finale in gomma, che serve per pestare erbe, spezie, frutta e altri ingredienti, anche nel bicchiere.
  6. Lo spremiagrumi: nomen omen. In casa sicuramente ce ne sarà uno, consiglio però di acquistare anche quello col doppio manico, dove si inserisce un mezzo limone/lime alla volta: oltre a ottenere il succo e trattenere i semi, riesce a estrarre dalla buccia anche quel po’ di oli essenziali molto caratterizzanti. Ricordatevi di controllare che le bucce degli agrumi che consumate siano edibili!
  7. Cucchiai misuratori. Sono set di cucchiai e cucchiaini che misurano da 1 a 15 ml, molto utili in cucina. Rappresentano un validissimo aiuto per dosare ingredienti che richiedono precisione e sono utilissimi se si vuole ridurre la quantità di alcolici in un mixed drink.
  8. I bicchieri. In teoria ogni cocktail dovrebbe avere un suo bicchiere ma, prima di lanciarsi negli acquisti, guarderei cosa c’è già in casa. Comunque, nella grande famiglia di questi contenitori ce ne sono un paio che giustificano un piccolo investimento.
    – C’è il bicchiere Martini, una coppa a forma conica tipicamente legata al cocktail omonimo, o al Cosmopolitan. È il bicchiere dal quale James Bond sorseggia il suo Vesper “agitato, non mescolato!”
    – Poi ci sono gli alti, tipo Highball o Collins (da 250 ml circa), tipico del Gin & Tonic, Rum & Coca o Mojito.

Tornano sempre comodi anche: un secchiello (molto capiente) con le pinze per il ghiaccio, un tagliere, un paio di coltelli e qualche posata, ma anche canovacci per assorbire e pulire.

Ecco il kit essenziale per fare cocktail in casa
Sono i pezzi necessari per lanciarsi nell’arte dei cocktail, averli può fare la differenza perché, come dice il proverbio: “Chi ben comincia è a metà dell’opera

>> Nota bene! D&R <<
D. Qual è la formula ideale per principiare nell’arte dei cocktail?
R. La proporzione 1:1:1 resta la migliore dalla quale partire.

  • 1 parte spiritosa [alcolica o non]
  • 1 parte frizzante [più o meno zuccherina]
  • 1 parte rigenerante [succo di limone o lime]

E poi c’è il ghiaccio, tanto ghiaccio!

Riguardo alle dosi, ci sono i millilitri (ml) o le once fluide (fl oz) ma, una volta afferrata la formula sopra, le proporzioni sono molto più velocemente applicabili. Specialmente se si esplora il vasto mondo internazionale dei cocktail.

Eccoci alle ricette. Quelle che troverete qui di seguito sono facili e veloci, adatte a chi è agli inizi, chi ha poco tempo o deve miscelare qualcosa all’ultimo momento, anche per ospiti improvvisi… Help please!

Gin & Tonic senza glutine

Il Gin & Tonic senza glutine è sicuramente tra i mixed drink più facili e veloci da fare – ed è uno dei miei preferiti.

Gli ingredienti essenziali per questo cocktail sono:

  1. il gin. Un tipo di distillato “bianco” frutto dell’infusione – in un alcol di base – di erbe e bacche tra le quali spicca il ginepro, poi nuovamente distillata. Il ginepro è l’elemento essenziale che, oltre a dare il nome, regala l’aroma distintivo al liquore.
    – Per chi deve bere senza glutine, il più sicuro pare sia il tipo London Dry, il cui capitolato di produzione non consente nessuna aggiunta dopo la distillazione finale (a parte l’acqua). Attenzione agli aromatizzati.
    – Per le versioni analcoliche, cercate solo quelle certificate “glutee free” o “senza glutine”. Altrimenti meglio diluire all’ennesima potenza il London Dry, o sostituirlo con un’infusione di bacche di ginepro.
  2. L’acqua tonica. In generale, dovrebbe contenere: acqua gassata, sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, acido citrico, benzoato di sodio (conservante), chinino, aromi naturali: ma quanta roba c’è.
    La nota Schweppes Tonic è gluten free. La Coca Cola, proprietaria del marchio, assicura che nessuna di queste bibite contiene glutine.
    Certo, non sarà super healthy ma fa comunque piacere sapere che, all’occorrenza, la possiamo bere.

“Nel caso vogliate sentirvi caloricamente meno in colpa, l’acqua frizzante è un ottimo sostituto sia delle bibite gassate che di altre bevande analcoliche zuccherate, lo dimostra la sua costante crescita di popolarità. Certo non sarà la stessa cosa, ma (anche loro) sono bollicine idratanti così dissetanti!”
(da “Le migliori bevande gassate senza glutine” un mio articolo che trovate nella sezione cucina de LeRosa, naturalmente)

Giornataccia? Un bicchiere con del ghiaccio, qualche goccia di spirito (alcolico o non), dell’acqua minerale frizzante, 1 spicchio di limone et voilà! il drink è pronto, ed è lì che vi dice: “Bevimi”. Come per la pozione magica che Alice trangugia nel paese delle meraviglie (di Lewis Carroll).
Magari non sarà la soluzione alle seccature della giornataccia, ma vi regalerà qualche istante di piacere intenso, che spesso basta (o ce lo facciamo bastare).

Ricette per Gin & Tonic Classico e Light

Tra i Cocktail senza glutine: cosa bere se sei celiaco, quelle che seguono sono due ricette per Gin & Tonic Classico e Light. Sono facilissime e velocissime, tanto da poterle miscelare direttamente nel bicchiere.

Ingredienti per un Gin & Tonic Classico

  • 1 parte di gin (London Dry)
  • 2 parti di acqua tonica
  • 1 fettina di limone o lime (buccia edibile, mi raccomando)
    ghiaccio

Utensili e contenitori

  • Tagliere e coltellino affilato
  • misurini (jigger e cucchiaini misuratori),
  • bicchiere highball (altrimenti, calice da vino rosso o bicchireozzo per l’acqua)

Procedimento

  1. Riempite il bicchiere a metà con dei cubetti di ghiaccio,
  2. aggiungete prima il gin, poi l’acqua,
  3. quindi miscelate con un cucchiaino da tè.
  4. Inserite la fettina di limone (o lime) e…
  5. Cheers!

Per la versione “Light”:

  • la parte di gin si trasforma in 1 ml (da misurare con il cucchiaino misuratore più piccolo).
  • Versatelo nel bicchiere con il giaccio,
  • Riempite il bicchiere con acqua tonica (e/o acqua minerale frizzante).
  • Spremete un po’ di succo di limone e decorate.

>> Nota bene! <<

  • In virtù del fatto che tra i “tipo gin” analcolici non abbia trovato (almeno per il momento) nessun brand che sia certificato “senza glutine”, ho testato questa variante “Light” che contempla 1 ml di gin (37.5%) che, in un bicchierozzo di acqua e ghiaccio (200 – 250 ml circa), dovrebbe rappresentare lo 0.3% circa di alcol presente.
  • Mi raccomando non girate troppo con il cucchiaino, altrimenti perderete tante delle bollicine che rendono questo cocktail così rinfrescante.
  • Per ridurre lo zucchero, io aggiungo più acqua frizzante che tonica, con qualche goccia di limone in più per le sue note acidule che dissetano.
  • Per un tocco agrumato – più abboccato – si può aggiungere anche una fettina di arancia, il tipo tarocco è molto di effetto.

Grappa & Soda senza glutine

Della serie “più sono semplici e più ci piacciono” ecco il cocktail Grappa & Soda senza glutine. Più semplice di così!

Rispetto agli altri alcolici, sono pochi i mixed drink che utilizzano la grappa. Un tipo di distillato bianco, frutto della distillazione di vinacce (un mix di bucce e semi degli acini d’uva, più una piccolissima quantità di liquido più o meno fermentato).
Il prezioso frutto secondario alla produzione di vino, naturalmente senza glutine.

Di grappe ce ne sono tantissime e ognuna, in qualche modo, esprime il patrimonio aromatico del territorio di produzione. Solitamente degustata “liscia” e a fine pasto, è difficile raccomandarne una per cocktail (tuoni, fulmini e saette dei puristi).

Cosa bere se sei celiaca? La grappa “giovane”, dall’aspetto cristallino, potrebbe essere quella più sicura. Viene imbottigliata dopo un breve riposo in vasche d’acciaio, senza altri passaggi in botte o aromatizzazioni (dove è sempre presente il rischio contaminazione).

Acqua di cocco, succo di lime, qualche goccia di grappa per un cocktail senza glutine
Riguardo alla soda (o club soda). È un’acqua gassata, intensamente effervescente, infusa con dei minerali che le conferiscono quel certo non so che di sapido. Generalmente si tratta di: solfato di potassio, cloruro di sodio fosfato disodico, bicarbonato di sodio, (le quantità variano tra i produttori). La club soda da usare non deve contenere aromi.

Ricette per Grappa & Soda Classico e Light

Anche queste due ricette per Grappa & Soda Classico e Light (con acqua di cocco) si possono miscelare direttamente nel bicchiere, perché è importante sapere cosa bere se sei celiaco.

Ingredienti per un Grappa & Soda Classico

  • 1 parte di grappa
  • 2 parti di soda
  • Succo di mezzo limone
  • Ghiaccio, da riempire il bicchiere

Utensili e contenitori

  • Tagliere e coltellino affilato
  • jigger e spremiagrumi manuale
  • cucchiaini misuratori
  • bicchiere highball (altrimenti, calice da vino rosso o bicchireozzo per l’acqua)

Procedimento

  1. Riempite il bicchiere di ghiaccio,
  2. aggiungete prima la grappa, poi il succo di limone
  3. quindi la soda.
  4. Miscelate con un cucchiaino da tè.
  5. Decorate con una fettina di limone

Riguardo alla versione “Light”. È un cocktail piacevolmente sapido, nato così, dopo aver assaggiato dell’acqua di cocco e scoperto di avere solo un fondo di grappa (giusto un cucchiaio).

L’acqua di cocco è il liquido ricavato dalle noci di cocco ancora verdi (giovani). Naturalmente ricca di sali minerali e vitamine ha caratteristiche che la rendono non solo idratante ma anche rigenerante, perfetta per un drink dopo sport.

Questo cocktail, anche se miscelabile direttamente nel bicchiere, è molto più interessante se shakerato. Decidete voi.

Ingredienti

  • 1 ml di grappa, da misurare con il cucchiaino misuratore più piccolo.
  • 1 parte di acqua di cocco
  • 1 parte di club soda
  • Succo di mezzo lime
  • Ghiaccio

Procedimento

  1. Riempite di ghiaccio il bicchiere dello shaker,
  2. aggiungete la goccia di grappa, poi il succo di lime, quindi l’acqua di cocco.
  3. Shakerate con energia per qualche secondo.
  4. Filtrate il contenuto nel bicchiere scelto e aggiungete la club soda.
  5. Mescolate con un cucchiaino e decorate con una fettina di lime.

E se non vi piacesse il gin o la grappa, quale alternativa usereste? Scrivetemi pure qui su LeRosa, a pié di post. Curiosità, varianti, o altri appetitosi suggerimenti per ricette di successo, sono sempre i benvenuti!

È tempo di Negroni!

Sempre della serie cosa bere se sei celiaco, è tempo di Negroni, questo italianissimo cocktail è verosimilmente uno dei mixed drink più consumati al mondo. Anche questo rientra nella categoria “più sono facili e più ci piacciono”.

Cocktail senza glutine: è tempo di Negroni
Il Negroni è uno di quei classici facilissimi da fare, grazie alla proporzione universalmente riconosciuta come punto di riferimento dal quale principiare nell’arte dei mixed drink 1:1:1. Tre ingredienti + ghiaccio (in questo caso trattasi di gin, bitter e vermouth rosso in parti uguali), quattro mosse et voilà il drink è pronto.
Ça va sans dire che, proprio per la sua semplicità, serviranno ingredienti di buona qualità.

Anche se le leggendarie origini dei cocktail siano costantemente oggetto di dibattito, questa che segue è una versione tutta italiana, legata al bitter Campari. Di drink miscelati con questo liquore/bitter ce ne sono tanti, quella del Negroni segue le variazioni sul tema di un cocktail già esistente: il MiTo.

Creato nel 1860 circa, il Milano-Torino è un cocktail ispirato alle due città dove gli ingredienti principali erano prodotti (Campari e vermouth). Quando a questo cocktail fu aggiunta dell’acqua frizzante (soda o seltzer) e tanto ghiaccio diventò l’Americano. Il nome è verosimilmente legato all’essere il preferito dei nostri amici d’oltreoceano.

La denominazione Negroni la si collega al conte Camillo Negroni. Siamo a Firenze (Bar Casoni, 1919 circa), il conte, assiduo frequentatore, chiese qualcosa di più forte del tipico Americano. L’allora barman (Fosco Scarselli) decise di sostituire la soda con del gin, decorando il bicchiere con una fettina di arancia per distinguerlo dagli altri cocktail; questa nuova combinazione divenne la favorita del conte: il Negroni drink appunto.

C’è anche una versione d’oltralpe di questa storia… bien sûre. Pare infatti che il ramo francese della famiglia Negroni abbia informazioni a supporto del fatto che sia stato un loro antenato – il generale Pascal Olivier Comte de Negroni (1870) – a inventare un cocktail a base vermouth, punto di partenza per la versione moderna.
“Le storie sono tante, milioni di milioni…” ma questa è proprio un’altra storia!

Nel ampio fan club del drink ci sono i leggendari Orson Welles, tra i primi a parlarne. Era il 1947, lo scrittore era a Roma per un progetto e pare abbia detto “Gli amari sono ottimi per il tuo fegato, il gin ti fa male. Si bilanciano a vicenda”. Tra gli estimatori ci sono anche Ernest Hemingway e Anthony Bourdain, che spesso ne preparava in abbondanza per la troupe in trasferta.

Dai toni agrodolci, intensi ed erbacei (grazie al gin), il Negroni lo si descrive con tre aggettivi: amaro, audace e bello. Facile da preparare è il protagonista assoluto delle sere d’estate, e con le sue sfumature rosso-carmino gran passione è anche bello da vedere. Inter nos: in realtà è perfetto da gustare in ogni stagione.

È un cocktail tipicamente mescolato, non agitato. Anche se – non me ne vogliano i puristi – qualche leggera scossetta nello shaker dona al drink una delicata spuma, molto gradevole da sorseggiare.

Si serve nel bicchiere “Old fashioned”, un tumblr (piccolo vaso) a bocca larga, con una base spessa, ideale per mescolare ingredienti – liquidi e non – in cocktail come l’omonimo Old Fashioned. Il bicchiere è chiamato anche Rock o Lowball.

Ricette: Negroni Classico, Svegliato e Sbagliato

Ecco le tre varianti per cimentarsi nel miscelare i primi cocktail. Sono le ricette per il Negroni Classico (un must), seguito da quello Svegliato e lo Sbagliato. Naturalmente non potevano mancare le variazioni sul tema, tutte rigorosamente testate 😉

Parto con le indicazioni per la preparazione per poi elencare gli ingredienti, le sequenze sono talmente simili tra loro.

Generalmente ci sono due modi per servire questi cocktail: on the rock (su ghiaccio) o liscio (comunque raffreddato durante la miscelazione).

  • On the rock: basterà unire gli ingredienti nel bicchiere con del ghiaccio, mescolare il tutto e decorare con una sottile striscia di buccia d’arancia. La si attorciglia sopra il bicchiere così che gli aromi si distribuiscano sul drink e la si lascia lì come guarnizione.
  • Per il Negroni liscio, servono un mixing glass (bicchiere capiente o brocca vanno benissimo) riempito di ghiaccio. Mescolare bene gli ingredienti con un bar spoon (il cucchiaino a manico lungo) e filtrare in un bicchiere ghiacciato. La decorazione è la stessa (vedi on the rock).

Ingredienti e dosi per il Negroni CLASSICO
1 parte di gin
1 parte di Campari
1 parte di vermouth rosso

Ingredienti e dosi per il Negroni SVEGLIATO
1 parte gin
1 parte Campari
1 parte vermouth rosso
1/2 tazzina di caffè espresso/moka (freddo)

Ingredienti e dosi per il Negroni SBAGLIATO
1 parte Prosecco
1 parte Campari
1 parte vermouth rosso

Negroni: variazioni sul tema e note senza glutine

Ecco alcune variazioni sul tema e note senza glutine.

Variazioni:

  • una variante estiva potrebbe essere sostituire l’Aperol al Campari, è un bitter più leggero e meno amaro.
  • Anche vermouth o Campari lisci o on the rock sono ottimi. Attenzione però, restano comunque degli alcolici e potrebbero inebriarvi molto prima di quanto pensiate.
  • Per il cocktail “Americano”. Basta sostituire il gin o il Prosecco con dell’acqua frizzante (tipo club soda o seltzer). Altrimenti c’è il MiTo (Milano-Torino) composto solo da 1 parte di bitter e 1 di vermouth rosso.

Note:

  • le versioni con gin hanno il loro profilo legato alle note di ginepro, che regalano un cocktail brillante, dai toni aspri, riccamente erbaceo, con un finale amaro e morbido grazie al bitter e al vermouth rosso.
  • Sono cocktail dal tasso alcolico importante (i primi due dovrebbe essere intorno al 27% circa), qualcosa in meno per lo Sbagliato. Va da sé consumarli con moderazione.
  • Le note bitter agro-dolci dovrebbero migliorare la digestione, il che rende il Negroni un fantastico aperitivo pre-cena. Attenzione però ché oltre all’ebrezza c’è il rischio che vi venga proprio fame: mio nonno avrebbe detto “si è sviluppato l’appetito”.
  • È certo una questione di gusti, ma sempre più bevitori col tempo maturano una certa preferenza per i cocktail bitter-sour come questi.

Note senza glutine:

  • attenzione alla scelta del gin: il tipo London Dry è uno di quelli considerati “sicuri”. Altrimenti meglio se sia certificato “gluten-free”.
  • Se lo ordinate al bar, ricordatevi di avvertire i barman, così che possano prendere le giuste precauzioni per evitare al massimo le contaminazioni da glutine sempre presenti sui loro banconi e attrezzi.
  • Nel dubbio scegliete un drink confezionato dove ci sia scritto senza glutine. Potete anche consultare la mia guida a Liquori e distillati senza glutine da avere a portata di mano

Shakerato o miscelato? Bella domanda. Provateli in entrambi i modi e fatemi sapere cosa ne pensate. Nel frattempo vado a collaudare qualche variante analcolica: Cheers!

Julep: menta & Co. senza glutine

Siamo arrivate ai facilissimi Julep: menta & Co… senza glutine (e compagnia bella perché le varianti sono tante).

Il Julep è considerato un classico estivo tutto americano che trova le sue origini durante la seconda metà del XVIII secolo nel sud degli Stati Uniti.

Il termine “julep”, nella sua accezione moderna, si riferisce a cocktail piuttosto dolci, con una componente spiritosa (liquore, vino o vino fortificato) diluita con ghiaccio tritato. Questi drink si servono in tazza metallica (tipica del Mint Julep), altrimenti in bicchieri alti tipo i Collins.

Cocktail senza glutine: Julep alla menta & Co. (Mint Julep) in tazza di rame

Ma la storia del termine adottato per questo cocktail affonda le sue radici tra l’antica Persia (col nome di “gulab“) e l’Arabia Felix (“julab“), o giù di lì (c’è sempre spazio per variazioni sul tema). Qui, con questi nomi si serviva una bevanda medicinale a base di acqua di rose. E se l’ha ordinato il dottore 😉

Nel suo non breve excursus temporale, il julab dalla Persia pare abbia viaggiato verso l’Europa (l’approdo più accreditato sembra essere nel sud della Francia). Siamo nel tardo XIV secolo, quando la ricerca di elisir salutari occupava il tempo dei monaci di tutta Europa.
Qui ritroviamo il drink con il temine francese “julep” (dal latino “julapium”) che indicava sciroppi medicinali infusi con fiori ed erbe. Ed è a questo punto che tra gli ingredienti, oltre ai petali di rosa, è apparsa la menta.

Per il drink americano bisognerà aspettare la fine del XVIII secolo (1787 circa) quando il Julep, attraversato l’Atlantico – tra Louisiana e Kentucky – inizia il suo percorso di cocktail conosciuto ai giorni nostri.

Un primo riferimento al Julep è nel Comus, un masque (o poesia di corte) scritto da John Milton nel 1634: “E guarda prima questo julep cordiale qui,/ Che brilla e fluttua nella sua barriera di cristallo,/ Con spiriti di conforto mescolati a sciroppi profumati.

[La mia traduzione non credo renda giustizia ai versi originali, che qui includo: “And first behold this cordial julep here,/ That flames and dances in his crystal bounds,/ With spirits of balm and fragrant syrups mixed.”]

Mint Julep, la ricetta

Riguardo al Mint Julep, la ricetta, fresca e dissetante, oltre a menta e zucchero, utilizza come ingrediente “spiritoso” il bourbon, un tipo di whisky tipico del Kentucky.

Si dice che tutto il bourbon sia whisky, ma non tutto il whisky è bourbon, quest’ultimo deve essere prodotto dalla distillazione di un mix dove il mais (51% minimo) la fa da padrone, seguito di solito da segale (o frumento) e malto d’orzo.

Ma il bourbon è senza glutine? Bella domanda. L’AIC (Associazione Italiana Celiachia) – che segue attentamente il mercato dei prodotti per celiaci – afferma che il processo di distillazione elimina il glutine.
In generale il bourbon – una volta distillato – farà un passaggio in botti di rovere nuove tostate per un minimo di due anni, e non può includere né additivi né coloranti. Riducendo al minimo i rischi di contaminazione incrociata.
Quindi, in teoria si può consumare, purché il prodotto che scegliamo sia bourbon puro e distillato.

Tuttavia, il rischio di contaminazione durante la produzione è sempre presente, meglio procedere con cautela e magari chiedere direttamente all’azienda di produzione (per quel che possibile). Ci sono però anche delle versioni di bourbon 100% senza glutine, in quanto distillati da una base di solo mais.

“Le vecchie abitudini, anche se cattive, turbano meno delle cose nuove e inconsuete. Tuttavia, talvolta è necessario cambiare, passando gradualmente alle cose inconsuete.” (Ippocrate)

Come si fa il Mint Julep? Ecco la ricetta.

Ingredienti per due drink

  • 50 ml Bourbon (Whisky)
  • 10 ml sciroppo semplice (1:1) segue ricetta
  • 8 foglioline di menta
  • 2 ciuffetti di menta a bicchiere (decorazione)
  • qualche goccia di Angostura (il tipo base è senza glutine)
  • ghiaccio tritato: tanto

Utensili
Shaker (facoltativo) o bicchiere, jigger, cucchiaini misuratori, bar spoon per miscelare.

Procedimento

  1. Preparate i bicchieri che userete per godervi il drink con 2 foglioline di menta ognuno, poi riempiti di ghiaccio tritato.
  2. Nel bicchiere dello shaker mettete 4 foglioline di menta, lo sciroppo e il ghiaccio.
  3. Shakerate per una decina di secondi e filtrate il drink nei bicchieri già pronti.
  4. Decorate con qualche goccia di Angostura (facoltativo) e il ciuffetto di menta.

Cheers!

Note senza glutine
L’ho provato con dell’Hudson Baby Bourbon che è di solo mais: delizioso.

Sciroppo semplice (1:1)

Ecco come si fa lo sciroppo semplice.
Ingredienti

  • 1 parte di zucchero
  • 1 parte di acqua

Procedimento

  1. Mettete i due ingredienti in una casseruola. Riscaldate lentamente e lasciate sobbollire fin quando lo zucchero si sia sciolto.
  2. A questo punto spegnete e fate raffreddare. Più semplice di così!

Per lo zucchero, si tende a usare il bianco, ne risulta uno sciroppo dolce ma neutro. Si può però utilizzare del Demerara che, grazie alla sua tostatura, darà delle note aromatiche più esotiche (molto vicine all’aroma di rum).

Julep al pompelmo e miele di melata (analcolico)

La ricetta per questo Julep al pompelmo e miele di melata (analcolico) è, come al solito, il frutto di un esperimento impromptu.
In questa versione deliziosamente rinfrescante e analcolica ci sono sia il tocco tonificante della menta fresca che la sferzata rivitalizzante (con effetto dissetante) del succo di pompelmo e dei lamponi freschi. In più ci sono i toni del miele di melata che ricordano un po’ il bourbon e non ne dovrebbero far sentire la mancanza (il condizionale è d’obbligo).

Ingredienti per due drink

  • 100 ml succo di pompelmo fresco
  • 10 ml di sciroppo semplice (1:1)
  • 2 cucchiaini di miele di melata
  • 8 lamponi freschi
  • 8 foglie di menta fresca
  • ghiaccio tritato: tanto
  • 2 striscioline di buccia di pompelmo (decorazione)
  • 2 rametti di menta fresca (decorazione)

Utensili
Shaker (facoltativo) o bicchiere, jigger, cucchiaini misuratori, pela agrumi, bar spoon per miscelare.

Procedimento

  1. Preparate i bicchieri che userete per godervi il drink con 2 foglioline di menta e 2 lamponi in ognuno, riempiti di ghiaccio tritato.
  2. Nel bicchiere dello shaker mettete i primi quattro ingredienti + 4 lamponi e 4 foglioline di menta. Riempite di ghiaccio e shakerate per una decina di secondi.
  3. Filtrate nei bicchieri già pronti, decorate e gustate il drink con una cannuccia. Alla salute!

Suggerimenti e varianti

  • Sciroppo semplice o zucchero e acqua?
    A meno che non vogliate sentire sotto i denti i granelli di zucchero, lo sciroppo è la soluzione migliore, ed è facilissimo da fare (vedi ricetta sopra).
  • Miscelato o shakerato?
    Miscelarlo è semplice ma io lo preferisco shakerato. È come se i sapori si armonizzassero molto meglio: provare per credere! Mi raccomando siate veloci nel preparare sia i bicchieri che il cocktail, il ghiaccio tritato si scioglie rapidamente.
  • A proposito della mentuccia.
    L’errore più comune nel fare i julep è pestare troppo energicamente le delicate foglie di menta (che così facendo rilasciano il loro amertume). Invece, basta dare una pressione decisa nel fondo del bicchiere, abbastanza per rilasciare il suo bouquet aromatico, o shakerare il drink direttamente, ed evitare il pestaggio 😉
  • Riguardo ai liquori.
    A me piace tantissimo con il gin, ma si può osare: largo all’improvvisazione (basta che ci sia della menta).

It’s Mojito Time!

Sempre della serie “più sono facili e più ci piacciono” It’s Mojito Time! Ecco un altro cocktail noto per le sue caratteristiche rinfrescanti e la sua semplicità di esecuzione, ma anche per la facilità di acquisire le materie prime: zucchero, rum, mentuccia, acqua frizzante, con l’assist del ghiaccio.

Cocktail senza glutine: Bicchiere di Mojito sulla spiaggia
Capire chi ha inventato il Mojito è un po’ come cercare un ago in un pagliaio. Il viaggio di questo drink principia a Cuba, anche se le origini esatte del cocktail e del suo nome si perdono nel tempo.

Seguendo i percorsi dell’esplorazione e conquista delle Americhe (dal XVI secolo in poi), lo si fa risalire al 1586 con una bevanda terapeurica chiamata Draque o Drake (in onore di Sir Francis Drake), somministrata per il suo presunto valore medicinale contro febbre, raffreddore, ma anche colera.

La ricetta contemplava un mix di:

  • aguardiente di canna da zucchero – un acquavite precursora (o precorritrice) del rum;
  • zucchero, lime e
  • hierbabuena. Letteralmente si traduce come “erba buona”, ed è un tipo di menta tra quella piperita e la Mentha Spicata L., della famiglia delle Lamiacaee, dov’è in compagnia di altre erbe aromatiche come origano, rosmarino, salvia, basilico, timo… la lista è lunga.

Riguardo al nome. Si racconta che questo cocktail sia stato ribattezzato Mojito nella seconda metà del XIX secolo da Don Facundo Bacardi Massò fondatore della Bacardi.
Il perché del nome è altrettanto vago. La versione più probabile si lega a “mojo” un termine creolo usato dagli schiavi africani portati a Cuba per lavorare nelle piantagioni, e traducibile come “talismano / incantesimo” probabilmente in riferimento alle proprietà medicinali legate al drink. Da questo punto in poi… tutto il resto è storia.

“C’è un’ape che se posa su un bottone de rosa:/ lo succhia e se ne va…/ Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa.” (Trilussa)

Ricetta del Mojito classico

Qual è la prima domandina da farsi per lavorare alla ricetta del Mojito classico? Shakerato o mescolato? La risposta è: mescolato direttamente nel bicchiere.

Ingredienti per 2

  • 90 ml di rum bianco (o silver)
  • 1 lime
  • 6 foglioline di menta piperita (o mentuccia romana)
  • 1 cucchiaio di zucchero semolato (o sciroppo)
  • q.b. Club soda (o acqua gassata)
  • q.b. ghiaccio in cubetti

Decorazioni a bicchiere

  • 1 ciuffetto di menta
  • 1 fettina di lime

Strumenti

  • bar spoon (cucchiaino dal manico lungo)
  • bicchiere alto tipo Highball
  • pestello da mortaio (meglio se con punta in gomma)
  • cannucce

Procedimento

  1. Direttamente nel bicchiere, pestate menta e zucchero.
  2. A questo punto aggiungete il succo di lime e riempite di ghiaccio.
  3. Versate quindi il rum che scorrendo lo scioglie lentamente raffreddandosi.
  4. Completate il drink aggiungendo la club soda (o acqua gassata), quindi,
  5. con l’aiuto del cucchiaino, mantenendo la punta sul fondo, ruotate un paio di volte lungo l’interno del bicchiere per poi – senza fretta – sollevarlo in modo da far risalire (dal fondo del bicchiere) il mix zuccherato.
  6. Da bere immediatamente.

Mojito al cetriolo

C’è anche il Mojito al cetriolo, elemento che aggiunge un’ulteriore sferzata di freschezza a una bevanda già rinfrescante. In effetti fa tanto insalatina, ma si abbina molto bene con piatti tra lo spuntino e lo spezza-fame, quelli da consumare con le mani (i finger food), ma anche con insalate esotiche o piatti a base di curry.

Ingredienti

  • 6 fettine di cetriolini freschi (da aggiungere alle dosi del drink classico).
    Mi raccomando che siano cetriolini, altrimenti (nel caso siano cetrioli) dovete rimuovere sia i semi che la buccia.
  • 1/2 cucchiaio di eritrolo (al posto dello zucchero).
    È un buon sostituto per ridurre l’apporto di carboidrati del cocktail.

Procedimento

  1. il cetriolo va pestato con la menta e lo zucchero finché non oppone più resistenza.
  2. (Seguite la ricetta del Mojito classico)

Note senza glutine e variazioni sul tema

Tra le note senza glutine segnalo che:

  • riguardo al rum bianco/trasparente – si può riferire sia al rum distillato dal succo fermentato (contenenti ancora melassa), che a quello chiamato “rum agricolo”, distillato direttamente dal succo di canna da zucchero.
  • Abbinare il tipo bianco – non invecchiato quindi, ma anche non aromatizzato – assicura (si spera) un drink senza glutine. Il rum scuro è bevanda rischiosa per i celiaci e/o gli allergici al glutine e ai cereali che lo contengono.
  • Mi raccomando fate presente per tempo al cameriere e/o barista di fare attenzione alle possibili contaminazioni (per quel che possibile).

Qui trovate tutti gli approfondimenti riguardo i “Liquori e distillati senza glutine da avere a portata di mano

Per quanto riguarda le variazioni sul tema ci sarebbe il Metodo “Express”. I puristi del Mojito sicuramente storceranno il naso davanti a questa idea molto casalinga ma, a meno che non stiate dando l’esame da mixologist, non temete, funziona benissimo.

  • Serve un barattolo di vetro (alto e a bocca larga).
  • Seguite le indicazioni della ricetta classica fino al punto 4.
  • A questo punto, tappate e agitate… stappate, decorate e sorseggiate.

È il mio metodo preferito perché, potendo chiudere il barattolo, si evitano possibili contaminazioni da glutine volante, specialmente durante le feste casalinghe.

L’ho provato anche con dei cetriolini in salamoia ed è buonissimo!!!

Zucchero o sciroppo? Bella domanda! La ricetta prevede l’uso di zucchero semolato di canna (quello bianco a granuli per intenderci), ma c’è chi preferisce il tipo Demerara, più saporito. In questo caso si potrebbe omettere il rum e miscelarsi un Virgin Mojito (la versione analcolica), la presenza di melassa nello zucchero regala toni e aromi di caramello, parte del bouquet aromatico del distillato.

In ogni modo, schiacciare lo zucchero con la menta ne fa traspirare gli oli, l’aggiunta di succo di lime fresco lega il mix con la clorofilla della menta riducendone l’amertume. Tutto questo lo si ottiene lavorando gli ingredienti in breve tempo, però richiede dimestichezza.

C’è da dire che non tutti gli zuccheri sono uguali. Per ottenere il semolato si parte dal succo estratto dalle canne (ma anche dalle barbabietole da zucchero) che viene ottenuto attraverso un processo di spremitura e bollitura del succo finché questo non si addensa e cristallizza. Da quel momento il mix viene filtrato in una centrifuga per rimuovere melassa e impurità. È un po’ semplificato ma dovrebbe rendere l’idea.

Riguardo allo sciroppo. Solitamente si riferisce a un mix di acqua e zucchero in proporzioni 1:1 o 1:2. C’è però quello ottenuto dal succo di canna da zucchero, un dolcificante più nutriente perché conserva più sostanze nutritive presenti nella canna da zucchero, specialmente se ottenuto via evaporazione.
Quindi è ragionevole pensare che nelle misture originali potesse essere utilizzato uno sciroppo.

Il ghiaccio è tra gli insostituibili. È l’ingrediente che ha determinato il successo e la diffusione dei mixed drink.

Kombucha Fizz!

Vi presento il Kombucha Fizz, un cocktail da posizionare nella categoria dei drink salutari, in quanto ricco di probiotici e povero di alcol (tra i mocktail, da 0,5% a 5% max). Per quei momenti dove acqua o tè, per quanto aromatizzati, proprio non funzionano… e non è il momento di fare le spiritose 😉

Cosa bere se sei celiaco? Kombucha Fizz, cocktail senza glutine (Kombucha in bottiglia)
È importante avere a portata di mano qualche ricetta facile facile, leggera e rinfrescante, e questo Kombucha Fizz funziona sempre… Sempre che vi piaccia il Kombucha!

Chiamato anche “booch” (in inglese) o tè ai funghi della Manciuria (anche se di funghi non ce ne sono), è una pozione le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
Riguardo al nome, la versione più popolare è legata a Kombo o Kambu il nome di un medico coreano che usava questa bevanda a base di tè (cha) per curare l’imperatore del Giappone. Come al solito l’etimologia ha molto della leggenda, ma a noi piace lo stesso, vero?

Torniamo alla pozione. Trattasi di bevanda fermentata, composta da una miscela di tè, zucchero e probiotici:

  • il può essere del tipo nero, verde, oppure l’oolong (a metà tra il tè nero e il tè verde); l’acqua da preferire per fare il tè, dovrebbe essere di sorgente oligominerale.
  • Lo zucchero utilizzato va dal tipo bianco a quello di canna, ma si può dolcificare anche con agave o miele.
  • Poi c’è lo SCOBY (symbiotic culture of bacteria and yeasts) una coltura simbiotica di batteri e lieviti: no SCOBY no party!

Il mix in genere riposa – e fermenta – da una settimana a un mese, ed è durante questo tempo che il processo di fermentazione determina la formazione di diverse sostanze bioattive e probiotiche, legate ai presunti benefici per la salute attribuiti al Kombucha.

Il processo di fermentazione, oltre alle bollicine, aggiunge al drink un po’ di alcol. Generalmente il Kombucha lo si può trovare in tre versioni:

  • analcolico 0,5% max;
  • tradizionale che va dall’1 al 2% di alcol, fino al 3%.
  • Hard Kombucha, dove hard sta per alcolico (con 5% di alcol).

Sotto il profilo aromatico, il Kombucha base (non aromatizzato) è una bevanda leggermente frizzante dal vago aroma di birra dai tratti aciduli. La singolarità degli ingredienti utilizzati e dei metodi di produzione possono offrire un sorso leggero e floreale, più cremoso ed effervescente per le versioni scure.

Lo si può fare anche in casa, magari aggiungendo dei lieviti per vino o champagne… ma questa è un’altra storia.

Il Kombucha è una bevanda naturalmente senza glutine ma vale sempre il consiglio di leggere bene le etichette prima di consumare qualsiasi tipo di cibo o bevanda che non conosciate (specialmente se aromatizzate): prevenire è meglio che curare… per quel che possibile!

La ricetta del Kombucha Fizz zenzero e limone

Ed eccoci alla nostra ricetta del Kombucha Fizz zenzero e limone. Il drink che ho utilizzato è già aromatizzato allo zenzero che, con le sue note piccanti, accentua i toni esotici della pozione.

Ça va sans dire che per il nostro cocktail da fare in 5 minuti serve del Kombucha pronto da bere. Il livello alcolico lo lascio scegliere a voi, tanto è un dettaglio che si può sempre correggere in corso d’opera 😉

Questo drink si abbina molto bene ai cibi grigliati, tostati e un po’ bruciacchiati, dall’antipasto al dessert: tipo dell’ananas grigliato.
Io l’ho gustato con una deliziosa bruschetta con crema di avocado e un paio di gamberoni grigliati, marinati in salsa Tamari (salsa 100% soia) e limone… che bontà!

Ingredienti per 2

  • 2 fettine di zenzero candito
  • 1/2 limone (il succo)
  • 1/2 cucchiaino di zucchero (facoltativo)
  • 100 ml Kombucha allo zenzero
  • 4 gocce di Angostura
  • 100 ml club soda
  • q.b. ghiaccio a cubetti
  • 2 fettine di limone per decorare

Utensili

  • Shaker (o un barattolo con coperchio ermetico)
  • Mortaio e pestello
  • Bar spoon
  • Spremiagrumi

Procedimento

  1. Nel bicchiere dello shaker mettete lo zenzero candito con il succo di limone (eventualmente lo zucchero) e schiacciate bene col pestello del mortaio.
    – Nel caso il contenitore sia di vetro, fate attenzione alla pressione che applicate con il pestello.
  2. Aggiungete il Kombucha, chiudete lo shaker e agitate – non troppo e con una certa delicatezza. Non vogliamo perdere troppe bollicine, vero!
  3. Riempite parzialmente di ghiaccio 2 bicchieri alti (tipo metà di un highball) e aggiungete l’angostura (2 gocce a bicchiere, non di più mi raccomando).
  4. Versatevi il cocktail e riempite con la club soda.
  5. Guarnite con le fette di limone e sorseggiate.

Cheers!

A questo punto non mi resta che ringraziarvi di cuore per aver letto sin qui. Restate sintonizzate perché sono in arrivo tante altre ricette, più o meno salutari ma semplici semplici da fare!